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Juventus: Dybala a Vanity Fair: "Giocavo a scacchi. Negazionisti Covid? Come terrapiattisti"

Stefano Dolci

Aggiornato 11/11/2020 alle 20:45 GMT+1

Paulo Dybala, attaccante della Juventus, in un'intervista a 360 gradi a Vanity Fair parla del rapporto dei soldi, del suo rapporto con la fidanzata Oriana Sabatini e della sua infanzia: "Do molto valore ai soldi, ma per una maglia di Del Piero e una di Maradona sono stato vicino a fare una follia. Coronavirus? I negazionisti hanno lo stesso valore intellettuale dei terrapiattisti".

Paulo Dybala - Juventus Turin

Credit Foto Getty Images

Paulo Dybala non sta certamente vivendo il suo periodo più fortunato con la maglia della Juventus. La Joya, che in queste prime 10 partite ufficiali della stagione 2020-2021 ha giocato 6 partite (due solo dal primo minuto) segnando due reti in Champions League nel roboante 4-1 al Ferencvaros, domenica scorsa è finito nel mirino per una leggerezza nei minuti di recupero del match contro la Lazio, che è costata una rimessa laterale da cui è partita l’azione del gol del pari di Caicedo. Una giocata che riassume l’avvio complicato dell’argentino, protagonista di una lunga intervista al mensile Vanity Fair, in cui svelta tanti lati segreti della sua vita: dalla relazione con la fidanzata Oriana Sabatini, alle origini polacche, dalla passione per gli scacchi in gioventù fino all’innamoramento calcistico per due fenomenali numeri 10: Alex Del Piero e Diego Maradona.

"Scacchi, la mia passione giovanile"

"Con gli scacchi me la cavo bene. Fino all'età di 18 anni ho anche partecipato a diversi tornei nella mia città, Cordoba. Vincevo quelli provinciali, poi ho fatto il salto a livello nazionale e ho conquistato un buon secondo posto. Quindi hanno cominciato a farmi sfidare giocatori più grandi e spesso, purtroppo, sono stato eliminato a metà percorso. Se trovassi qualcuno con cui farlo, giocherei ancora. Sono paziente, studio le mosse dell'avversario e gli faccio male quando posso. Anche nella vita? Dipende. Ma in generale sono un tipo che sa aspettare, che sa concentrarsi per fare le mosse giuste al momento giusto. Nel mio lavoro cerco sempre di avere obiettivi a corto raggio, perché sono i più facili da raggiungere. Il mio rapporto con il tempo, fondamentalmente, è questo".

"La barba proprio non mi cresce"

La barba proprio non mi cresce, ho gli occhi verdi come mio nonno materno. È morto quando avevo 4 anni, ma in famiglia si raccontano tante storie: pare che appena arrivato in Sudamerica dalla Polonia abbia dormito due settimane in un campo di grano, morendoci quasi di fame prima di essere salvato da alcuni contadini. Poi, pian piano, ha costruito la sua vita. Io sono orgoglioso di quello che ha creato e degli insegnamenti che ci ha lasciato, che poi sono gli stessi che mi ha impartito mio padre: essere responsabili, rispettare la gente, crescere in tutti gli aspetti umani”.
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"Passione per la auto, come papà"

"Mio padre era un uomo tranquillo, silenzioso, che amava il calcio più di ogni cosa e ha trasmesso la passione a noi fratelli. Ci portava ovunque potessimo giocare, ovunque ci vedesse felici. Era un amante delle macchine e le cambiava spesso: Volkswagen, Chevrolet, Volvo. A ogni nuovo acquisto mia madre si arrabbiava, ma lui se le guadagnava con il lavoro e giustamente, a mio avviso, si toglieva le sue soddisfazioni. Aveva un'agenzia di scommesse in cui si giocano i numeri... Qualcosa di simile al gioco del Lotto qui in Italia. In cosa gli assomiglio? Nella passione per il calcio. Poi, nella riservatezza e per l'amore per le auto, anche se non le cambio spesso quanto lui. Negli ultimi 10 anni ne ho cambiate tre. Cosa me ne faccio? Siamo spesso in giro per le gare in Europa e in Italia e neppure le potrei usare. In più la Juventus ci fornisce un'auto aziendale. L'ultima che ho comprato la usa la mia fidanzata".
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Credit Foto Getty Images

"Attento a spendere i soldi ma alle maglie da calcio..."

“I miei familiari mi hanno sempre insegnato a essere attento a spendere i soldi. Follie? Soltanto sfiorate. Una casacca di Del Piero, all'asta, mi è sfuggita per un soffio. E una di Maradona indossata in una partita contro il Brasile, che qualcuno ha accettato di pagare più di me. Se comprerei la statua del suo piede sinistro che stava facendo costruire Maradona prima del ricovero? Dipende da quanto c'è da spendere. 20mila euro? Per quella cifra, subito. Stavo pagando di più per la sua maglietta numero 10. Colleziono maglie da calcio. Ne ho a centinaia. Quelle che scambiamo a fine partita, più quelle che mi regalano o che ordino ai miei compagni di nazionale che giocano all'estero”.

"I negazionisti del Covid? Come i terrapiattisti"

Oriana riesce a farmi aprire e a farmi vedere ogni giorno le cose in modo diverso. Comunichiamo tanto e facciamo tante cose assieme, anche se ciascuno conserva il proprio spazio. A parte sul divano la sera, quando vediamo un film lei vorrebbe stare sempre abbracciata, io un po' meno. Stare tutto il giorno appiccicati non va bene. Se la sposerò? Più avanti. Se ho paura del Coronavirus quando incontro i tifosi? Io l'ho già avuto, casomai sono loro a doversi preoccupare quando incontrano me. I negazionisti hanno lo stesso valore intellettuale dei terrapiattisti. Non fatemi aggiungere altro...".
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