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Serie A, tamponi Lazio: la società si ritiene la parte lesa

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Aggiornato 24/02/2021 alle 16:24 GMT+1

Gian Michele Gentile, avvocato della Lazio, ha cercato di chiarire la questione che ha investito il club: “Processo penale? Se ci sarà noi non c'entriamo". Nanni, medico del Bologna, replica: "Un debolmente positivo va segnalato e isolato"

Ciro Immobile

Credit Foto Getty Images

Lazio e tamponi: la serie continua. Dopo la confusione sulle positività emerse nella scorsa settimana, la vicenda ha trovato nuove testimonianze e nuovi risvolti. Il punto di partenza è quello del fascicolo aperto dalla Procura della Repubblica ad Avellino contro Massimiliano Taccone, presidente del CDA della struttura che fa i tamponi per la Lazio, ‘Futura Diagnostica’, con le ipotesi di falso, truffa in pubbliche forniture ed epidemia colposa.
La Lazio, tramite l'avvocato Gian Michele Gentile, ha subito preso le distanze da un possibile coinvolgimento nell'inchiesta.
“La Lazio col processo penale e con ciò che accade ad Avellino non c’entra nulla e semmai sarà parte offesa. Il processo, se mai ci sarà, riguarda un imprenditore di Avellino ed eventuali problemi che potrà avere con la Procura di Avellino. Se per caso dovesse venire fuori qualche tampone refertato in modo sbagliato, la Lazio e i suoi giocatori sarebbero parte lesa. Come si fa a pensare che volutamente si manda in campo un giocatore positivo? Mi infetta tutta la squadra? Così la domenica dopo avrò 11 giocatori che non possono giocare? Il sospetto fa parte del pm”.
In aggiunta, ai microfoni di Radio Incontro Olympia, il legale dei biancocelesti ha fatto il punto anche sulla situazione legata al dottor Pulcini.
"Ci tengo a precisare che il colloquio tra la Procura e il dottor Pulcini non c’è stato per una mia richiesta. Ieri avevo degli impegni che non mi hanno consentito di essere presente e ho chiesto e ottenuto il rinvio. L’incontro ci sarà nei prossimi giorni. È bene specificare che Pulcini non è indagato. Risponderà a tutte le domande che la procura ci farà”.
Come risposta, indiretta, alla questione, c'è stato l'intervento di Gianni Nanni, medico sociale del Bologna e rappresentante dei medici di Serie A in Commissione Figc, a Tiki Taka.
"Un calciatore "debolmente positivo" al coronavirus va trattato come un positivo a tutti gli effetti, dunque segnalato alla Asl e isolato. Non dobbiamo avere dei laboratori che su questo argomento danno dei risultati diversi: il positivo e il negativo sullo stesso soggetto non possono essere. Un laboratorio centralizzato semplifica problemi ed è più facile avere un metodo che è uguale per tutti. Il fatto di avere laboratori che si esprimono in maniera diversa sullo stesso soggetto, con prelievo fatto nello stesso modo e poca distanza l’uno dall’altro, questo crea qualche imbarazzo: perché uno lo da positivo e un altro lo da negativo?".
Sul gene N e il caso Immobile.
"Se quel gene riporta positività, quindi individua una positività nel soggetto, questo è positivo. Avessi un giocatore positivo al gene N? Lo dovrei immediatamente segnalare all’ASL, anche se debolmente positivo".
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