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Calciomercato, Serie A: Gosens: "Era fatta con lo Schalke. Chiesi la maglia a Ronaldo, disse no"

Samuele Ragusa

Aggiornato 05/04/2021 alle 21:45 GMT+2

SERIE A - L'esterno della Dea rivela alcuni dei retroscena della carriera nella propria autobiografia: nella scorsa sessione estiva di calciomercato è stato ad un passo dallo Schalke 04, a fermare la trattativa è stato il muro eretto dalla dirigenza dell'Atalanta.

Robin Gosens

Credit Foto Getty Images

"Sapevo esattamente quello che volevo. Andare allo Schalke non solo avrebbe realizzato il mio sogno di giocare in Bundesliga, ma avrei anche militato nel club del mio cuore e, soprattutto, sarei tornato a vivere in Germania", così Robin Gosens nell'anticipazione della propria autobiografia filtrata alla stampa. Il riferimento è alla sessione estiva di calciomercato 2019-2020, al termine della stagione che aveva portato l'Atalanta in Champions League per il secondo anno consecutivo. Un ritorno nella sua Germania per trasferirsi allo Schalke 04 che, a quanto pare, sarebbe stata la realizzazione di un sogno per l'esterno bergamasco, fermato però dalla resistenza della famiglia Percassi e della dirigenza nerazzurra.

I retroscena

La chiamata dal quartier generale dello Schalke 04, infatti, sarebbe arrivata propri nel giorno dei festeggiamenti per la Champions raggiunta dall'Atalanta: "Ciao Robin, saresti interessato all'argomento S04? David Wagner contatterebbe il tuo agente lunedì. Buone celebrazioni stasera! Glückauf, Michael Reschke", questo il messaggio ricevuto dallo stesso Gosens, fermato - però - in terra bergamasca:
Ero incredibilmente felice. Le condizioni erano perfette, ma purtroppo non è cambiato assolutamente nulla. L'Atalanta non mi ha voluto lasciare andare in nessuna circostanza

"Chiesi la maglia a Ronaldo, mi disse di no"

"Dopo la partita contro la Juve ho cercato di realizzare il mio sogno da bambino ovvero avere la maglia di Cristiano Ronaldo. Così, dopo il fischio finale mi sono avvicinato senza andare nemmeno dal nostro pubblico per festeggiare. "Cristiano, posso avere la tua maglietta?" è stata la mia domanda ma lui mi ha risposto con un secco "No" e non mi ha nemmeno guardato. Ero completamente arrossito e mi sono vergognato. Sono scappato via, mi sentivo piccolo piccolo"
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