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Serie A, le pagelle del "primo" campionato: dietro il Napoli, solo montagne russe (le due facce della Juventus)

Roberto Beccantini

Pubblicato 14/11/2022 alle 20:12 GMT+1

SERIE A - Le pagelle delle otto sorelle nelle prime 15 giornate di un campionato per ora dominato dal Napoli di Luciano Spalletti: i partenopei chiudono il 2022 a +8 dal Milan secondo in classifica con il miglior attacco e la terza miglior difesa

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E’ finito «un» campionato: «il» campionato è finito? Il Mondiale del nostro sconcerto ci blocca dopo quindici round. Si riprenderà il 4 gennaio, con Inter-Napoli. La classifica offre distacchi profondi come canyon e impone giudizi che sfuggono alle griglie estive: alle mie, almeno. L’ombra sporca del Qatar ha strangolato il calendario; infortuni, stimoli e paure hanno condizionato gioco e giocatori. Avviso ai lettori: le pagelle tengono conto, esclusivamente, delle «otto sorellastre» in ambito domestico, anche se trascurare il cammino nelle coppe europee potrà sembrare per lo meno strano, se non, addirittura, sbagliato.

NAPOLI, voto 9

Più 8 sulla seconda, più 5 rispetto a un anno fa, più 1 sulla Juventus di Conte che, nel 2014, stabilì il record assoluto con 102. Undici successi di fila, suggellati dal 3-2 all’Udinese. Il miglior attacco e la terza miglior difesa. Numeri, maestro: e musica, naturalmente. Koulibaly e Insigne sembravano lutti, non solo dolorose ferite. Il mercato - da Kim a Kvaratskhelia e da Raspadori a Simeone - ha fatto giustizia dei dubbi, dei sarcasmi. E poi Spalletti: sta affrescando «una» Cappella Sistina. Ci si aggrappa al mantra che, di solito, cala nei ritorni; ai brividi della coda di sabato pomeriggio. Auguri.
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MILAN, voto 6

A meno 8 dal Napoli, a meno 2 dal «vecchio» Diavolo. Un po’ di pancia piena, poco ossigeno dai rinforzi. Le basi di Pioli restano, però, solide, al netto degli alti e bassi che hanno caratterizzato la marcia. Se la dipendenza dalla coppia Theo-Leao è un limite, il problema del portoghese è il gol: se ne mangia ancora di clamorosi. Come, per esempio, contro la Fiorentina. Non c’è più l’ordine tattico che scolpì lo scudetto, ci si ciba di sgommate che non sempre bastano.
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JUVENTUS, voto 5

«Ingrassata» di 7 punti, ma a meno 10 dal vertice e in bilico fra il 3 della prima fase e il 7 delle sei vittorie consecutive. Un’aggravante, per paradosso, e non un’attenuante. Infermeria a parte, Allegri ci ha messo troppo a organizzare un assetto decente. Un cero all’asilo dei Fagioli e dei Miretti. Il secondo tempo con l’Inter e la partita «piena» con la Lazio non cancellano l’onta di Monza (e di Haifa). Il 3-5-2 è stato la chiave. La miglior difesa (7 gol) in Italia continua a pesare, ma occhio: al comando c’è chi segna di più (il Napoli, 37).
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LAZIO, voto 6

Otto punti in più ma, come l’Inter, 11 in meno dal Napoli. I secondi anni di Sarri sono spesso forieri di progressi. Ha sistemato la Maginot, ha sculacciato Inter, Fiorentina, Atalanta, Roma. Ha spinto Zaccagni su livelli astrali. Gli manca un vice Immobile. E a Torino, con la Juventus, l’ha pagato.

INTER, voto 5

A meno 11 dalla vetta, a meno 4 dall’ultima stagione. Già cinque sconfitte. Se il Napoli è l’unico imbattuto, Inzaghi è l’unico senza pareggi. La lungodegenza di Lukaku è stata assorbita da uno Dzeko in versione Harry Kane. Se mai è l’equilibrio difensivo che non funziona, nonostante il passaggio da Handanovic a Onana. Menzione speciale per Dimarco. Mentre Gosens pascola tra color che son sospesi. Il 3-2 di Bergamo vale il primo successo (esterno, per giunta), contro una grande.
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ATALANTA, voto 5

Non è più la Dea onnivora che Gasperini aveva pilotato ai quarti di Champions a furia di gol e pressing. Se ne sono andati fior di titolari - il Papu, Ilicic, Gosens, Freuler - Zapata non è ancora il nerboruto Golia d’antan; Lookman ha portato gol e vivacità, Koopmeiners geometrie e sventole. Con i giovani bisogna aver pazienza. Uno dei freni è Malinovskyi, divorato dalla guerra in Ucraina. Non fa coppe, l’Atalanta: soprattutto, non fa più miracoli. Quattro punti in meno e la bellezza di 14 dalla cima. Viene da tre rovesci: Napoli, Lecce, Inter. Tracce, non coincidenze.

ROMA, voto 5

Due punti in più ma ben 14 dalla capolista. Mourinho ha cementato lo spirito, non la manovra. Anzi. Abraham si è perso, Zaniolo è devastante fino allo sparo, il caso Karsdorp un classico del Mou-pensiero che non avrei divulgato. L’1-1 con il Toro ribadisce la centralità di Dybala: fin al suo ingresso, la miseria di un tiro; da lì in poi, rigore procurato (e da Belotti sparato sul palo), traversa, pari di Matic. Paulino è la tanica di fantasia che i tecnici stipano nel bagagliaio. Rimane la fragilità dei muscoli: quando non c’è, è come se si spegnesse la luce.
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FIORENTINA, voto 5

Cinque punti in meno. Un inizio tribolato, Italiano ha avuto tardi i gol di Jovic, mascherati dal tremendismo di Kouamé. Laborioso pure l’innesto di Barak. La Viola difende quasi a metà campo, e così facendo rischia l’osso del collo. Ikoné, pedina cruciale, si accende e si spegne. L’obiettivo non è il titolo, è la zona Europa. Con il Milan ha perso su autogol al 94’. Non lo meritava. Squadra da montagne russe, godibile perché sbilanciata.
=== Per commentare o fare domande potete inviare una e-mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il suo blog, www.beckisback.it ===
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