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Serie A, Kvaratskhelia al New York Times: "Con il pallone tra i piedi mi sento libero"

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DaEurosport

Aggiornato 14/03/2023 alle 17:58 GMT+1

SERIE A - Il prestigioso quotidiano statunitense ha inviato a Napoli la sua prima firma del calcio, Rory Smith, per intervistare il calciatore georgiano che ha sconvolto in positivo anche le più rosee aspettative. Ne è venuta fuori una lunga chiacchierata interessante che mette in mostra anche il lato fuori dal campo di Kvaratskhelia.

Kvaratskhelia esulta per il gol in Sassuolo-Napoli - Serie A 2022/2023

Credit Foto Getty Images

Non è la prima volta che il New York Times si occupa di Khvicha Kvaratskhelia. Qualche tempo fa gli dedicò una pagina intera. Stavolta la sua prima firma del calcio, Rory Smith, ha viaggiato fino a Napoli per raccontarlo di persona. E così dalla terrazza del Grand Hotel Parker’s Kvaratskhelia ha riposto alle domande del collega rappresentante uno dei più prestigiosi quotidiani al mondo. Riportiamo il contesto e parte dell’intervista, che potete trovare integralmente qui.
La stella emergente del calcio europeo sembra brevemente a disagio – scrive Smith – Non è l’ambientazione. È quasi perfetto: è appoggiato a una ringhiera in ferro battuto ... E’ la posa che lo lascia perplesso. Non riesce a decidere cosa fare delle sue braccia. Se le avvicina troppo, sembra rigido, teso. Se permette loro di scivolare troppo lontano, viene trascinato in una posizione scomposta. Non riesce a trovare un compromesso che lo renda felice. Per un attimo rimane sconcertato. E in quel momento, è appena fuori dalla sua zona di comfort”.
Il che, continua Smith, “in un certo senso è abbastanza rassicurante”. Perché “negli ultimi nove mesi, dopotutto, non è stato subito chiaro che esistesse qualcosa che potesse far perdere l’equilibrio a Kvaratskhelia”.
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Khvicha Kvaratskhelia

Credit Foto Getty Images

E ancora, il New York Times scrive che non esistono più traiettorie di carriera come quella di Kvaratskhelia. Perché oggi i talenti futuri del calcio vengono pescati subito, prima che siano adolescenti. “Hanno agenti a 10 anni, offerte di scarpe a 12 e milioni di visualizzazioni su YouTube prima che raggiungano 14. Vengono convocati dai grandi club molto prima che compiano 16 anni, leggende sfilate davanti a loro da squadre che litigano disperatamente per il loro affetto e la loro firma. Il tipo di talento che può illuminare uno dei principali campionati europei viene identificato e coltivato mentre sta ancora germogliando”.
E invece Kvara no. Di Kvara nessuno se n’era accorto, a parte il Napoli. “Un giocatoreche si rivelerà subito tra le forze d’attacco più devastanti al mondo” scrive ancora il Nyt.
Niente di tutto ciò sembra averlo turbato minimamente. “L’inizio è stato così fluido che sembrava un sogno“, dice lui. “Ma a un certo punto, all’inizio, ho dovuto riprendermi, ricordare a me stesso che non era un sogno, che era la realtà, e dovevo trovare la forza in me stesso per viverlo”.
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Luciano Spalletti applaude Kvaratskhelia, Napoli-Cremonese, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Smith scrive che “Kvaratskhelia non possiede ancora la patina lucida della superstar in ascesa. I suoi capelli sono arruffati: non ad arte o deliberatamente, ma distrattamente. La sua barba è folta ma abbastanza irregolare che ha preso piede anche un altro soprannome, Che Kvara. Sembra un poeta d’amore torturato o un appassionato studente di politica”.
Ma poi dalle risposte si capisce che non è tutto genio sregolato il gioco di Kvara. Anzi. “Tendo a cedere alla gratitudine. Sono grato per ogni pezzo di amore e affetto che le persone mi mostrano. E’ una fonte di motivazione e ispirazione. È una responsabilità enorme. Devo dimostrare ogni partita che posso mantenere le promesse“.
Anche se “la sua più grande risorsa è un’immaginazione selvaggia".
"Quella libertà è la mia firma. È una cosa che riconosco in me stesso. È perché amo quello che faccio. Quando gioco, in un certo senso il gioco mi porta via”.
Kvaratskhelia racconta della telefona con Spalletti prima di arrivare a Napoli: “È stata una bella chiacchierata. Mi ha detto cosa avrei dovuto fare per la squadra. Abbiamo parlato molto di concentrarsi sul lavoro difensivo, di far parte del gioco di squadra e dell’importanza dello spirito di squadra. Questo è ciò che è veramente importante per lui: lo spirito. Gli allenatori italiani sono famosi. Sanno come far rendere i giocatori”.
Così parla del suo calcio: “Giochi con il tuo cuore, con passione, ma giochi anche con il tuo cervello cosciente. È più una cosa consapevole che altro, basata su ciò che hai imparato in allenamento, sugli errori che hai fatto in precedenza, sulle opzioni che ci sono”.
Insomma, conclude il Nyt, “quella che sembra l’opera di un genio estemporaneo è, per Kvaratskhelia, in realtà nient’altro che un modello costruito di esperienza vissuta".
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Spalletti: "Kvaratskhelia mi ricorda Momo Salah"

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