Crisi Milan, cosa non sta funzionando? Pressing, tenuta difensiva, fattore portiere, l'analisi attraverso i numeri
Aggiornato 05/02/2023 alle 16:53 GMT+1
SERIE A - I campioni d'Italia sono irriconoscibili e sembrano aver smarrito tutte le loro certezze in questo 2023, alla vigilia del delicatissimo derby contro l'Inter analizziamo, con l'ausilio dei dati, quali ingranaggi della squadra di Pioli si sono inceppati.
Il Milan del 2023 è irriconoscibile. La squadra, dopo essersi fatta raggiungere nei minuti di recupero dalla Roma, in casa e dopo essere stati in vantaggio di due reti è sembrata sempre più fragile. Da allora, i campioni d’Italia in carica hanno inanellato una serie di sconfitte/brutte prestazioni culminate con le ultime 3 disastrose partite contro l’Inter in supercoppa, la Lazio ed il Sassuolo. In vista dunque del Derby di stasera andiamo ad analizzare, con l’aiuto dei dati, quali ingranaggi del “Piolismo” si sono inceppati.
La fase difensiva
Se nella passata stagione, specie nella seconda parte, la fase difensiva del Milan ha aiutato parecchio nella conquista dello scudetto, non possiamo dire altrettanto quest’anno. L’arma che più di tutte ha contraddistinto l’ultimo ciclo della squadra di Pioli è il pressing alto ed intenso che però, specie nelle ultime partite, sembra aver smesso di funzionare. I quattro davanti hanno perso efficacia, costringendo Bennacer e Tonali a rimediare, correndo e stancandosi maggiormente.
Vi è inoltre un problema legato alla fase offensiva che ultimamente, oltre a peccare di idee, è lunga e sbilanciata in avanti coi giocatori mal disposti in campo ed impreparati per una riaggressione ottimale, il che rende i rossoneri vulnerabili ai contropiedi degli avversari quando viene perso il pallone. Esempio lampante lo spazio sfruttato da Berardi alle spalle di Theo Hernandez nell’ultimo match a San Siro. Ricordiamoci che le azioni di contropiede, qualora si arrivi al tiro, permettono solitamente di ottenere grandi occasioni di segnare e infatti, nelle ultime 5 partite, il Milan è la 3a squadra col valore più alto di npxGA/Tiro in Serie A e la peggiore tra le big per vulnerabilità difensiva (concede troppe occasioni considerando il possesso concesso nelle zone più pericolose del campo agli avversari, come possiamo notare dal seguente grafico).
Il fattore portiere
Ora, non per sparare sulla Croce Rossa, però è evidente che, per dirla con un eufemismo, non sia proprio la one season wonder di Tatarusanu. Premesso che la colpa non è tutta sua, che forse la società poteva operare meglio sul mercato e che comunque un infortunio così lungo di Maignan era difficilmente pronosticabile, certo è che la mancanza dell’estremo difensore francese si sta facendo sentire, eccome.
Non solo a livello di goal prevenuti parando o meno (Tatarusanu subisce il 32% di goal in più rispetto ad un portiere medio, mentre Maignan era il migliore lo scorso anno riuscendo a subirne il 13% in meno), dove il portiere rumeno risulta uno dei peggiori del campionato fin qui, ma proprio come adattabilità allo stile di gioco del Milan. Infatti, per quanto gli vadano riconosciuti dei piccoli progressi, non è ancora in grado di ricoprire saldamente il ruolo del portiere moderno che, come Maignan, gioca quasi da libero permettendo di alzare la linea difensiva trasmettendo sicurezza alla squadra.
Dipendenza da Leao e Theo e mercato insufficiente
In fase di possesso i rossoneri sono diventati prevedibili. In fase di transizione continuano ad appoggiarsi velocemente ai riferimenti Giroud e Leao mentre quando si tratta di consolidare il possesso i terzini si accentrano, non offrendo altre soluzioni ed esponendo la squadra a facili letture agli avversari. Si è persa la fluidità nelle triangolazioni e spesso ci si affida ai guizzi dei singoli palla al piede. Sostanzialmente alla fascia Theo-Leao. I due infatti, nonostante non stiano attraversando la migliore stagione della propria carriera, contribuiscono assieme al 26% dei tiri del Milan, al 25% degli expected assists, palla al piede tentano il 33% dei dribbling di squadra e contribuiscono rispettivamente al 33% ed al 50% delle entrate nell’ultimo terzo di campo e nell’area di rigore.
Se abbiamo già parlato della mancanza di un sostituto all’altezza in porta, bisogna riconoscere che anche negli altri ruoli nessuno dei nuovi acquisti ha ancora inciso. Pertanto, quando qualcuno dei titolari fondamentali pecca in brillantezza, anche per l’eccessivo utilizzo, o è addirittura assente, il gioco della squadra ne risente pesantemente, come nelle ultime partite. Responsabilità suddivisa sui vari reparti e non solo sulla trequarti, dove si tende ad identificare erroneamente De Ketelaere come capro espiatorio, nonostante sia vero che da lui ci si aspettava di più, ma non si tiene mai a mente nella sua valutazione che il giocatore sta dimostrando di sapersi adattare pian piano alle richieste dell’allenatore e che dopotutto le sue prestazioni non sono così terribili come vengono dipinte (tra i pari ruolo in Serie A per 90’ giocati è nel top 30% per xA e passaggi filtranti, top 5% per passaggi che portano a tiri, top 10% per dribbling vinti e top 20% per palle recuperate).
Come uscirne dunque?
Viste le assenze, le mancanze lato mercato e la poca brillantezza di alcuni singoli, forse Pioli potrebbe optare per un approccio più equilibrato, schierando un centrocampista centrale in più a discapito di un trequartista, visto che a parte Leao gli altri non stanno convincendo. Ciò, unito ad un pressing meno aggressivo ed una linea di difesa più bassa potrebbe aiutare a ritrovare una solidità difensiva da cui ripartire, o comunque come soluzione temporanea in attesa che la squadra ritrovi le sue certezze per adottare quel gegenpressing che tanto l’aveva aiutata nella conquista dell’ultimo scudetto.
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