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Serie A - José Mourinho: "Non so se resterò alla Roma dopo il 2024. Mi piace il romanismo, ma esiste l'anti-mourinhismo"

Eurosport
DaEurosport

Pubblicato 10/10/2023 alle 11:20 GMT+2

CALCIO, SERIE A - José Mourinho protagonista del 2° episodio di "Federico Buffa Talks". Il tecnico portoghese della Roma ha nuovamente spaziato su diversi argomento, non confermando però se resterà o meno alla guida dei giallorossi dopo il 2024 e sostenendo l'esistenza dell'anti-mourinhismo: "L’anti-mourinhismo sono quelli che dicono di essere tifosi e invece non lo sono".

Mourinho: "Non sono io il problema della Roma: non lo accetto!"

Dopo un avvio di Serie A alquanto complesso, con soli 5 punti accumulati in sei giornate, la Roma sta pian piano risalendo in classifica e vanta una striscia aperta di due vittorie consecutive, l'ultima maturata per 4-1 contro il Cagliari. Eppure, quando si scrive o si parla della stagione dei giallorossi, si scrive e si parla soprattutto del loro eclettico allenatore portoghese, José Mourinho.
Protagonista del programma Sky "Federico Buffa Talks", il cui secondo episodio è uscito proprio oggi, Mourinho ha parlato nuovamente della sua avventura a Roma, non dando però garanzie sulla sua permanenza nella capitale: "Se resto oltre il 2024? Non lo so". Ripercorrendo le motivazioni dietro la scelta di allenare i giallorossi, Mourinho è anche ritornato sull'esperienza passata all'Inter.

Sull'anti-mourinhismo

"Esiste il mourinhismo? Anche l’anti-mourinhismo. Specialmente a Roma, ci sono entrambe le fazioni. Il mourinhismo lo conoscono le persone che sanno cosa ho fatto. L’anti-mourinhismo sono quelli che dicono di essere tifosi e non lo sono, gente felice in tutto il tempo in cui la Roma non vinceva una coppa e non aveva alcun tipo di successo europeo. Si divertono in radio e va bene. L’anti-mourinhismo vende, il mourinhismo è un modo di stare nella vita più che nel calco. Lo dico perchè trovo gente per strada che si identifica con me, per il modo di stare nella vita".

Sul romanismo

"La Roma è arrivata con un discorso che mi è piaciuto, ed è stata la proprietà che mi ha fatto scegliere. Dopo, quando sono arrivato e ho imparato a conoscere il romanismo, ho imparato a comprendere tutti i loro dubbi, ho imparato a conoscere tutte le loro frustrazioni e ho cercato di entrarci dentro. Mi piace il romanismo. Mi piace il romanista puro, mi piace il romanista della strada. Quando sono in panchina e guardo alla destra all’Olimpico mi emoziono ancora".

Sui risultati già ottenuti con la Roma

"Io allenatore vecchio? Esiste un vecchio che ha preso una squadra che non ha fatto niente nell’ultima generazione e ha ottenuto due finali europee ed esiste un giovano che ha vinto due partite. Il calcio è cosi. Io non sono un grande esempio di umiltà perché questo sono io. Non è questione di essere umile, è essere come sono io, dire quello che penso se non è proibito, e nel calcio certe cose non si possono dire. L’ho imparato nel modo più difficile. Il calcio è il gioco del popolo, libertà di espressione, di pensiero, anche di sentire, ma purtroppo il calcio a determinati livelli non è libertà. E l’ho capito. Nessuno, però, mi può criticare o fermare nel dire qualcosa che penso di me stesso".

Sul passaggio al Real Madrid dopo il triplete con l'Inter

"Sono sempre molto onesto con gli altri e con me stesso. Potevo andare al Real Madrid dopo la prima stagione all’Inter, però avevo firmato un contratto per restare più di un anno. Avevo un rapporto incredibile non solo con il Presidente ma anche con la famiglia. Un rapporto fantastico. Sono andato a casa del presidente al termine della prima stagione e siamo arrivati alla conclusione che sarei rimasto un anno in più. Sapevo che volevo andare. Non era la vittoria o la sconfitta nella finale di Champions League che avrebbe deciso la mia vita, avevo deciso prima, volevo andare al Real Madrid. L’opportunità è arrivata per la seconda volta e ho voluto andare via, era un momento della mia carriera dove vivevo con questo senso di dover fare, per forza".
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