Milan campione d'Italia, lo scudetto di Pioli: si è tolto l'etichetta di allenatore perdente
Pubblicato 23/05/2022 alle 10:56 GMT+2
SERIE A - Lo scudetto dei rossoneri ha il volto di Stefano Pioli: chiamato a sostituire Giampaolo nell'autunno 2019 e indicato da subito come un traghettatore, è entrato a Milanello in punta di piedi per diventarne il re. I suoi segreti? La valorizzazione dei giocatori, la totale sintonia con la dirigenza e un modulo dinamico, moderno e vincente.
Lo scudetto numero 19 nella storia del Milan porta la firma indelebile di Stefano Pioli: per capire l'importanza e l'enormità del suo lavoro, bisogna riavvolgere il nastro e tornare agli albori della sua avventura in rossonero. Occorre tornare, nello specifico, a quelle drammatiche giornate dell'ottobre 2019 quando, archiviata la breve e fallimentare parentesi Giampaolo, il Milan decide di affidare la panchina a Pioli dopo avere sondato (invano) anche Luciano Spalletti. Il tecnico parmigiano, è bene ricordarlo, si mette alla guida del Diavolo con addosso due etichette difficili da levarsi, soprattutto per chi fa il suo mestiere: quella di traghettatore e quella - decisamente più pesante - di perdente. L'avvio non è certo dei migliori: 12 punti in 10 partite, un mini-ciclo da incubo che si chiude con lo 0-5 di Bergamo di cui si è abbondantemente parlato. Il percorso, insomma, sembra segnato ma lo sviluppo della trama, stavolta, racconta una storia diversa. Quella di un allenatore che, entrato a Milanello in punta di piedi, è diventato re.
La carriera da allenatore di Stefano Pioli
Squadra e stagione | Piazzamento in campionato |
Salernitana (B, 2003-04) | 17° |
Modena (B, 2004-05) | 7° |
Modena (B, 2005-06) | Esonerato, richiamato, 5° |
Parma (A, 2006-07) | Esonerato |
Grosseto (B, 2007-08) | Subentrato, 13° |
Piacenza (B, 2008-09) | 10° |
Sassuolo B, 2009-10) | 4° |
Chievo (A, 2010-11) | 11° |
Palermo (A, 2011-12) | Esonerato |
Bologna (A, 2011-12) | Subentrato, 9° |
Bologna (A, 2012-13) | 13° |
Bologna (A, 2013-14) | Esonerato |
Lazio (A, 2014-15) | 3° |
Lazio (A, 2015-16) | Esonerato |
Inter (A, 2016-17) | Subentrato, esonerato |
Fiorentina (A, 2017-18) | 8° |
Fiorentina (A, 2018-19) | Dimissioni |
Milan (A, 2019-20) | Subentrato, 6°) |
Milan (A, 2020-21) | 2° |
Milan (A, 2021-22) | Campione d'Italia |
La sliding door dell'estate 2020
Martedì 21 luglio 2020 è un'altra data chiave dell'avventura di Pioli al Milan. L'ennesima vittoria post lockdown dei rossoneri (un 2-1 sul Sassuolo al Mapei Stadium) spinge la dirigenza a effettuare una vera e propria inversione a U: addio al progetto Rangnick (che sembrava in rampa di lancio) e avanti con il progetto tecnico avviato. È nell'estate di due anni fa, durante quel torrido e anomalo finale di campionato, che il Milan intero e più compatto che mai - dalla squadra ai piani alti - intuisce che finalmente dalle macerie si sta costruendo qualcosa e che il capo cantiere non può che essere lui, Stefano Pioli. A posteriori lo possiamo affermare senza timore di essere smentiti: il club non avrebbe potuto prendere una decisione migliore.
Coraggio, idee chiare e leadership: i meriti di Pioli
Cosa ha dato Pioli a questo Milan in termini tecnici e umani? Sostanzialmente tre cose: coraggio, idee chiare e leadership. Partiamo dal coraggio. Sfruttando anche la giovane età della maggioranza dei giocatori a disposizione, Pioli ha proposto un calcio moderno, aggressivo, a tratti persino spensierato. Non ha mai speculato sul risultato cercando sempre e comunque di fare la partita a prescindere dalle caratteristiche dell'avversario.
Le idee chiare. Il Milan di Pioli ha un modulo ormai facilmente riconoscibile, un 4-2-3-1 che non è mai stato abbandonato nemmeno nei momenti più difficili della stagione. Non un sistema di gioco granitico, sia chiaro: Pioli ha introdotto qualche variante sul tema rivelatasi azzeccata (vedi Krunic sulla linea dei trequartisti e Tonali avanzato) ma senza mai snaturare la filosofia di gioco. Questo ha dato ulteriori certezze alla squadra.
La leadership. Nelle ultime due stagioni abbiamo letto e ascoltato un'infinità di volte la frase "il vero allenatore del Milan è Ibrahimovic". Una sentenza che, se poteva avere qualche fondamento un paio di anni fa in considerazione dell'impatto dello svedese, della sua spiccata personalità e del suo peso nello spogliatoio, è sbiadita e ha perso credibilità col passare del tempo. L'allenatore di questo Milan - nella forma e nella sostanza - è Stefano Pioli e la prova risiede proprio nel complicatissimo finale di stagione, durante il quale il tecnico ha saputo tenere la barra dritta, i nervi saldi e la mente lucida. Ibrahimovic ha dato un contributo importantissimo al Milan, ma occorre sgomberare il campo da ogni dubbio: è Pioli il vero e unico condottiero di questa squadra.
La valorizzazione dei giocatori
Qualità, quelle di Pioli, che oltre alla gioia più grande concretizzatasi in campo con la conquista del 19esimo scudetto, hanno procurato un altro enorme beneficio al Milan. Grazie al lavoro del tecnico, infatti, il valore dei singoli giocatori e di conseguenza dell'intera rosa è schizzato alle stelle. Da Maignan a Leao, da Tomori a Kalulu, gli esempi virtuosi di questo Milan non mancano. Insomma, i presupposti per aprire un ciclo ci sono tutti: e anche in questo caso il merito è tutto suo, di Stefano Pioli.
Giocatore | Costo - Valore attuale * |
Mike Maignan | 14,4 - 40 |
Fikayo Tomori | 28,8 - 45 |
Theo Hernandez | 21,6 - 60 |
Pierre Kalulu | 1,2 - 15 |
Ismael Bennacer | 17,2 - 30 |
Sandro Tonali | 20 - 50 |
Alexis Saelemaekers | 5,3 - 20 |
Rafael Leao | 29,5 - 70 |
Ante Rebic | 6,7 - 20 |
Totale | 145 - 350 |
* In milioni di euro. Fonte Tuttosport
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