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Inter, Conte: cosa succede adesso?

Carlo Filippo Vardelli

Aggiornato 27/11/2020 alle 12:34 GMT+1

SERIE A - Quinta in campionato, ultima in Champions League e tremendamente umorale. L’Inter di Antonio Conte non brilla, fatica ad esprimere il suo miglior gioco e nonostante sia solo novembre, la stagione è già arrivata al primo bivio. Si rischia un Lippi-bis? Proviamo a capirlo.

Antonio Conte

Credit Foto Getty Images

Serve un’inversione di tendenza. Ma di quelle secche e decise. L’Inter non può continuare così. Penso sia questo il pensiero che gira nella testa di Antonio Conte, Beppe Marotta e Steven Zhang. Dopo la sconfitta interna contro il Real Madrid, che lascia l’Inter ultima da sola nel girone di Champions League con soli due punti in quattro partite, e la discontinuità vista e rivista in questi due mesi di campionato, la prossima settimana rappresenta un bivio cruciale per il resto della stagione.
Nel caso che vada tutto bene, i nerazzurri si rilancerebbero prepotentemente per tutti quanti gli obiettivi della stagione. In caso negativo, beh, si aprirebbe il cosiddetto vaso di Pandora che sprigionerebbe un urugano degno di Katrina pronto ad investire il mondo Inter.
Il viatico per imboccare il calendario è tutto tranne che positivo, però, proprio una squadra lunatica e strappata come quella di Conte, ha il talento per sistemare le cose.
AVVERSARIAGIORNOCOMPETIZIONE
@ Sassuolo28/11Serie A
@ Borussia M'gladbach01/12Champions League
vs Bologna05/12Serie A
vs Shakhtar09/12Champions League
@ Cagliari13/12Serie A
Il viaggio, breve ma lungo, della squadra di Suning parte da Sassuolo e dall’Emilia-Romagna. Sabato pomeriggio, l’Inter va a testare le chance di conquistare l’Europa ai neroverdi di Roberto De Zerbi. Contro una delle tre imbattute della Serie A, la truppa di Conte prova a ritrovare sé stessa. Al Mapei Stadium, teatro di grandi recite e altrettanto pessimi scivoloni, i nerazzurri proveranno a cavalcare i 4 risultati utili consecutivi in Serie A per cercare una vittoria che vorrebbe dire molto di più di tre punti.
Dopo l’Emilia, si volerà direttamente in Germania, senza sosta, per affrontare il Borussia M’gladbach: il padrone del girone di Champions. Se in campionato anche un pareggio potrebbe comunque essere “utile” alla causa, in Coppa il tempo dei calcoli è finito. L’Inter deve battere i tedeschi (2-2 all’andata), e sperare che nel mentre il Real faccia il suo dovere, ovvero vincere, contro lo Shakhtar Donetsk.
Questo incastro sarebbe salvifico per due motivi: tenere aperta la porta Champions e guardare, con occhi non troppo schizzinosi, l’approdo in Europa League. Già nella scorsa stagione l’Inter è stata una protagonista di un’ottima campagna europea nell’ex UEFA, per cui, nonostante gli obiettivi siano altri, rimarrebbe un’exit strategy da non disprezzare. Anche perché, con il calendario così ristretto, Conte sarà obbligato a chiedere gli straordinari ancora di sabato, 5 dicembre, contro il Bologna: fragile dietro ma forte davanti. La squadra di Mihajlovic prende gol da oltre 40 partite, ma è capace di segnarne almeno 1-2 a partita. Scomodi e scorbutici, i rossoblu tenteranno lo scherzetto a Milano. Miha ne è capace, ed è pronto ad offire l’ennesima patata bollente all’ex avversario di campo, Antonio.
Questo tour de force da 4 partite in 12 giorni, a doppia mandata Europa-Italia, finirà il 9 dicembre. Due giorni dopo Sant’Ambrogio. Il calendario si fermerà su Inter-Shakhtar: l’ultima occasione. Quella che fino a pochi mesi rappresentava la partita d’accesso alla finale di Europa League (dominata dall'Inter per 5-0), il 9 dicembre potrebbe essere l’ultima preghiera alla Dea Europa per rimanere nel giro che conta. Conte spera di no, ma di questa situazione il primo responsabile è lui.
A metà dell’ultimo mese dell’anno, l’Inter potrebbe giocare l’ultima partita in campo europeo. Dentro o fuori? Tutto in 12 giorni. Dopo sapremo cosa fare di questa stagione: se tenerla o buttarla.

