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Serie A, Juventus, aria da fine impero: la metamorfosi e gli errori di Andrea Agnelli

Roberto Beccantini

Pubblicato 29/11/2021 alle 15:05 GMT+1

SERIE A - Per delirio d'onnipotenza il ciclo della Juve di Andrea Agnelli pare giunto ormai alla fine: fino al 2019 percorso da applausi, dopodiché, lo stallo e l’avvitamento su sé stesso. Dalle scelte degli allenatori, alla cotta per la Superlega fino all'esame farsa di Suarez e al caso plusvalenze con intercettazioni che descrivono un panorama oggettivamente non nuovo ma ripugnante.

Andrea Agnelli sulla tribuna dello Stadium da solo, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Tutto finisce. La Juventus del primo quinquennio si esaurì con la morte del suo presidente, Edoardo Agnelli. L’epopea del Grande Torino si schiantò a Superga. L’Inter di Angelo Moratti chiuse con il suicidio di Mantova e la frusta, logora, del mago Helenio. Quella del figlio Massimo, per eccesso di gratitudine. La Juventus di Giampiero Boniperti si arrese all’irruzione di Silvio Berlusconi. Il cui Milan, dopo aver silurato la vecchia scuola, spirò per aver troppo speso e troppo essersi speso.
E la Juventus di Andrea Agnelli? Per delirio di onnipotenza, un classico a puntate della famiglia: remember Calciopoli. In carica dal 2010, un minimo di “riscaldamento”, con un settimo posto da affiancare al settimo della gestione precedente, quella di Jean-Claude Blanc, e poi via, alla grandissima. Per un totale di 9 scudetti consecutivi, record dei record, 5 Coppe Italia, 5 Supercoppe di Lega e 2 finali di Champions, una persa contro una squadra di marziani (il Barcellona di Leo Messi, Andrés Iniesta, Xavi, Luis Suarez, Neymar) e l’altra contro un marziano (il Real di Cristiano Ronaldo).
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Agnelli, Paratici e Nedved con lo scudetto del 2020, Juventus

Credit Foto Getty Images

Tutti gli errori del presidente

Fino al 2019, percorso netto: da applausi. Il modello Juventus. I fiammiferi di Antonio Conte. La legna di Massimiliano Allegri. Dopodiché, lo stallo e l’avvitamento su sé stesso. Dicono: colpa di Cierre, il cui acquisto risale all’estate del 2018. Mi oppongo, vostro onore: i soldi non sono miei e, dunque, felicissimo che un Extraterrestre abbia scelto, come palestra, il nostro campionato.
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Andrea avrà pure sofferto le manette di Exor e del cugino (John Elkann), ma è stato tutto un delirante crescendo. In ordine sparso: il licenziamento di Maurizio Sarri, arruolato per superare il materialismo storico di Allegri; l’azzardo di Andrea Pirlo, pescato a gavetta zero; il divorzio immediato e il recupero di Max corto muso. E a livello d’immagine: la farsa dell’esame del Pistolero (Suarez), a Perugia, sulla quale la giustizia sta indagando da mesi. La cotta furibonda per la Superlega, lui che era presidente dell’Eca, il consorzio europeo dei club. Le “carte segrete” riguardanti Cristiano e i procuratori, barili di polvere da sparo; la m. delle plusvalenze, con intercettazioni che descrivono un panorama oggettivamente non nuovo (penso a Inter e Milan del 2006, al Chievo, a squali e pesciolini assortiti) ma ripugnante: da “fino alla fine” a “finoallaFinanza”. La Juventus è quotata in Borsa e, dunque, dovrebbe operare con una accortezza superiore alla media. Certo, la pandemia ha contribuito a storpiare i conti. Non solo quella, stando al giro di telefonate. In altre aziende ci si dimette (o ti dimettono) per molto meno.
Le plusvalenze sono furbate, non ancora illeciti: sarebbe ora che lo diventassero.
Elkann ha imposto Maurizio Arrivabeneche, di tagli in tagli, marca stretto Andrea: e, si mormora, presto lo disarmerà. Non ci sono più, dal settembre del 2018, Beppe Marotta - che non sarà un santo, ma avrei tenuto per come conosce la materia - e, dalla scorsa primavera, Fabio Paratici, un piccolo Allodi che al cellulare, da Perugia in poi, ha fatto la figura dell’emerito bauscia. Resiste Pavel Nedved, mistero dei misteri.
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Il delirio di onnipotenza unito al delirio di sopravvivenza. Le plusvalenze sono furbate, non ancora illeciti: sarebbe ora che lo diventassero. Vale per tutti, naturalmente. Ma dal momento che l’esempio dovrebbe venire dall’alto, spero di aver reso l’idea.
Siamo, così, alle quattro pere del Chelsea e al k.o. casalingo con l’Atalanta. Cristiano non c’è più e, anche per questo, l’attacco non esiste più. Il ritorno di Allegri si è rivelato una minestra riscaldata. In campo, però, va la rosa: non il giardiniere. Sull’organico, bisogna intendersi: scappato Cierre, non mi sembrava più da pole ma neppure da metà classifica. Sul piano contrattuale, Allegri è molto più blindato di Andrea. L’ultimo aumento di capitale servirà per salvare il salvabile, non certo per portare Dusan Vlahovic a gennaio. I leader latitano. Federico Chiesa e Weston McKennie sono infortunati. La zona Champions è a sette punti. In teoria, il tempo ci sarebbe. Ma la società?
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