Pisa, Cuadrado: "Triste l'addio alla Juventus, Inter la più forte, non sono un cascatore. Gilardino? Diventerà un grande allenatore"

CALCIO, SERIE A - Juan Cuadrado, 37 anni, ha scelto il Pisa per il progetto e per provare ad andare al Mondiale con la Colombia. E questo weekend guarderà da spettatore Juventus-Inter, lui che ex di entrambe: "La Juve è la Juve, si è rinforzata con giocatori forti, ma l’Inter è la più forte. Anche se l’anno scorso non ha vinto nulla. Il Pisa? Ho scelto di restare qui anche per la mia famiglia".

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Domenica alle 15 sarà in campo col suo Pisa contro l'Udinese, una delle sue ex squadre, mentre sabato guarderà da spettatore il derby d'Italia fra Juventus e Inter, altre due maglie che ha vestito in carriera. Parliamo ovviamente di Juan Cuadrado, 37 anni, uno dei volti nuovi del neo promosso Pisa, che punta ad un torneo importante per conquistare anche un posto nella Colombia per il Mondiale 2026.
Parlando alla Gazzetta dello Sport ha detto sulla scelta del Pisa: "Ho detto sì in due giorni. C’era la possibilità di andare in Spagna, la Liga è sempre stata un pallino, ma ho scelto di restare qui anche per la mia famiglia. Mia madre non s’è mai andata da Torino. Cosa mi ha convinto? La chiarezza del progetto. Ho detto sì in due giorni. Punto alla salvezza e al Mondiale con la Colombia. Sto lavorando duro per arrivare al 100% e Gilardino mi sta aiutando. Diventerà un grande allenatore".
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Juan Cuadrado con la maglia del Pisa

Credit Foto Getty Images

Su Juventus-Inter

Da spettatore, in vista del big match di sabato allo Stadium, dice: "La Juve è la Juve, si è rinforzata con giocatori forti, ma l’Inter è la più forte. Anche se l’anno scorso non ha vinto nulla". Cuadrado tra l'altro spesso decisivo proprio contro l'Inter: "Ai nerazzurri ho segnato sei gol. Non c’è altra squadra a cui ho fatto più male, è vero. In più, è sempre successo qualcosa: Perisic, Handanovic… ma voglio ricordare il gol di controbalzo realizzato all’Allianz nel 2017 da fuori area".

Juve tra bei ricordi e un triste addio

"Ho vissuto otto stagioni magici, ho vinto cinque scudetti e diverse coppe. Rispetto al Cuadrado di Firenze ero più completo e soprattutto più maturo. L’unico rimpianto resta la finale di Champions persa a Cardiff", racconta sull'esperienza in bianconero. Però il finale lascia tanta amarezza nel colombiano: "L’infortunio di De Sciglio aveva aumentato le mie chance, Allegri voleva tenermi. Da parte mia non c’erano dubbi: sarei rimasto. Poi la dirigenza è cambiata, l’allenatore è andato via e io sono rimasto in attesa. Mentre aspettavo una chiamata, lessi sui social che l’avventura con la Juve era finita. Avrei preferito una parola o un messaggio privato. Ci sono rimasto male, è stato molto triste. Ma il calcio è così. I tifosi sono e saranno sempre nel mio cuore".
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Juan Cuadrado esulta dopo un gol segnato all'Inter, Getty Images

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La stagione all'Inter

In nerazzurro ha vinto lo Scudetto della seconda stella ma ha giocato solo 12 gare per infortunio: "L’infortunio al tendine d’Achille mi ha condizionato, ma ho fatto parte di un gruppo di campioni e vinto lo scudetto della seconda stella. Scelsi l’Inter perché la famiglia voleva restare in Italia. Avevo diverse offerte dall’estero. Mi sono trovato bene con tutto il gruppo, Inzaghi ha sempre avuto fiducia. Ho cercato di fare il possibile per recuperare e dare il mio contribuito, ma ci sono riuscito solo in parte".

Leader ma non cascatore

A chi dice che è uno che si lascia cadere troppo facilmente, un cascatore, Cuadrado risponde così: "Se mi dà fastidio? Beh, sì. Magari in alcuni episodi ho accentuato di più, ma se cado è perché sono stato toccato. Il mio gioco è così". E la chiosa sulla leadership dentro lo spogliatoio, a 37 anni: "Un leader positivo. Non amo tirare le orecchie, preferisco parlare. C’è modo e modo di dire le cose. Di strigliate ne ho prese, soprattutto in Colombia. Ricordo partitelle a tutto campo tra titolari e ‘panchinari’. Quando giocavi tra le riserve eri più sciolto e rilassato, mentre quando c’era da giocare con gli altri sbagliavi di più. La pressione dei ‘grandi’ ti può mettere ansia. Io cerco di incoraggiare i più giovani anche se sbagliano un passaggio. So cosa vuol dire".
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Gilardino: "Pisa piazza entusiasmante: voglio una squadra con spirito garibaldino"

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