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Juventus: fra inchieste e le dimissioni di Agnelli, quel delirio di onnipotenza che porta a sentirsi superiore a tutto

Roberto Beccantini

Aggiornato 02/12/2022 alle 13:17 GMT+1

SERIE A - Dal processo per abuso di farmaci (2000) a Calciopoli (2006) all'ultimissimo filone dell'inchiesta Prisma, siamo al terzo indizio in un ventennio: e tre indizi fanno una prova. In attesa che la giustizia faccia il suo corso, ecco alcuni spunti di riflessione.

Un murales di Andrea Agnelli apparso nelle strade di Roma ai tempi della debacle dell'operazione Superlega, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Il filo conduttore che lega i tredici rinvii a giudizio alla storia della Juventus è il delirio di onnipotenza che la porta a voler essere, per forza e comunque, la più forte. Dal processo per abuso di farmaci (2000) a Calciopoli (2006) all'ultimissimo filone dell'inchiesta Prisma, siamo al terzo indizio in un ventennio: e tre indizi fanno una prova. In attesa che la giustizia faccia il suo corso, e al netto dell'invidia triviale e tribale che le disgrazie di Madama suscitano, vi giro piccoli spunti di riflessione.
1) I reati contestati sono gravi. Molto gravi. Lo stesso tifoso juventino - quello, almeno, senza anello al naso - comincia a fare «conti» che non coincidono più con la teoria del complottismo.
2) Va molto di moda il film «John versus Andrea». Non mi interessa. Mi interessa sapere chi ha ragione fra la procura e il presidente dimissionario/dimissionato (come il resto del Consiglio di amministrazione). Quando gli scudetti crepitavano, non ricordo che si accennasse alle faide familiari. C'è il rischio che diventi un alibi.
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John Elkann e Andrea Agnelli a Villar Perosa - Stagione 2022-23

Credit Foto Getty Images

3) Il «così fan (quasi) tutti», da Passaportopoli in su, non è campato in aria, ma più si è in alto, più si dovrebbe dare l'esempio. E se mai la frase suonasse troppo da libro Cuore, la aggiorno subito: dal 2001, su volontà dell'allora amministratore delegato, Antonio Giraudo, la Juventus è quotata in borsa. Ecco perché avrebbe dovuto agire con una cautela su cui i club non quotati, per paradosso, possono sorvolare.
4) Ammettiamo pure che John Elkann sapesse, anche se ho qualche dubbio (almeno, che sapesse fino in fondo). È il padrone: non può licenziarsi. Può, viceversa, licenziare il responsabile. Il confine tra dimissionari e dimissionati rimane ambiguo. Nel caso specifico, suggerisco «dimissionati».
5) Parlavo di delirio di onnipotenza. Luciano Moggi, Giraudo e il suo allievo, Andrea. Strepitoso nel recuperare la Juventus dalle macerie di Calciopoli, ma poi, piano piano, sempre più impaziente, bulimico, ossessionato e ossessivo. Nessun dubbio che la pandemia abbia pesato. Ciò premesso, la cotta per la Superlega (a fin di bene?) esula dal virus, lo stesso dicasi per la farsa dell'esame perugino di Luis Suarez: colpi bassi, cercati o tollerati, che lo hanno spinto a credersi superiore a tutto (e non a tutti, già un bel traguardo).
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Andrea Agnelli e Luciano Moggi insieme alla Juventus - Stagione 2005-06

Credit Foto Imago

6) Al di là degli sviluppi, è mai possibile che funzionari e giocatori - non proprio di primo pelo, tra parentesi - si vantino di aver maneggiato dettagli così scabrosi in maniera fin troppo creativa (gentile eufemismo), oppure li usino per regolare piccole vendette private?
7) Dicono che il peccato originale sia stato l'operazione Cristiano Ronaldo. Non escludo che i vertici abbiano sbagliato calcoli, economici e tecnici, opinando che avrebbe garantito la miniera della Champions. Garantito? Guai, però, a confondere gli eventuali errori di cassa con la grandezza del giocatore, che all'epoca della firma, nell'estate del 2018, aveva 33 anni. In Italia capita spesso: è bravo, ma antipatico. I termini vanno rovesciati: è antipatico, ma bravo. Solo da noi si può discutere Cristiano. Solo da noi.
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Cristiano Ronaldo ai tempi della Juventus

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8) Saranno gli eventuali processi, penali e sportivi, a orientare il futuro. Già la «supercazzola» della Superlega aveva costretto Agnelli alle corde, figuriamoci questo «ritorno di fiamma». La serie B e i due scudetti confiscati sono stati scaltramente riesumati e sbandierati. L'Uefa vigila, pronta a intervenire.
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Agnelli: "Vogliamo libertà di creare nuova competizione"

9) La piazza sogna Alessandro Del Piero. Per adesso, una mossa nazional-popolare. Massimiliano Allegri è stato investito delle funzioni (che non sempre coincidono con i poteri) di «manager di salvataggio». Il Mondiale finisce il 18 dicembre, il mercato ricomincia il 2 gennaio e il campionato il 4, prima o poi dovranno guardarsi negli occhi: dirigenti (nuovi), allenatore, giocatori. L'ultima volta fu la sera del 13 novembre e del 3-0 alla Lazio. Sesta vittoria consecutiva, terzo posto. Meno di un mese fa. Punto e a capo.
Per commentare o fare domande potete inviare una e-mail a roberto.beccantini@fastwebnet.it o visitare il suo blog, www.beckisback.it.
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Juve: da Buffon a Tevez e CR7, la Top 11 dell'era Andrea Agnelli

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