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Calcio, Serie A. Facciamo i conti (e facciamo chiarezza): cos’è la plusvalenza nel mondo calcio?

Enrico Turcato

Pubblicato 18/12/2021 alle 09:22 GMT+1

Serie A - Nella rubrica settimanale un'analisi approfondita su uno degli argomenti piú caldi degli ultimi mesi. Cosa sono, a cosa servono, quanto pesano sui bilanci, cosa si intende con "fittizie", quanto influiscono gli agenti.

Focus Plusvalenze: facciamo chiarezza

Credit Foto Eurosport

Una parola ormai di uso comune, inflazionata, sempre più in voga anche tra tifosi e appassionati di calcio (e calciomercato). Le “plusvalenze” sono diventate argomento caldissimo nell’ultimo periodo, anche a causa di una grande inchiesta atta a fare chiarezza sui conti di diverse società italiane. E allora proviamo a spiegarle, con esempi, ad analizzarle e a capire come tutto questo sia finito nell’occhio del ciclone e come il calcio sia diventato “ossessionato” dalle operazioni di mercato e dal business che queste generano.

Come si calcola una plusvalenza nel mondo del calcio

Innanzitutto per comprenderne al meglio il termine bisogna partire dalla base. E cioè da come nei dizionari viene definita: “Nel linguaggio economico, una plusvalenza è l’incremento di valore, ossia la differenza positiva fra due valori dello stesso bene, riferiti a momenti diversi”. Nel calcio è quindi molto semplice: il guadagno che una società trae dalla cessione di un calciatore. In particolar modo confrontato con quanto questo giocatore era costato e calibrato con il valore stimato per questo giocatore a bilancio della squadra. Nel campionato italiano le plusvalenze, senza troppi giri di parole, rappresentano una delle principali entrate per i club. Gli incassi più importanti, quelli che permettono di “sistemare” i bilanci, contropponendosi alle voci negative.
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Soldi nel calcio

Credit Foto Eurosport

Esempio pratico di una plusvalenza

Proviamo a fare più chiarezza portando un esempio pratico. Nel caso di un giocatore pagato 100 milioni di euro per un contratto di cinque anni, l’investimento viene iscritto a bilancio per 20 milioni di euro ogni anno dell’accordo (100 diviso cinque). Al termine della prima stagione il “costo storico” (spesso lo sentite con il termine “ammortamento”) del giocatore sarà di 80 milioni, al termine della seconda 60 milioni, al termine della terza 40 milioni e così via. Se dopo due anni la squadra riceve un’offerta di 150 milioni per il giocatore e lo vende, non farà plusvalenza solo di 50 (150 meno i 100 spesi), ma di 90 e cioè di 150 meno 60, meno il costo a bilancio residuo.

Cos’è l’ammortamento?

Lo abbiamo citato poco fa. L’ammortamento del cartellino è il valore storico del cartellino di un giocatore che è iscritto a bilancio con la quota restante dell’investimento iniziale fatto dalla società – ovvero il “costo storico” – per l’acquisto del “bene” stesso. Questa quota deve ancora essere ammortizzata dal club. Per calcolare l'ammortamento si parte dalla somma iniziale dell’investimento che deve essere diviso per il numero di anni di contratto stabilito in parti uguali, che vengono sottratte annualmente. L’esempio di prima è calzante: un giocatore pagato 100 con un contratto di cinque anni dopo un anno sarà iscritto a bilancio 80, dopo due 60 ecc ecc.

Cosa si intende per plusvalenza fittizia

Una plusvalenza può anche essere fittizia, soprattutto nel mondo del calcio. E sono proprio queste tipologie di plusvalenze quelle che stanno analizzando gli inquirenti. Le plusvalenze fittizie sono operazioni finalizzate a far apparire un patrimonio netto superiore a quello in realtà esistente, scambiandosi giocatori e gonfiando i loro prezzi, per mettere nei loro bilanci due valori patrimoniali più alti di quelli che avevano precedentemente, portando benefici meramente contabili per sistemare artificiosamente i bilanci. Spesso in queste operazioni molto “al limite” sono coinvolti giocatori delle giovanili o riserve il cui valore non è ancora del tutto riconosciuto ufficialmente, assumendone uno più alto di quello reale. Si capisce perfettamente che in questi casi il giro di denaro non è reale, ma solo atto a sistemare i conti. Scambiarsi due giovani del vivaio di 18 anni valutandoli 25 milioni l’uno, porterà i due club ad avere una plusvalenza alta (vicina appunto ai 25 milioni) per entrambe le società.

Perché sono fondamentali nei bilanci delle società

Lo abbiamo in parte già spiegato. La maggior parte delle società italiane versa in condizioni economiche semi-disastrose, soprattutto in questo lungo periodo pandemico dove tante entrate (incassi da stadio, marketing, merchandising, tourneé estive) si sono ridotte. Lo hanno ribadito più volte gli stessi dirigenti. La plusvalenza porta un utile a bilancio e può essere utile a ripianare diverse perdite. Sono, di fatto, guadagni e quindi valori positive alla voce “entrate del club”. Quelle lecite sono assolutamente legittime e anzi spesso testimoniano la bravura di alcuni direttori sportivi, quelle “gonfiate” sono al vaglio di chi indaga su questo argomento. Anche se, ovviamente, è molto difficile stabilire quando una plusvalenza sia davvero forzata e illegale. Si pensi ad esempio al caso Bastoni, pagato tantissimo dall’Inter nel 2017 non ancora ventenne, ma oggi con un valore di cartellino ben più di alto di quello che quattro anni fa sembrava essere esagerato.
Plusvalenze Serie A

Perché se ne parla adesso? Le commissioni agli agenti

Se ne parla tanto, in questi giorni, delle plusvalenze. Perché? In particolare per l’indagine che la procura di Torino sta svolgendo da alcune settimane. La Juventus, essendo quotata in borsa, è stata al centro di un’inchiesta che si sta allargando e che ora coinvolge anche altri tesserati e altri club. E non è assolutamente dato ora sapere a cosa porterà (se porterà a qualcosa). Sotto indagine ci sono anche le commissioni agli agenti che permettono poi la cessione o l’acquisto di un determinato calciatore e che portano altri costi a bilancio da smaltire. È palese che i procuratori siano i principali protagonisti di questo meccanismo, essendo di fatto intenzionati a muovere i loro clienti sempre più spesso e a cifre più alte.
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