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Le 5 verità di Atalanta-Inter 0-0: Handanovic garanzia, Musso cresce ed è un big. Gasperini più forte dell'emergenza

Enrico Turcato

Pubblicato 17/01/2022 alle 10:18 GMT+1

SERIE A - Nel big match della 22a giornata finisce a reti inviolate, ma emergono ancora una volta le idee di Gasperini e di Inzaghi: Atalanta e Inter giocano un gran bel calcio. Handanovic ancora decisivo, Musso ha futuro.

Uno dei 6 interventi di Samir Handanovic (Inter) contro l'Atalanta, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Atalanta-Inter, match della 22a giornata di Serie A, si é concluso con il punteggio di 0-0 al Gewiss Stadium. Risultato impronosticabile alla vigilia, visto che si sfidavano le uniche due squadre della massima serie che hanno segnato 100 gol nell'anno solare 2021, ma nonostante l'assenza di marcature, lo spettacolo e le occasioni non sono mancate e solo le prodezze dei due portieri, Samir Handanovic e Juan Musso, hanno tenuto lo score illibato, producendo questo pareggio ad occhiali. Ma cosa ci ha detto questo big match della 22ª giornata? Ecco le 5 verità del match.

1) Inter sempre tosta, ma ha bisogno di ricaricarsi

La squadra nerazzurra, fresca vincitrice della Supercoppa dopo 120 minuti intensi contro la Juventus, ha giocato la sua partita anche a Bergamo. In un campo difficile ha creato tanto (Sanchez, Dzeko, Vidal, D'Ambrosio), ha concesso qualche occasione di troppo, ma ha confermato di non aver staccato la testa dopo il successo nella prima finale stagionale. Inzaghi può ritenersi soddisfatto per quanto visto e per quanto fatto. Due punti persi? No, un punto guadagnato in una trasferta ostica, uno di quei risultati che nell'economia di un campionato servono ad avvicinarsi all'obiettivo Scudetto. Ora servono le rotazioni, far ricaricare le pile a qualche pilastro e continuare su questa strada.

2) Grande prova della Dea, in totale emergenza

I complimenti li merita anche la squadra di Gasperini che, pur priva di Zapata, Gosens, Malinovskyi, Toloi, Maehle, Hateboer e Ilicic (e cioè molti titolari e giocatori chiave), ha affrontato la corazzata Inter a viso aperto, provando a sfruttare gli inserimenti di Pasalic e Pessina, impegnando diverse volte Handanovic e meritando il punto guadagnato al fischio finale. La Juventus è a meno uno, ma ha una gara in più. L'Atalanta ora deve ritrovare i suoi punti di forza, recuperare le energie e prepararsi con fiducia al rush finale.

3) Samir Handanovic fa ancora la differenza

37 anni, a volte criticato per la poca reattività, ma esattamente come nello scorso campionato con Conte in panchina, sempre in grado di fare la differenza. Quella di Bergamo è stata senza dubbio la partita di Samir Handanovic, che con almeno tre interventi provvidenziali ha difeso la propria porta e ha permesso alla sua Inter di uscire imbattuta dal Gewiss Stadium. Un portiere ancora forte, un capitano silenzioso, uno di quelli apprezzati da tutto lo staff tecnico. Il futuro è Onana, che per ereditare il ruolo e la consapevolezza dello sloveno dovrà lavorare a lungo.

4) Juan Musso migliora, l'Atalanta si è assicurata un top

A proposito di portieri merita una citazione l'argentino dell'Atalanta. Arrivato in estate dall'Udinese, Musso non sta tradendo le aspettative. Un paio di gare non proprio azzeccate, ma per il resto un rendimento eccellente in tutta questa prima parte di stagione e la conferma di avere doti sopra la media. Un gran bel portiere, che sta crescendo e che anche contro l'Inter ha messo in mostra le sue qualità. Ha 27 anni e ancora margini di miglioramento: la Dea ha blindato la porta con una sicurezza.
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Juan Musso (Atalanta) riceve i complimenti da Merin Demiral: il portiere argentino contro l'Inter ha compiuto 3 interventi decisivi

Credit Foto Getty Images

5) Pressione alta e calcio offensivo, due esempi da seguire

In generale, la gara di Bergamo ci ha confermato che la strada intrapresa da Inzaghi e Gasperini è sempre quella giusta. Due squadre che non sono andate a segno per la bravura dei portieri e per qualche imprecisione degli attaccanti, ma che giocano un calcio brillante e coinvolgente, fatto di pressing corale altissimo, di recuperi sulla trequarti, di difensori che si alzano e diventano centrocampisti offensivi, di cambi di gioco, di scambi di prima. Velocità di pensiero e tecnica elevata, dettami tecnici dei loro manager ormai fissi nelle menti di chi va in campo. Due esempi italiani da seguire.
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