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Milan, Paolo Maldini: "Io e Massara in scadenza e nessuno ci ha chiamato, non va bene. Leao incedibile"

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Aggiornato 27/05/2022 alle 08:15 GMT+2

SERIE A - In un'intervista alla Gazzetta dello Sport, il direttore dell'area tecnica rossonera esalta l'asso portoghese ("l'abbiamo preso dal Lille pagandolo 24 milioni e gli abbiamo messo subito una clausola da 150 milioni"), ostenta ottimismo ("con 2 o 3 acquisti importanti possiamo aprire un ciclo") ma punge la proprietà: "Io e Massara siamo in scadenza e nessuno ci ha chiamato. non va bene".

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"Io e Massara siamo in scadenza e non abbiamo rinnovato. Devo dire che per il nostro percorso e per ciò che è successo in passato anche durante il periodo di crisi con Rangnick, trovo poco rispettoso il fatto che a oggi l'amministratore delegato ed Elliott non si siano neanche seduti a parlare con noi. Dico solo a parlare". Questo uno dei passaggi più duri della lunga intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport da Paolo Maldini. Il direttore dell'area tecnica del Milan, a pochi giorni dalla conquista dello scudetto numero 19 nella storia del club rossonero, non usa giri di parole per attaccare la proprietà: "Loro potrebbero anche dirci 'il vostro lavoro non è stato abbastanza buono per continuare'. O può essere che io dica 'la vostra strategia non mi piace'. Come ho detto a suo tempo a me piace essere una sorta di garanzia per il milanista. Io non sono la persona giusta per fare un progetto che non ha un'idea vincente. Non potrei mai farlo. La realtà è che la proprietà non si è mai seduta al tavolo e questa cosa non va bene".

Sullo stadio nuovo

"San Siro è stato fatto grande dalle squadre che vi hanno giocato. Se vogliamo essere competitivi serve uno stadio nuovo. È l’unico modo per essere competitivi in Europa. Ma lo stadio nuovo non può avere 55mila spettatori, deve essere grande, capiente. Il calcio è uno sport popolare, lo stadio non può essere elitario. Noi dobbiamo ai nostri tifosi un impianto grande almeno come San Siro".

Su Leao

"È un diamante ancora grezzo che da un anno all'altro ha avuto grandi miglioramenti. L'abbiamo preso dalla panchina del Lilla pagandolo 24 milioni e gli abbiamo messo subito una clausola da 150 milioni perché io, Boban e Massara credevamo in lui. Potenzialmente è sempre stato un campione. Doveva fare un percorso che peraltro ancora non è finito. È estremamente intelligente e aveva bisogno di essere un pochino aiutato. Ci ho parlato molto. È chiaro che se in futuro il Milan non sarà a livello di Leao o Leao non sarà a livello del Milan le cose potranno cambiare. Ma in questo momento la crescita è esponenziale per il club e per lui".

Sulla possibilità di aprire un ciclo

"Oggi il Milan con una visione strategica di alto livello può andare a competere il prossimo anno con le più grandi. Se invece si scegliesse una visione di mantenimento, senza investimenti, senza un'idea da Milan rimarremmo nel limbo tra le migliori sei o sette squadre in Italia per tentare di rivincere lo scudetto e qualificarci per la Champions. Per questo è il momento che la proprietà, Elliott o quella che potrebbe arrivare, chiuda il triennio e capisca che strategia vuole per il futuro. Con due o tre acquisti importanti e il consolidamento dei giocatori che abbiamo possiamo competere per qualcosa di più grande in Champions".

Sul primo scudetto da dirigente

"È il primo trionfo di una nuova vita. Stavolta non ho giocato con velocità e tecnica ma con la testa e i miei valori. Lo considero bellissimo. Una cosa lo accomuna agli altri titoli vinti: la passione per il Milan e il calcio".
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Paolo Maldini abbraccia Stefano Pioli al termine di Sassuolo-Milan - Serie A 2021-22

Credit Foto Getty Images

Come definire lo scudetto numero 19

"Direi un capolavoro. È la vittoria delle idee, della volontà e dello spirito di gruppo. Siamo rimasti due anni al vertice riuscendo a fare qualcosa di super contro ogni previsione. E non è banale il fatto che negli ultimi 20 anni il Milan di scudetti ne avesse vinti solo due. Ecco perché ci dà tanto orgoglio".

Sul segreto di questo Milan

"Dal 2019 a oggi abbiamo preso 21 giocatori. Un mix di ragazzi esperti e molti giovani. Io e Massara abbiamo raccontato a ognuno di loro la storia di un progetto che poi si è realizzato. Dunque siamo stati credibili e questa è una parte importante del nostro successo. Naturalmente erano storie diverse. A Zlatan, per esempio, abbiamo chiesto di darci quello che in questo momento poteva portare al gruppo. Per un giovane come Kalulu il discorso è stato: 'I primi sei mesi guarda e impara. Sei nella patria della difesa, memorizza tutto. Prima o poi l'occasione arriva'".

Su Pioli

"Già essere normali nel 2022 è qualcosa di speciale. Stefano lo conoscevo perché ho giocato con lui nell'Under 21 e ho sempre avuto stima dell'uomo e dell'allenatore. Dal di fuori mi è sempre piaciuto. Ciò che mi ha sorpreso è l'intensità di trasmissione delle sue idee e l'energia che ci mette a Milanello. Io gli ho detto più volte: 'Puoi cambiare tutti i sistemi di gioco che vuoi ma non perdere questa energia che per noi è vitale'. E guardate che è anche duro nelle cose che dice. Questa cosa mi piace tantissimo".
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"Pioli is on fire": la festa-scudetto del Milan in 180"

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