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Dentro la crisi del Milan dopo il KO con il Sassuolo: scomparsi i leader (ma Pioli cambi qualcosa)

Roberto Beccantini

Aggiornato 30/01/2023 alle 23:49 GMT+1

SERIE A - Nell’ordine: eliminato in coppa da un Toro in dieci; da 0-2 a 2-2 a Lecce, dopo un primo tempo francamente orrendo; 0-3 a Riad, con l’Inter, nella «bella» di Supercoppa; 0-4 all’Olimpico dalla Lazio di Maurizio Sarri. E, last but non least, 2-5 a San Siro contro quel Sassuolo che non vinceva dal 24 ottobre e il 22 maggio scorso.

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Eppure l’allenatore è sempre Stefano Pioli, il mago del sorpasso-scudetto. Eppure Theo Hernandez e Rafael Leao erano, nel salotto dei radical-chic, due «fenomeni». Eppure Charles De Ketelaere era sponsorizzato addirittura da Lele Adani, non da un orecchiante senza arte né parte. Se cerchi il Milan, e non la sua caricatura, devi andare indietro, molto indietro. Non vince dal 4 gennaio, quando espugnò Salerno (2-1). Poi ci fu la Roma, dominata per una settantina di minuti. Fidatevi: sembrava proprio il Milan d’antan, padrone e signore del destino, l’unico intruso dal quale Sua Altezza il Napoli avrebbe dovuto guardarsi.
E invece no. Era l’8 gennaio: la doppia rimonta della Lupa di Mou nascondeva una miccia che, trascurata dalla vigilanza, ha prodotto una fragorosa esplosione. Nell’ordine: eliminato in coppa da un Toro in dieci; da 0-2 a 2-2 a Lecce, dopo un primo tempo francamente orrendo; 0-3 a Riad, con l’Inter, nella «bella» di Supercoppa; 0-4 all’Olimpico dalla Lazio di Maurizio Sarri. E, last but non least, 2-5 a San Siro contro quel Sassuolo che non vinceva dal 24 ottobre e il 22 maggio scorso, nel giro di mezz’ora, gli aveva vidimato il titolo.
Altro che «Houston, abbiamo un problema». Qui i problemi sono tanti e, paradossalmente, sempre gli stessi. Se, sull’altra sponda, la staffetta fra Samir Handanovic e André Onana non ha cambiato molto, visto che i gol in trasferta continuano a fioccare, può essere che il trasloco da Mike Maignan a Ciprian Tatarusanu abbia tolto qualcosa agli automatismi difensivi. Qualcosa, però. Non tutto. Di sicuro, la diga è saltata: fra Inter, Lazio e Sassuolo sono ben 12 le reti incassate. Un’enormità. Stefano Pioli è forse diventato un brocco? Ma la «visione» di Theo e Leao non era stata farina del suo sacco? Il mercato si chiude il 31 gennaio e leggo di Nicolò Zaniolo. Boh.
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D’improvviso, Paolo Maldini e Ricky Massara devono marcare la ressa della zona Champions. Non più la vetta con le sue seduzioni. L’Inter ha scavalcato il Diavolo. L’Atalanta e la Lazio lo hanno raggiunto. La Roma lo bracca a un punto. L’obiettivo minimo del quarto posto è sotto assedio. E per fortuna non c’è più la Juventus, alle prese con i suoi abissi tecnici e giudiziari. Troppo comodo, tornando al Milan, scrivere che fu Pioli a portarlo oltre le colonne d’Ercole e, oggi, sono i giocatori ad averlo riportato indietro. La cesura qatariota, le beghe dei contratti, tutto ha contribuito a determinare lo stato di crisi.
Piano piano, come nel caso della Nazionale manciniana tra titolo europeo e sballo mondiale, il peso netto dei singoli sta venendo a galla. Al di là della vaselina propagandistica e degli episodi che spesso infestano le trame. E non è che il calendario sia comprensivo: domenica 5 febbraio, riecco il derby («fuori casa»); e il 14 febbraio, al Meazza, niente meno che il Tottenham di Antonio Conte per l’andata degli ottavi di Champions. L’assenza di Zlatan Ibrahimovic resta un macigno, anche se ormai siamo agli sgoccioli della carriera.
È difficile, quando la fiducia precipita, abiurare le proprie idee. Pioli ci provi. Si copra un po’ di più. Non offra alibi. Se la pancia è piena, la testa è la prima a cedere. Vero. Ma guai a dimenticare la qualità dei piedi. Sono gli approcci che allarmano: subito al tappeto a Lecce, in Arabia, a Roma, domenica. Secondo voi l’allenatore non lo avrà fatto notare? Il guaio è che la squadra non riesce a ribellarsi, scenario peggiore di un eventuale ammutinamento, risolvibile con il classico giro di vite. Peggiore, perché significa che siamo nel campo della psiche e della tecnica. I leader alla Ibra o alla Simon Kjaer sono scomparsi. L’effetto Pioli ha spinto la società a temporeggiare. La manita del Sassuolo non è un indizio: è una prova. L’ennesima.
Per commentare o fare domande potete inviare una e-mail aroberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il suo blog.
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Maldini: "Fiducia in Pioli? Domanda che speravo di non sentire"

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