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Serie A C'erano una volta Milan e Juventus: un pari che sa di resa

Roberto Beccantini

Pubblicato 24/01/2022 alle 20:26 GMT+1

SERIE A - L’impressione è che, dopo l’effetto Serra e il rigore sciupato da Theo Hernandez, uno Spezia fa, il Milan non pensi più allo scudetto. Raggiunto dal Napoli al secondo posto, preferisce guardarsi attorno.

Milan e Juventus

Credit Foto Eurosport

Le edicole si aspettavano tuoni, lampi, almeno piovaschi. Niente: solo nuvole. Umberto Eco, in «Costruire il nemico», riporta una battuta di Jean Cocteau: «Victor Hugo era un pazzo che credeva di essere Victor Hugo». Calza a pennello per Milan e Juventus: «Erano dei pazzi che credevano di essere Milan e Juventus». Almeno in questo caso. Almeno su questa erba - un’erbaccia, dicono - e con questo pubblico: cinquemila e il resto, mancia.
Vita bassa, ritmi molli da tutti a nanna dopo Carosello, lontano dalla movida di Inter, Napoli, Atalanta (al completo) e del Diavolo d’andata. Le ordalie tra Milan e Juventus strizzano spesso l’occhio alla storia, ma stavolta ci si deve accontentare delle briciole. Mettiamoci pure i cerotti con cui Stefano Pioli e Massimiliano Allegri avevano medicato gli assetti. Anche Matthijs De Ligt; e, durante, addirittura Zlatan Ibrahimovic. Sono fatti, ma non spiegano tutto.
Zlatan Ibrahimovic ko
L’impressione è che, dopo l’effetto Serra e il rigore sciupato da Theo Hernandez, uno Spezia fa, il Milan non pensi più allo scudetto. Agganciato dal Napoli al secondo posto, preferisce guardarsi attorno. A Madama, visto il risultato della Dea a Roma, non è parso vero di dedicarsi alla recita che più le garba, lo schema tergicristalli, un po’ indietro e un po’ avanti, un po’ avanti e un po’ indietro. Sia chiaro: non ha lesinato sforzi, ha avuto un possesso palla del 54%, ma tiri in porta, zero. Con le prime quattro deve ancora vincerne una: 1-1 Inter, 1-2 e 1-1 Napoli, 0-1 Atalanta, 1-1 e 0-0 con il Milan. Obietterete: ne ha perse, però, la miseria di due. Non basta: nell’era dei tre punti, il pari è diventato un valore disgiunto, non più aggiunto.
E’ stato un lungo e barboso armistizio di 95’. Parate di Mike Maignan, nessuna. Di Wojciech Szczesny, due: su Rafael Leao e Theo. Non proprio il massimo, per eccitare gli aggettivi che lo scriba vorrebbe sempre distribuire. Spadroneggiavano le difese - Alessio Romagnoli e Pierre Kalulu da una parte, Giorgio Chiellini e Daniele Rugani dall’altra - surrogate da un gran ribollir di stinchi. Gira e rigira, se si escludono le bollicine del «primo» Leao, punte e puntine sono finite alla periferia della notte: Brahim Diaz e Junior Messias, lo stesso Olivier Giroud, persino Ante Rebic e i suoi spiccioli; Alvaro Morata, con le spalle incollate alla porta, e Paulo Dybala gironzolante a caccia di chissà cosa o di chissà chi: tocchi brevi, stop avventurosi, e quella lontananza dall’area che non si sa mai come liquidare, se per scelta tecnica («vita bassa», appunto) o per luna storta.
Paulo Dybala, Juventus
I migliori? Sandro Tonali, anche se calato alla distanza, e Rodrigo Bentancur, il Davide Calabria dell’avvio e il «Golia» Rugani delle chiusure da stopper navigato (e non più a spanne). Il giallo immediato ha ridotto Manuel Locatelli, atteso al varco dal loggione, alla caricatura di Amleto, pressare o non pressare.
Era da anni che Milan-Juventus non scivolava in archivio senza un brivido, senza una polemica, con sbuffi di wrestling a mascherarne lo spirito imbelle. Meglio la noia della paranoia, hanno chiosato Pioli e Allegri. Contenti loro...
Per commentare o fare domande potete inviare una mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il blog di Roberto Beccantini
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