Sport popolari
Tutti gli sport
Mostra tutto

L'eredità di Giorgio Chiellini, l'ultimo gigante della difesa. Che cosa signfica l'addio alla Juventus?

Lorenzo Rigamonti

Aggiornato 17/05/2022 alle 20:57 GMT+2

SERIE A - La sera del 16 maggio 2022 Giorgio Chiellini ha detto addio alla maglia della Juventus. Nove Scudetti, cinque Coppe Italia, cinque Supercoppe e due finali di Champions League il suo bottino in 17 anni di maglia bianconera. Re Giorgio si congeda come grande tra i Grandi della difesa italiana, nonchè eccellente simbolo di juventinità.

Chiellini: "Mi piacerebbe un'esperienza all'estero"

Rimarrà lassù tra i più grandi difensori di sempre, potrà piacervi o non piacervi. E a me guardar giocare Giorgio Chiellini con la maglia bianconera è piaciuto tantissimo. Perché Giorgio è stato il principale depositario di uno stile esistenziale, prim’ancora di qualsiasi eredità sportiva.
Se guardo indietro alla mia vita, perdo il conto rispetto a quante volte, per una strana dinamica retroattiva, la mentalità Juventus abbia influito sulle mie scelte. E’ qualcosa che si impasta piano a piano con la quotidianità, fino ad inebriarti. L’idea del lavoro, del sacrificio massimo e accanito. E quella pragmatica ricerca esclusiva del risultato, l’estremo slancio verso la perfezione.
Credo che la Juventus sia stato l’unico club al mondo che sia riuscito ad insediare, quasi involontariamente, un’ideologia a partire da un semplice tentativo di branding. Ed è un’ideologia tanto esaltante quanto corrosiva, perché ci confrontiamo con essa tutti i giorni.

Indelebile

Col tempo, i vari tormentoni del “Vincere è l’unica cosa che conta”, del “Fino alla Fine” o persino i cortomusismi si rivelano per ciò che sono: un'astratta operazione di posizionamento aziendale. La Juventus che osserviamo oggi, per paradosso, è l’esatto contrario dei suoi predicati di partenza.
E allora mi viene da concludere che quel pensiero tanto attraente quanto cinico debba ridursi esclusivamente ai gesti delle singole persone, piuttosto che ad un collettivo.
Persone come Giorgio Chiellini. Guerrieri prima che calciatori, in grado di incarnare e dettare questi valori tramite il loro singolare modo di vivere il calcio.
picture

Chiellini: "Alla Juventus ho più ricevuto che dato"

Per paragonare Giorgio ai più grandi difensori italiani di sempre non serve intavolare alcun resoconto statistico. Il suo carisma e il suo valore storico-simbolico potrebbero oscurare qualsiasi argomentazione numerica.
Giorgio è un giocatore che piace (e al contempo stesso non piace) per via di quel suo istinto macellaio, e per via di quella sua bestiale esigenza di rincorrere l’avversario fino a scaraventarlo al suolo.

Invalicabile

Guardare Giorgio Chiellini è sempre bello, perché in lui vediamo il brutto. Ci attrae quella sua caratteristica unica, quella del non aver pretese di grazia o leggiadria. E questa sua premessa ci giustifica verso noi stessi. Rozzo, istintivo, primordiale, cinico, bugiardo, guastafeste. Per questo, anziché riassumere e confrontare la sua carriera in numeri, forse è meglio stendere un ritratto con delle pennellate sporche.
Come quando all’Europeo bloccò il contropiede a campo aperto di Saka trattenendolo per il guinzaglio.
picture

Bukayo Saka, Giorgio Chiellini

Credit Foto Getty Images

O come quando, nella partita di Champions contro il Monaco, bloccò la palla con le mani dopo aver perso l’equilibrio. Perché un intervento, per essere definito tale, prima di tutto deve funzionare. Deve essere incentrato esclusivamente su un fine, un risultato.
picture

Chiellini - Monaco vs Juventus - Champions League 2014/2015 (AFP)

Credit Foto Eurosport

Lì risiede la perfezione di Giorgio, delle sue grezze pennellate difensive e della sua viscerale juventinità. E proprio per questo, più che nei trofei vinti e nei suoi record superati, ci esaltiamo nel ricordare alcuni suoi frame indelebili: da qualche parte, nel cassetto dei ricordi essenziali, c’è capitan Buffon che lo stringe per la collottola, gasatissimo, dopo una sua perentoria scivolata a spazzare l’area di un Tottenham-Juventus.
C’è quel suo bisogno di digrignare i denti, di prendere a schiaffi e sbracciate tutti, compagni di squadra e non, al concludersi di un ripiegamento difensivo.
Ci sono quelle progressioni vertiginose per corridoi centrali in cui Giorgio, conducendo palla col suo mancino incerto, si trasformava in un vero e proprio siluro umano. Nella memoria di ogni tifoso, rimarranno impressi per sempre gli interventi rocciosi sul leggendario Raul, in quel Real-Juventus di Champions in cui giocavamo ancora con quella orrenda maglia color senape.
picture

Giorgio Chiellini Juventus Barcellona 2017

Credit Foto LaPresse

E come dimenticare il gol di testa contro il Barcellona, quando per poco tempo ci sentimmo la squadra più forte al mondo. E poi il momento cardine: quel Juventus-Real Madrid del 2015. La sua fragorosa scivolata ad azzerare la presunzione di Cristiano Ronaldo. Il suo gesto da vero italiota, a mimare il “parlate troppo” verso dei blancos ormai annichiliti.
E poi quella foto. Quella foto che è ancora appesa alla parete della mia stanza. Il suo volto allucinato, in preda a stanchezza e libidine, che spunta tra le spalle di Marcelo e Varane; la sua testa fasciata e lo scudo tricolore impregnato di sangue. Quella foto, per me, è il calcio.
picture

Giorgio Chiellini, Real Madrid 2015

Credit Foto Getty Images

L'eredità di Re Giorgio

Ed è anche l’eredità che tramanda Re Giorgio, l’ultimo dei giganti in difesa. Perché probabilmente, di difensori come lui, in Italia, non ne passeranno mai più. Ma la sua è un’eredità per nulla circoscritta al campo.
Giorgio, con le sue gesta e il suo modo di essere, ha ispirato una generazione che ha il coraggio di definirsi operaia e al contempo stesso cinica. Una generazione che adesso, proprio come lui, dovrà saper scendere a compromessi con una realtà diversa da quella ideale. 17 anni dopo, Chiello se ne va da padre di famiglia, prima che da capitano. E se ne va raccogliendo i cocci di un defunto impero, coltivato fino alla sua inevitabile saturazione ideologica.
picture

Allegri: "Voto alla stagione? Domanda banale, dico 3 così siete contenti"

Più di 3 milioni di utenti stanno già utilizzando l'app
Resta sempre aggiornato con le ultime notizie, risultati ed eventi live
Scaricala
Contenuti correlati
Condividi questo articolo
Pubblicità
Pubblicità