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Inter, Conte: "Il mio esonero se lo augurano gli avversari. Qui la mia sfida più difficile"

Simone Pace

Aggiornato 27/02/2021 alle 11:59 GMT+1

SERIE A - In un'intervista al Corriere della Sera il tecnico dell'Inter torna sui momenti difficili vissuti dopo la prematura eliminazione in Champions: "Un tifoso avversario avrebbe spinto perché mi cacciassero dall'Inter, mandarmi via avrebbe facilitato gli altri. Quando si pala di me c'è sempre un però e questo mi stimola. Sono per le sfide e l'Inter è la più difficile della mia carriera".

Antonio Conte

Credit Foto Getty Images

"Come ho vissuto l'eliminazione dalla Champions? Un tifoso avversario avrebbe spinto perché mi cacciassero dall'Inter. Da avversario voglio ammazzare sportivamente il mio nemico: mandarmi via avrebbe facilitato gli altri". In un'intervista concessa al Corriere della Sera Antonio Conte torna sui momenti difficili passati sulla panchina dell'Inter dopo lo 0-0 di San Siro contro lo Shakhtar Donetsk che per i nerazzurri aveva significato ultimo posto nel girone di Champions e addio all'Europa: "Un allenatore, quando decide di sposare un progetto è felice se ha la possibilità di lavorare a lungo nello stesso club. Se si è costretti ad andar via dopo poco c'è solo amarezza. Dare la propria impronta e restare per tanti anni è la cosa più bella. È anche più semplice lavorare dopo aver seminato bene. Mi piacerebbe ci fosse una continuità in tutto".

"Qui la sfida più difficile della mia carriera"

"Finita la carriera da calciatore sono ripartito rimboccandomi le maniche, con l’Arezzo: il Conte giocatore aveva vinto tutto, il Conte allenatore è ripartito da zero. Mi sono messo in forte discussione. Chi ha giocato in grandi squadre pensa di poter essere un allenatore, invece è totalmente diverso. Ho avuto un percorso che mi ha portato ad arrivare al pianeta Inter molto più preparato. L’esperienza alla Juve è stata importante, ma ci sono arrivato con il bagaglio costruito precedentemente. Mi avevano sconsigliato l'Inter. Sono per le sfide e l'Inter è la più difficile della mia carriera. Ma non temo i confronti: so che nel mio campo ho da dire e tanto".

"Quando perdo sto male"

"La sconfitta mi fa stare male, so che la vivrò solo. Non perché il mio staff o i miei amici mi lascino solo, ma vivo una sorta di solitudine interna. Sento addosso la responsabilità. Per questo non voglio viverla. Durante la partita l'idea della sconfitta mi spinge a tirare fuori le unghie per azzannare tutti".

Sul gap con la Juventus

"Il competitor, la Juve, aveva creato un solco. L'Inter da un anno e mezzo è una squadra che ambisce a vincere. Le altre stanno crescendo. Noi cresciamo utilizzando la scorciatoia del lavoro".

"Io difensivista? Su di me c'è sempre un però"

"Quando si parla di me c'è sempre un però: è bravo, però... Quel però mi stimola. Ho studiato tanto calcio e quando sento dire che non si inventa nulla credo sia una bugia, detta ad arte da chi non vuole mettersi in gioco. Il calcio è la mia passione, mi piace vedere le partite di allenatori che hanno un'idea. La cosa bella tante volte è rubare un'idea, tanti hanno preso da me. Quando rubi cerchi anche di farla tua quell'idea, la costruisci a immagine e somiglianza".
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