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Serie A, Ibrahimovic: "Atalanta in Champions League e Milan no? Non è normale"

Matteo Zorzoli

Pubblicato 15/01/2021 alle 10:52 GMT+1

SERIE A - L'attaccante svedese a 360°: "Ritorno in Nazionale? Tutto dipende da come sto. Devo portare qualità, non il mio nome. Donnarumma è il portiere più forte del mondo, ma non glielo dico mai"

Zlatan Ibrahimovic

Credit Foto Getty Images

È ormai quasi un anno che Zlatan Ibrahimovic è tornato al Milan per vivere la sua seconda luna di miele in rossonero. Il suo arrivo a Milanello ha rappresentato una svolta per la squadra di Pioli che dal 12° posto in classifica è salita in testa al campionato e dopo anni è tornata una seria candidata per la lotta al titolo. Il gigante di Malmoe ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport in cui spazia dal suo rapporto con l'allenatore parmense agli obiettivi del Diavolo, dal Covid al suo futuro.

Sull'effetto Ibrahimovic

"Oggi mi sento un leader. Io guido, la squadra mi segue. Dieci anni fa era un altro Milan. Ma anche il Milan che ho trovato nel 2020 era diverso. Sempre una squadra molto giovane. Abbiamo lavorato, ci siamo sacrificati. Ecco i risultati. Non è solo merito mio".

Sulla PlayStation 5 regalata a tutti i compagni

"In realtà avevo chiesto: 'Chi la vuole ad un certo prezzo?' A quelli che si sono messi in lista, l’ho regalata, agli altri ho detto 'eh no, troppo tardi'. Così ho capito con chi avevo a che fare (ride, n.d.r.). Adesso mi danno retta tutti, però".

Su Donnarumma

"È il portiere più forte del mondo. Ma a lui non lo dico. Deve continuare ad avere fame. Non è normale che non abbia mai disputato una partita di Champions League".

Sull'obiettivo Champions

"È presto. Quanto manca? Tutto il ritorno più due partite. Inoltre, porsi obiettivi è come porsi limiti. Non lo faccio mai. Il secondo è il primo degli ultimi. Voglio cavare il meglio da me e dalla squadra, ogni giorno, allenamenti compresi".

Sul ritorno del Milan nell'èlite europea

"Non è normale. Né per la società, né per i tifosi. Con tutto il rispetto, vedo l’Atalanta in Champions ed il Milan no e sono venuto per cambiare questa situazione. Io non so cosa sia accaduto per sette anni. Mi sembra chiaro che se non c’è stabilità nel club non può esserci neppure in campo".

Sulla discussione con Gazidis durante il lockdown

"Tutti a casa, non si faceva niente, poi si tornava, la squadra intera chiedeva certezze, risposte, e non ne riceveva. Sono andato a cercarle. Solo con la conferma di Stefano Pioli la situazione si è chiarita. Eravamo stressati. Ci sentivamo sotto processo prima ancora di fare qualcosa. La fiducia, comunque, non ci ha mai abbandonati. Ma parliamo di presente e di futuro, per favore".

Sul rapporto con Pioli

"Lui allena, io gioco. Lui mi chiede di fare certe cose, io eseguo. Ha fiducia in me e mi dà istruzioni che mi piacciono. Un buon bilanciamento dei compiti. Mi trovo bene in campo e fuori. Lo scorso anno era anche lui nella situazione di non sapere se il giorno dopo avrebbe lavorato o no. Un altro avrebbe salutato dicendo ‘grazie, vado dove c’è un domani‘. Lui invece ogni giorno mandava messaggi di rassicurazioni ai calciatori. E ha dimostrato di essere un allenatore da grande squadra".

Sul futuro

"Finché sto bene vado avanti. A giugno scade il mio contratto e ne parliamo. Non volevo intrappolarmi in situazioni senza uscite e neppure intrappolarci il mio club. Per questo all’arrivo ho firmato per sei mesi e poi ho rinnovato. Altri hanno ragionato diversamente, io sono per la libertà di scelta".

Sul Covid

"Quando mi hanno annunciato la positività non sapevo davvero che cosa aspettarmi. Leggevo ed ascoltavo di tutto senza capire. Ero chiuso in casa a parlare con i muri, con il tempo che passava lentissimo, aspettando di avvertire i sintomi. Sono arrivati: un giorno mal di testa, un altro dolori alla schiena. Dopo un po’ ho perso il senso del gusto. Febbre mai. Dopo sedici giorni mi hanno detto che mi ero negativizzato. Ho provato ad allenarmi in casa e mi affaticavo subito".

Sull'ingresso in società all’Hammarby

"Devo capire se è possibile costruire un altro tipo di calciatore. In Svezia non ci sono Ibrahimovic. E vorrei che ce ne fossero. Beh, uno che non sembra svedese esiste: Emil Roback. Fisico, velocità, tecnica, movimenti. Infatti il Milan lo ha preso. Credo che entrerà stabilmente in Prima Squadra".

Sul ritorno in Nazionale

"Se ci penso? Ovvio. Tutto dipende da come sto. Devo portare qualità, non il mio nome".
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Pioli: "Aver recuperato Ibrahimovic è importantissimo"

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