Le 5 verità di Juventus-Torino 0-0: no, i bianconeri non sono da Scudetto

SERIE A - Spalletti e diversi giocatori avevano lanciato l'urlo di battaglia, ma il pareggio senza reti nel derby spegne subito l'entusiasmo: i limiti sono sempre i soliti. Il Toro allunga la striscia positiva e conferma di avere un'anima, sorretto da un Paleari sempre più sorprendente.

Spalletti chiarisce: “Ho detto di lottare per lo Scudetto non di vincerlo, c’è differenza”

Video credit: Eurosport

Juventus-Torino, match valido per l'undicesima giornata di Serie A, è terminato sul punteggio di 0-0. Gara arbitrata da Luca Zufferli di Udine. Qui di seguito le 5 verità che ci ha lasciato la partita dell'Allianz Stadium.

1) Juve da Scudetto? Andiamoci piano

Luciano Spalletti, durante la propria conferenza stampa di presentazione andata in scena nove giorni fa, ha risposto con un "perché no?" alla domanda se la sua Juventus potesse rientrare nel giro Scudetto. E tutti gli sono andati dietro, da Conceiçao a Cambiaso, concordi nel fare la voce grossa e nel dire che a Torino "si deve lottare per tutto". Solo che poi è sempre il campo a emettere i veri giudizi. E il campo sta dicendo che no, questa Juventus non è e non può essere da Scudetto. Non tanto per lo 0-0 nel derby, quanto per il modo in cui è arrivato: i bianconeri ci hanno anche provato, peccando però in continuità, cattiveria e idee lungo l'arco della gara. I soliti limiti, insomma, sono emersi ancora una volta. I limiti visti con Tudor, ancor prima con Thiago Motta. Come a dire che non c'è nulla di nuovo sotto il sole torinese. E che, di fatto, un cambio di allenatore può risolvere solo in parte la situazione.
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Dusan Vlahovic a braccia larghe, Juventus-Torino

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2) Il Torino non è imbattuto da 6 partite per caso

Il Torino esulta, strappa lo 0-0, ancora una volta non vince ma intanto non perde come quasi sempre aveva fatto negli ultimi tre decenni: è già una gran cosa. Ma la squadra di Marco Baroni (squalificato dopo il rosso col Pisa, in panchina c'era il vice Leonardo Colucci) può sorridere anche per un altro motivo: ha un'anima. Quella che le ha permesso di aprire una striscia di tutto rispetto di sei risultati utili di fila, di andare a un passo dal successo in casa della Lazio, di battere il Napoli, di fermare il Bologna al Dall'Ara, ma anche di rimontare dallo 0-2 al 2-2 contro il Pisa. E infine di pareggiare allo Stadium. Il Toro si è messo in trincea, ha sofferto, è stato salvato da Paleari e tenuto in piedi dagli ottimi Ismajli e Maripan. E nella ripresa ha ribattuto colpo su colpo alla Juve, sfiorando pure il colpaccio. L'ultima sconfitta è roba di quasi un mese e mezzo fa, 1-2 a Parma il 29 settembre: non è un caso.

3) Paleari può anche sognare il posto da titolare

Il migliore in campo è stato Alberto Paleari, e non è una novità: era già accaduto un paio di settimane fa contro il Genoa, gara nella quale proprio lui era stato il grande protagonista con due interventi super nei minuti finali. L'ex portiere del Benevento ha detto di no a Conceiçao, a Thuram, a McKennie, a David: in pratica a tutti i bianconeri che hanno provato a superarlo. Un muro che, giustamente e unanimemente, si è preso la palma del migliore in campo. Il problema, se così si può chiamare, è che si parla del dodicesimo tra i pali del Torino: il titolare è Franco Israel, infortunatosi contro il Napoli e out per la terza volta consecutiva. Le gerarchie di Baroni, insomma, sono sempre state chiare fin dal principio. Ma ancora una volta, come nel caso della Juventus, è il campo a emettere ogni giudizio. E il campo sta dicendo che il trentatreenne Paleari, che fino a poco più di un anno fa giocava in Serie C, può anche sognare di tenersi il posto dopo il ritorno di Israel. Perché no?

4) Questo Yildiz non basta alla Juve

I giudizi sulla prestazione di Kenan Yildiz sono stati divisivi al termine del derby. Per qualcuno ha deluso, per altri è stato uno dei migliori nella ripresa. Chi scrive ha questa seconda visione delle cose: tra guizzi personali e un tocco in area a liberare David, il turco ha se non altro cercato di movimentare una partita che stava prendendo una brutta piega grazie al ritorno di fiamma del Torino. Il tutto a contrasto di un primo tempo che, sì, era stato oggettivamente non all'altezza. Però ancora non basta. Non può bastare a una Juve che senza l'inventiva di Yildiz si conferma povera di qualità e di idee, non può bastare a lui per meritarsi tutti i paragoni che gli sono stati appioppati negli ultimi anni. L'alibi della stanchezza e di un ginocchio malandrino regge fino a un certo punto.
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Kenan Yildiz sconsolato, Juventus-Torino, Serie A 2025-2026

Credit Foto Getty Images

5) Sarebbe un peccato ricambiare ruolo a Koopmeiners

Altra prestazione solida di Teun Koopmeiners da terzo di difesa, ruolo in cui Spalletti lo ha sperimentato con successo otto giorni fa a Cremona: la terza di fila, dopo quella dello Zini e contro lo Sporting. Qualcuno storcerà il naso, pensando a come il principale colpo di mercato dell'estate 2024 abbia dovuto arretrare e di parecchio la propria posizione pur di dare un contributo positivo alla causa, e chi lo fa ha pienamente ragione: Koop dovrebbe fare la differenza dalla metà campo in su, non nella propria. Ma questo passa il convento. E il fatto che l'ex giocatore dell'Atalanta non abbia dimenticato i meccanismi di quando all'AZ faceva il difensore, e che si stia trovando pienamente a proprio agio là dietro, suggerisce che sarebbe un peccato ricambiargli il ruolo proprio adesso riportandolo a centrocampo.
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Spalletti: "Zhegrova? Impressionante la sua rapidità: ci darà soluzioni"

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