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Serie A, Conte: "Addio Inter? Progetto Zhang è cambiato, il mio no. I giudizi cambiano se ci sono io in panchina"

Lorenzo Rigamonti

Aggiornato 17/12/2023 alle 15:29 GMT+1

SERIE A - Antonio Conte ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport. I punti chiave: il divorzio con l'Inter, il rapporto con Zhang e Moratti, le aspettative per questa Nazionale ad Euro 2020.

Steven Zhang, Antonio Conte, Siviglia-Inter, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Prima l’euforia della festa Scudetto, poi il nodo alla gola sciolto all’addio; e infine quel dubbio, se sedersi o rilanciare subito su un’altra panchina. La verità è che, dopo il divorzio improvviso dalla squadra nerazzurra del mese scorso, non abbiamo mai avuto l’occasione di incontrare Antonio Conte faccia a faccia per parafrasarne i pensieri (nei giorni scorsi è apparsa un’intervista a Dazn, risalente però a poco prima della sua dipartita). A rompere questo silenzio ci ha pensato la Gazzetta dello Sport, in un’intervista esclusiva. Antonio Conte ha parlato della sua avventura in nerazzurro, delle implicazioni nell’archiviarla e della sua immagine pubblica.

Le sensazioni subito dopo il divorzio

"Una sensazione particolare, non posso negarlo. Fino a pochi giorni fa stavamo festeggiando lo scudetto. Ma il velo di tristezza e di malinconia è stato immediatamente sostituito dalla enorme soddisfazione di incontrare tanti tifosi che per strada mi dimostrano affetto, stima e gratitudine: il loro dispiacere e quel “grazie mister” che mi viene continuamente rivolto, vale per me quanto uno scudetto. È la consapevolezza della gente di cosa è stato fatto, di quanto impegno e dedizione ho messo in questi anni, dell’enorme lavoro svolto insieme per riportare club, squadra e tifosi dove meritavano di stare. Ho dato davvero tutto, la gente lo sa."

Sulle critiche di Moratti, che in lui ha visto una mancanza di attaccamento alla maglia

"Non nego di essere rimasto sorpreso e amareggiato nel leggere quelle parole di Moratti, un uomo elegante, intelligente e appassionato, che con la sua famiglia rappresenta la storia dell’Inter e ne conosce ancora oggi tutte le dinamiche e i risvolti. Ma ci siamo sentiti al telefono e il presidente si è scusato per quelle frasi che non rappresentavano il suo reale pensiero. Chiunque mi conosca, non solo lui, sa quale attaccamento ho sempre avuto per i colori che ho rappresentato, a cui do la mia totale dedizione, anima e corpo. Ovunque sia stato ho costruito gruppi che hanno vinto, gettando un solco importante per il futuro. C’è chi lascia squadre spremute, con campioni che hanno dato tutto e non ne hanno più. Io ho sempre lasciato nella mia carriera squadre con giocatori giovani, migliorati e valorizzati. Gruppi unitissimi con la mentalità vincente. Che non si acquista al mercato, ma è figlia di un lavoro certosino, quotidiano, curando i minimi particolari, senza mollare mai, ognuno nel suo ruolo ma per il bene comune, perché è la somma dei particolari che alla fine farà la differenza. Io scherzando ma non troppo dico che le vittorie stanno anche nei prati tagliati bene dei campi di allenamento."
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Sulla mentalità vincente

"Dovrebbe essere un vanto e un complimento, ma su questa etichetta c’è pure chi ci gioca adombrando una negatività che non esiste. Vede, sin da piccolo tutto ciò che ho avuto l’ho costruito attraverso il lavoro, le conoscenze, il sacrificio e la passione. Che non significa non saper anche allentare e sorridere. Ma i risultati arrivano attraverso quelle caratteristiche che le ho elencato. Chi lavora in un top club, in qualsiasi ruolo, deve dare il massimo sempre e meritarselo. Siamo dei privilegiati, guadagnamo tanto, abbiamo il dovere di essere delle eccellenze: io sono esigente prima di tutto con me stesso e poi con gli altri. Non gioco per partecipare, gioco per vincere. Mi chiamano per questo. Da me pretendono tutti la vittoria e non mi fanno sconti. I giudizi cambiano se ci sono io in panchina. Lo accetto, so di avere questa responsabilità, ma credo di aver dimostrato di sapere anche come si arriva alle vittorie. Vincere è maledettamente complicato e ripetersi lo è ancora di più. Io non ho mai preteso squadre che potessero vincere con la pipa in bocca, perché neanche esistono, io le ho quasi sempre costruite accettando però progetti che avessero quel percorso e quella ambizione. Devo vedere la luce in fondo al tunnel, anche fioca ma devo vederla e sapere che tutti faranno il massimo per renderla sempre più vicina e accecante fino a raggiungerla. Per non mollarla più."

Conte ha stressato l'ambiente?

Sarebbe troppo facile risponderle con un semplice no. O magari rilanciare dicendo che chi si sente stressato a questi livelli, solo perché è chiamato a dare il massimo nel suo ruolo, forse si è seduto o certi livelli non li merita. Non voglio fare il populista, ma lasciamo lo stress a chi deve portare il pane a casa e non ce la fa. Prima le ho confessato la soddisfazione che provo quando i tifosi per strada mi dicono grazie mister, beh è pari a quella che mi dimostrano i miei giocatori quando ci lasciamo, sia quelli che sono stati protagonisti in campo sia quelli che magari hanno giocato poco ma sentono di essere cresciuti e migliorati. È stressare l’ambiente questo?

