Serie A, volata Champions: il braccino corto del Milan, da Bergamo a Bergamo
Pubblicato 17/05/2021 alle 19:33 GMT+2
SERIE A - Volata Champions: due posti sono già assegnati, ne restano altrettanti. Domenica si chiude, così: Napoli-Verona, e non penso che per Rino Gattuso ci saranno problemi. Occhio al resto: Atalanta-Milan e Bologna-Juventus. E non è tutto qui. Mercoledì sera, a Reggio Emilia, va in onda la 'bella' di Coppa Italia che coinvolge proprio Atalanta e Juventus, quando si dice il destino.
Innanzitutto, complimenti al Cagliari: salvo di pomeriggio, dopo il rocambolesco pari fra Benevento e Crotone, ha giocato a San Siro una partita piena, seria, come non sempre capita in fondo ai nostri campionati. Il Milan, da parte sua, veniva da un dieci a zero complessivo: 3-0 alla Juventus, 7-0 al Toro. Con lo 0-0 di ieri ha buttato via un clamoroso match-point. La vittoria gli avrebbe riaperto le porte di quella Champions che lo aspetta dall’11 marzo 2014: 4-1 per l’Atletico, a Madrid, nel ritorno degli ottavi (andata 0-1).
Due posti sono già assegnati: Inter e Atalanta. Ne restano altrettanti. La classifica recita: Napoli e Milan 76, Juventus 75. Domenica si chiude, così: Napoli-Verona, e non penso che per Rino Gattuso ci saranno problemi. Occhio al resto: Atalanta-Milan e Bologna-Juventus. E non è tutto qui. Mercoledì sera, a Reggio Emilia, va in onda la 'bella' di Coppa Italia che coinvolge proprio Atalanta e Juventus, quando si dice il destino. Alzi la mano chi avrebbe immaginato un epilogo così romanzesco. In pratica, sarà ancora Milan contro Juventus 'via' Atalanta. Paradossalmente, Madama si accinge a contendere la coppa a colei che, quattro giorni dopo, si occuperà della sua Champions. Al Milan, in teoria, un punto potrebbe non bastare.
Ma cos'è successo? Semplice (o Semplici, Leonardo, se vogliamo, come sarebbe corretto, applaudirne i lavori di restauro): credo che il Diavolo si aspettasse una pratica meno complicata. Ha giocato lento, senza guizzi, il braccino corto e la qualità nascosta fra le pieghe degli schemi; facile preda delle trincee sarde, tambureggiante solo nell'ultimo quarto d’ora. Mancava Zlatan Ibrahimovic, acciaccato e imbronciato. Avevo appena scritto che, in futuro, sarebbe stato prezioso ma non più indispensabile. Ne azzeccassi una. Gira e rigira, le parate più impegnative (due, sulle zuccate di Leonardo Pavoletti e Diego Godin, grande) le ha compiute Gigio Donnarumma. Non è la prima volta che la squadra di Stefano Pioli dovrà rialzarsi: l'ha sempre fatto, sinora, a fronte delle sette sconfitte che ne zavorrano la classifica.
Le partite della vita, ormai, non si contano più. Troverà una Dea raggiante che mira al secondo posto, mai raggiunto nella storia, e con una finale nelle gambe (e, in base al risultato, chissà come e chissà quanto nella testa). Per la cronaca, il Milan di Pioli, subentrato in corsa a Marco Giampaolo, nacque proprio a Bergamo, il 22 dicembre 2019, sotto la valanga di un mortificante 5-0. Arrivarono Ibra, Simon Kjaer e Alexis Saelemaekers, la musica cambiò. In bilico fra delusione e reazione, l'ostacolo si profila più psicologico che tecnico o atletico. Cancellare l'occasione buttata, recuperare 'quel' Milan che attorno al Totem svedese e alla sua tribù - Franck Kessié, Ismael Bennacer, Hakan Calhanoglu - seppe costruire uno splendido sogno. Non v'è dubbio che meriti la Champions e la Juventus no. O comunque più della Juventus. Ma sono lì.
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