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Inter, obiettivo scudetto: Conte senza alibi, ha avuto tutto

Roberto Beccantini

Aggiornato 25/09/2020 alle 10:40 GMT+2

Ormai il campionato non è più per la proprietà una competizione da monitorare e basta: le basi per vincerlo sono state create.

Focus Antonio Conte

Credit Foto Eurosport

Patti chiari: zero alibi. Lasciammo Antonio Conte ai fantasmi di Colonia, dopo una Europa League sfumata più per episodi che per errori di concetto, in balia di una eruzione dialettica che costrinse i padroni cinesi a riportarlo sulla terra. Beppe Marotta, memore della fuga sabauda, aveva prenotato Massimiliano Allegri. L’ammutinamento rientrò, a fatica. E Conte è ancora qua, eh già, a 12 milioni netti l’anno, un Achraf Hakimi e un Arturo Vidal in più. Passano tutti (o quasi) per maghi, gli allenatori del calcio post-moderno, ma non uno che, fin dall’estate, non scriva la sua brava letterina a Babbo Natale.
Ecco perché la curiosità che accompagna l’Inter, attesa domani sera al debutto contro una Fiorentina che si è sbarazzata agevolmente del Toro, si preannuncia, se non proprio morbosa, molto, molto frizzante. Non si tratta più, per Steven Zhang, di un torneo da monitorare nella speranza che la Juventus prima o poi abdichi. Il secondo posto, la finale europea e gli investimenti giustificano ambizioni non più periferiche, pedalate non più di assaggio. Fuor di metafora: lo scudetto.
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Zhang Jindong e Antonio Conte - Inter

Credit Foto Getty Images

Se non ora, quando? La Tiranna è al terzo mister in tre stagioni - e l’attuale, Andrea Pirlo, ha dato la tesi ma non ha fatto gavetta -, il covid ha mescolato le carte, Conte può pescare, oggi, fra riserve del calibro di Ivan Perisic e Christian Eriksen, ammesso che Radja Nainggolan torni al mittente (Cagliari). Ha recuperato Stefano Sensi. Ha avuto perfino Aleksandar Kolarov. Invoca N’Golo Kanté, che forgiò al Chelsea, uno dei più efficaci recuperatori in circolazione. E se il Tottenham di Mou sganciasse mai un «cinquantello» per Milan Skriniar, chissà.
Sarebbe la ciliegina sulla torta. Ma anche così resta una signora torta, tanto che i pasticcieri si sono permessi di ammainare un totem: Diego Godin. Conte è il massimo nel martellare il materiale disponibile, non altrettanto nel gestire gli ingorghi dei calendari: la marcia su Colonia fu perfezionata a campionato concluso, e non «durante». La scalata di Alessandro Bastoni e l’esplosione di Nicolò Barella sono tracce significative, non meno dell’intesa fra Romelu Lukaku e Lautaro Martinez, con Alexis Sanchez e Perisic pronti a surrogarne le funzioni, ognuno a modo suo.
Certo, il bilancio infuria, Eriksen ha deluso e là dove regnava indisturbato Marcelo Brozovic la concorrenza si fa serrata. Per questo, o soprattutto per questo, la facoltà dei cinque cambi si rivelerà cruciale. Finora i tecnici li hanno subiti, più che governati. Ha poco senso concentrarli a ripresa inoltrata. Se scatta qualche allarme, meglio anticiparli già nell’intervallo.
Aspettando che lunedì 5 ottobre il mercato fissi i confini dei pronostici, la juventinizzazione dell’Inter ha aggiunto Vidal a Marotta e Conte. Il cileno è un guerriero un po’ matto, mezzala o trequartista, e più che mai, nel caso specifico, il tassello che mancava. E allora: l’Inter esplode o implode. Non chiedete a Conte, e alle sue squadre, di essere «normali».
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Calciomercato Advisor: come cambia l'Inter con l'acquisto di Vidal

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