Sui lauti guadagni e i rinnovi

"Le cifre le fa il mercato, le fanno i risultati raggiunti, il lavoro svolto negli anni. Ma al di là di questo mi lasci dire che se il mio problema o la mia ossessione fossero i soldi, in passato sarei rimasto dov’ero. Avrei accettato dei compromessi e magari ottenuto dei rinnovi, facendo anche da ombrello dorato. E invece guardo ai progetti e sono disposto a stare a casa se non mi convincono. È una questione di visione, serietà, onestà intellettuale e principi cui non derogo."

Il motivo dell’addio

In generale a me le sfide piacciono e ho dimostrato di averne sempre accettate tante, perché anche i grandi club che ho avuto non partivano mai da favoriti quando li ho presi. Ma se c’è qualcosa che non mi convince preferisco non accettare o non continuare, al di là di qualsiasi ingaggio proposto o lasciato.

Sulla divergenza di idee con Zhang

"Posso solo dire che il mio progetto non è mai cambiato. Però non avrebbe senso parlare ora di queste cose. Non voglio entrare in alcuna polemica o questioni di mercato o altro. Rispetto il presidente Zhang, che ringrazio per avermi scelto, voglio bene all’Inter, alla squadra e ai tifosi, faccio un sincero in bocca al lupo a Simone Inzaghi che è un tecnico bravo, capace, ambizioso, e auguro a tutto il mondo nerazzurro i migliori successi."
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Antonio Conte e Steven Zhang a Düsseldorf

Credit Foto Getty Images

Europei e Nazionale

"Quando si parte in una competizione così importante c’è sempre un giusto entusiasmo. Intorno a questa Nazionale ce ne è ancora di più rispetto alla mia in virtù anche dei 27 risultati consecutivi e delle tante ottime prestazioni. C’è autostima, fiducia e si inizia con il vento in poppa."

Sulla striscia positiva della Nazionale

Io mi prenderei l’aspetto positivo di questi 27 risultati positivi: la sicurezza nei propri mezzi, la consapevolezza di essere bravi e di potersela giocare con tutti.

Su Mancini

Roberto sta facendo un grandissimo lavoro, non lo dicono solo i risultati: è riuscito a creare un gruppo convinto, entusiasta, coeso. Un collettivo che ci crede e dà tutto. Non è semplice.

Sulla rosa azzurra

"Parla con un allenatore che ha sempre puntato sul gruppo e sul collettivo imposta il proprio credo. Le vittorie arrivano sempre di squadra. È il gruppo che esalta l’individualità e il talento. Col solo fuoriclasse non vinci. A meno che non si chiami Pelè o Maradona, ma quelli erano extraterrestri. Ci sono singoli con qualità importanti. Ma ripeto il concetto precedente: se funziona il collettivo allora si esalta il talento. L’abilità di Insigne nel saltare l’uomo, gli strappi di Chiesa e Berardi, gli inserimenti di Barella, la forza dei centrali Bonucci e Chiellini che restano una garanzia, la reattività e lo strapotere atletico di Donnarumma uno dei tre migliori portieri al mondo."

L’obiettivo per questa Nazionale

"Ci auguriamo il più lontano possibile, poi una volta superato il gruppo a gironi bisogna essere anche fortunati negli incroci. A quel punto può succedere di tutto."
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Sul ritorno del pubblico agli stadi

"Questo Europeo itinerante è molto simbolico. Spero rappresenti attraverso lo sport una vera ripartenza per tutti i Paesi. So cosa ha significato giocare un anno e mezzo con il rimbombo della propria voce, nel deserto. Il calcio non è solo la partita di chi scende in campo, ma vive attraverso la passione e l’entusiasmo della gente."

Su Oriali e Vialli al fianco del Mancio

"Mancini è a capo di tutto, ma è coadiuvato da un ottimo staff e da due figure eccezionali. Tutti sanno quanto stimi Oriali che ho avuto con me in Nazionale e nell’Inter. Il suo è un apporto fondamentale. E poi c’è Vialli che per tutto quello che è e rappresenta in questo momento è un esempio di forza, umanità, tenacia."

Sul suo percorso in Nazionale

"Avevo deciso di lasciare, dicendolo, già a marzo-aprile prima degli Europei in Francia del 2016. Mi mancava il lavoro quotidiano sul campo e approdai al Chelsea. Ho bellissimi ricordi in azzurro e, come regola di vita, preferisco tenermi quelli e non avere rimpianti."

Le favorite di Euro 2020

In prima fila Francia e Germania. Subito dietro Belgio, Spagna, Portogallo e Inghilterra.

Sui nerazzurri impegnati ad Euro 2020

Li seguirò tutti con grande piacere ed affetto. Devo ringraziarli, hanno accompagnato e reso migliore la mia carriera. Alcuni li ho avuti poco più che ragazzi e ora sono campioni affermati: lo vivo con grande soddisfazione.
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