Ha senso continuare con Antonio Conte? Perché si e perché no

Durante la presentazione ufficiale del tecnico leccese – attraverso un video diventato virale con l’aiuto di Alessandro Cattelan – l’ex Juve si lasciò andare una battuta che, rivista con gli occhi di oggi, assomiglia ad un tragico presagio: “No more pazza Inter. No more”.
Conte si auspicava di togliere quel vizio (o virtù?) che, come un’aureola, sostava sopra la testa di tutte le formazioni nerazzurre dal 1908 ad oggi. Un potere capace di alternare serate da sogno, a quelle da incubo. Conte sognava più regolarità, ma possiamo dire, senza paura di essere smentiti, che questo obiettivo è miseramente fallito. Per cui, con un campionato che finora ha messo in bella vista tante - e troppe – pretendenti allo scudetto e una Champions che rischia di svanire, noi ci chiediamo: ha senso proseguire con Conte?
I motivi del sì:economico e tecnico
Quelle economico è ben spiegato dai 12 milioni di euro che Conte guadagna annualmente dalla proprietà Suning. Lo stipendio più esoso della Serie A, se parliamo di allenatori. Questo ammontare, a cui va aggiunto anche la parte economica dello staff, diventa doppio se consideriamo il sistema economico italiano, e diventa triplo se pensiamo che fino a giugno 2021, la società Inter, dovrà stipendiare mister Luciano Spalletti. Quei 4,5 milioni sul contratto dell’allenatore toscano, sommati ai 12 di Conte e a quelli dello staff, diventano un macigno veramente troppo pesante da manovrare anche per un società solida come Suning. Muovere le carte ora sarebbe troppo rischioso. Meglio aspettare il termine della stagione, a costo di mancare qualche obiettivo.
Inoltre, a rafforzare questa tesi, gli interventi di Beppe Marotta ed Alessandro Antonello sulla condizione economica dell’Inter - ma che coinvolge l’intero calcio mondiale – sono emblematici. Parole di preoccupazione. Perfettamente assorbite e immagazzinate da tutti. Si continua così, poi a giugno si valuterà. Anche perché, come già dimostrato a Londra, in caso di esonero Conte non fa un passo indietro. E con quasi 20mln netti da pagare, mettere a bilancio un terzo tecnico non sembra un’idea perseguibile.
Dopo quello economico, il motivo tecnico mi porta a dire che, nonostante le tante difficoltà, questa squadra e questo allenatore sono assolutamente forti e capaci. E con forti intendo veramente forti. L’Inter è una squadra con grandi giocatori, un grande tecnico e una buona collettività. Finora, la vera Inter, con i titolari, sani, e al 100%, non l’abbiamo ancora vista. Si sono sempre riparati dietro a soluzioni last minute e correzioni in corsa per imbastire una squadra competitiva evitando le trappole infortuni e covid-19, quindi vien da sé che peggio di questo rendimento altalenante si può solo che migliorare. I nerazzurri danzano sopra un filo veramente sottile e risicato, ma con tutta la rosa al meglio questa squadra può volare. L’anno scorso ha chiuso seconda in campionato, e quest’anno siamo solo al terzo mese di stagione. La cosa più importante è ritrovare l’unità, ed un minimo di risultati tra Italia ed Europa.
Perchè no: ambiente e strani dejavù
Quella che sembra, da fuori, una delle più grandi motivazioni per prendere la via opposta, e quindi sposare un addio a Conte, è il completo scollamento che vive questo ambiente. Tra i legionari del tecnico e gli scissionisti che sembrano aver abbandonato la nave, la confusione regna sovrana. E lavorare nella confusione, è praticamente impossibile.
Poi, c’è il lato comunicativo. Dopo una prima stagione di ferro e fuoco in quasi tutte le conferenze macchiate con frasi indelebili, già dalla puntata pilot di questo 2020-21 la musica è drasticamente cambiata. Come se fosse stato sedato, il tecnico leccese non ha più voglia di fare la guerra. Quel famoso incontro a fine annata, con tutti i vertici della società, deve aver modificato qualcosa nel modo di comportarsi del tecnico. Non sappiamo realmente com’è andata, ma da quel giorno Antonio Conte ha cambiato faccia. Dal sorriso con Vidal ad un faccia stirata all’ingiù. I dejavù tornano, e non sono propriamente di buon auspicio.
All’inizio della stagione 1999/2000, dopo quasi un lustro sulla panchina bianconera con uno dei cicli più vincenti di sempre, Marcello Lippi accetta l’offerta dell’Inter di Massimo Moratti. L’ex tecnico juventino, proprio come Conte, si ritrovò una squadra zeppa di grandi campioni ma, proprio come Conte, ebbe diversi problemi di gestione. In particolare incrociò la spada con quella di Roby Baggio, che già sapeva come sarebbe andata a finire, ma a ruota del Divin Codino si misero in tanti. Con il tradimento di Reggio Calabria, Moratti firmò l’esonero del futuro campione del Mondo.
Rispetto a quello che vediamo oggi con Conte, Lippi ebbe la forza di presentarsi in conferenza stampa per accusare i giocatori e, successivamente, anche sé stesso. Mentre l’ex Chelsea proprio non ne ha. Sembra prigioniero di una squadra che è prigioniera del suo contratto. A suo tempo, Lippi chiese carta bianca sul mercato, e Moratti gliela concesse prima di esonerarlo. Oggi, Conte ha chiesto carta bianca sul mercato e la situazione traballa.
Il mondo Inter non è mai andato particolarmente d’accordo con gli ex Juve, però questa situazione può ancora cambiare. Dipende tutto da loro. Se vogliono, la stagione è lì per loro. Se non vogliono, saranno 5 mesi molto difficili.
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Conte: "Critiche? A chi dice ca*ate si risponde sul campo"

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