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Dybala alla Roma: la più classica delle 'win-win situation'

Simone Eterno

Aggiornato 21/07/2022 alle 09:05 GMT+2

SERIE A - L'approdo di Paulo Dybala alla Roma pare calzare perfettamente a una definizione di economica e marketing: situazione win-win. Vince la Roma e vince anche il giocatore. Vi raccontiamo perché.

Come cambia la Roma con l'arrivo di Dybala

Win-win situation. Chi mastica di economia, così come di marketing, saprà già dove vogliamo andare a parare. Per tutti gli altri, la più semplice definizione possibile: un'espressione inglese che indica la presenza di soli vincitori in una data situazione. Per estensione si considera win-win una qualsiasi cosa che non scontenti o danneggi alcuno dei soggetti coinvolti. Paulo Dybala all’AS Roma pare calzare a pennello, soprattutto per come si erano messe le cose in questa torrida estate, dentro questa definizione. Vince la Roma. Vince il giocatore.
Perché nell’analisi delle cose non si possono dimenticare i fatti. E questi dicono che, al 17 luglio, con le squadre ormai riunite da parecchi giorni e la preparazione già ben avviata, Paulo Dybala era ancora fermo a Torino a giocare a teqball con gli ex compagni della Juventus.
Non esattamente la condizione migliore per approcciarsi a una stagione che per l’argentino deve essere quella del riscatto. Vietato, visti i tanti problemi muscolari, non prendere sul serio i carichi estivi. Vietatissimo non lavorare con un piano preciso e dettagliato su come rimettere in sesto – finalmente – una macchina che nelle ultime stagioni era stata davvero troppe volte poco affidabile. Anche perché era proprio a causa di questa situazione che al 17 luglio, probabilmente, Dybala era ancora rimasto a secco di alternative vere all’Inter. Perché sì, d’accordo, c’era Beppe Marotta, che conosce il valore del giocatore. E poi? E poi, in sostanza, il nulla. O meglio: “il nulla” da quelle big d’Europa che Dybala si aspettava di trovare alla sua porta da svincolato. Nessuna chiamata dalla Premier League. Nulla nemmeno dalla Spagna e quel tanto paventato Atletico. Nonostante il valore di fondo del giocatore, le richieste economiche prima e il rendimento percepito come “non da top” poi, specialmente nell’ultimo periodo juventino, avevano in sostanza lasciato Dybala con la sola promessa dell’Inter. Pochino, per chi – rumors più o meno affidabili di fondo – fino a meno di un anno fa rifiutava la proposta di rinnovo della Juventus a 10 milioni a stagione.
Insomma, per continuare con il paragone economico, se il prezzo lo fa la domanda e la domanda è legata al mercato, Dybala si è ritrovato a dover gestire la dura realtà dei fatti: abbassare le richieste e aprirsi a qualcos’altro.
Un qualcos’altro ritraducibile nella Roma. Club e proprietà con rilanciate ambizioni sotto la gestione Friedkin; abile a giocarsi l’esca Mourinho, perfetto – ne scrivevamo proprio un anno fa – per pescare attraverso palmares e carisma quel tipo di giocatori che senza di lui probabilmente avrebbero snobbato le lusinghe della Capitale. L’estate scorsa, quel Tammy Abraham che fuori dalla Premier League cercava spazio e continuità – missione e scommessa per altro compiuta. Oggi, quel Paulo Dybala che come il suo nuovo compagno di reparto, da Roma avrà bisogno di convincere, evidentemente, tutti quelli che in lui questa estate non hanno creduto. Dall’Inter stessa a quelle famose big d’Europa immobili di fronte a un’opportunità concreta. Dovrà ritrovare partite e continuità, in primis, l’argentino. Dovrà trovare giocate, assist e gol. Dovrà, in sostanza, rilanciarsi. Lo fa in quella che forse è la piazza migliore possibile, per lui, in questo momento: tecnicamente al centro del progetto e in una città in cui l’amore incondizionato per il campione è ciò che proprio non è mai mancato. E che di certo non mancherà per Dybala, che per profilo di spessore internazionale assoluto è un tipo di ‘figurina’ che nella Capitale mancava dai tempi della gestione Sensi, quando la Roma faceva concorrenza alla Juventus sul mercato per accaparrarsi giocatori che non a caso, poi, avrebbero portato a un titolo di cui ancora si parla.
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Paulo Dybala in allenamento in Portogallo nel ritiro della Roma, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Ecco, questo, forse, l’ultimo punto. A Dybala – al solo Dybala – non è probabilmente corretto chiedere ‘lo Scudetto’, come frettolosamente già mormorato da alcuni in queste ore. L’argentino, se in forma, potrà casomai portare alla Roma quelle giocate in più nella lotta al vero obiettivo: riportare i giallorossi tra le prime quattro. Il resto, lo farà la provvidenza di un affare che visto a freddo ha davvero senso per tutti. La Roma accetta il rischio di una clausola rescissoria bassa – si mormora 20 milioni – ma lo fa portandosi in casa un talento su cui non avrebbe avuto altrimenti capacità di appeal e lo fa con uno stipendio a prezzo di saldo. Dybala, se vorrà tornare laddove ambiva – all’elite assoluta del calcio europeo – lo dovrà fare attraverso gol, assist e minuti in campo con la maglia giallorossa. Nulla, insomma, che sembri andare per il verso scorretto da qualsiasi lato la si guardi. Sulla carta, vincono tutti. Al campo, come sempre, il compito di dare conferma a ogni qualsivoglia teoria o analisi estiva.
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