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Juventus-Inter, polveriera d’Italia: da «Allegri, quale Chiesa?» a Inzaghi favorito

Roberto Beccantini

Pubblicato 24/11/2023 alle 07:42 GMT+1

SERIE A - Domenica alle 20:45 il momento clou dopo il ritorno dalla pausa per le Nazionali, prima contro seconda in classifica con una favorita sulla carta, anche se il pareggio potrebbe essere un compromesso accettabile.

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Dal trampolino europeo della Nazionale il popolo si tuffa di pancia tra i cavalloni di Juventus-Inter. Domenica sera, ore 20,45. La cima Coppi della tredicesima giornata. E’ un derby d’Italia che, come ai vecchi tempi, profuma di scudetto. Basta cogliere l’attimo e fregarsene delle proiezioni. Inter 31, Juventus 29: la seconda contro la prima. Fuoco alle polveri.
Facile, riassumerne la locandina: lo scudo di Massimiliano Allegri, le frecce di Simone Inzaghi. Sin qui, il feticista del Corto muso si è retto sulle barricate: 7 gol, uno in più dei rivali. Inzaghino, sull’artiglieria: 29 reti, dieci in più degli avversari. Capocannoniere, con 12, è Lautaro Martinez: gli juventini più vicini sono Federico Chiesa e il «fu» Dusan Vlahovic con 4. La scorsa stagione, le sfide furono quattro, addirittura: due in campionato, due in coppa. Morale: Juventus-Inter 2-0, 1-0; 1-1, 0-1. Perse solo una volta, Madama. E sul traguardo, proprio per via dei confronti diretti, avrebbe domato la parità di punti (72): Juventus terza, Inter quarta. Il meno dieci della giustizia sportiva ghigliottinò il podio: Inter terza, Juventus settima. E fuori dalle coppe. Non l’Inter: attesa in Champions, già mercoledì, dal Benfica a Lisbona.
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Simone Inzaghi e Massimiliano Allegri in occasione di Juventus-Inter - Semifinale di andata Coppa Italia 2022-23

Credit Foto Getty Images

L’azzurro ha restituito il miglior Chiesa e il miglior Nicolò Barella. Se per il tamburino sardo si trattava di un periodo non particolarmente brillante, diverso è il caso dell’ex Viola. La doppietta ai macedoni ha rilanciato i dibattiti sul ruolo: ala, seconda punta, un po’ l’una e un po’ l’altra, «libero d’attacco»? La posizione s’inchina agli studi del discente e alla cultura del docente. Papà Enrico cominciò dalla fascia per poi traslocare in area. E’ l’idea che Max insegue e persegue con e per il rampollo. Intento nobilissimo, a patto di non abbandonarlo al suo destino: come al Franchi; come nella semifinale-bis di coppa a San Siro.
Luciano Spalletti, in compenso, gli chiede di fare «anche» il terzino, ma soprattutto l’ala mobile. Alla Cristiano Ronaldo, dalla sinistra al centro. E lo supporta con un fior di pressing e la Maginot a metà campo. Ciò premesso, 7 gol su 44 presenze in Nazionale sono pochi: e Allegri non c’entra.
Che partita sarà, alla lavagna? A meno che un episodio non la infiammi, scompaginandone la trama, mi aspetto una Juventus guardinga, sul pezzo, e un’Inter più manovriera. Nuvole vaganti coinvolgono gli assenti - Manuel Locatelli, Danilo e Timothy Weah; Alessandro Bastoni, Benjamin Pavard e Juan Cuadrado - senza trascurare i chiodi della sosta. Non sarà notte da rime baciate, l’Inter è più forte e ha il pronostico dalla sua, bestia sempre tosta da piegare, ma ormai ci è abituata. Ha vinto le ultime quattro gare; la Juventus, le ultime cinque. Il 13 gennaio, arrivata a quota otto, deragliò a Napoli (1-5).
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Federico Chiesa

Credit Foto Getty Images

L’Inter, che vanta uno straordinario 5 su 5 in trasferta, può colpire dai fianchi (Denzel Dumfries, Federico Dimarco), dal cuore del fronte (Lau-Toro), con le sgroppate di Marcus Thuram o attraverso gli inserimenti di Barella e Henrikh Mkhitaryan. Non escludo che una punta (Moise Kean?) ronzi attorno a Hakan Calhanoglu per sporcarne il radar.
Quarta nella mia griglia - e dunque, per ora, oltre ogni ragionevole limite - la Juventus caccia i momenti: morde e fugge, fugge e morde. Molto dipenderà da Chiesa, dalla sua «garra», dagli impulsi che la panchina gli invierà. Ho letto di Kenan Yildiz mossa a sorpresa: il diciottenne turco ha talento e coraggio, ma dall’inizio non credo: precedenza a Fabio Miretti, visto il probabile k.o. di Locatelli (con relative correzioni in mezzo).
Il pareggio rappresenta un accettabile compromesso: l’Inter rimarrebbe in testa, la Juventus in scia. La storia accende la cronaca. Favorito, ripeto, è Inzaghi. Allegri lo sa, e sa pure che per una volta, in cambio del risultato, gli verrebbe perdonato persino un catenaccio più fitto di quello di Firenze.
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