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Serie B, Claudio Lotito e la Salernitana: tra il sogno Serie A e l'obbligo di vendere

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Aggiornato 07/05/2021 alle 10:55 GMT+2

SERIE B - Se la Salernitana dovesse raggiungere la Serie A (e potrebbe farlo già oggi), Lotito sarebbe costretto a vendere la società. Il regolamento dice che "non sono ammesse partecipazioni o gestioni che determinino in capo al medesimo soggetto controlli diretti o indiretti in società appartenenti alla sfera professionistica o al campionato organizzato dal Comitato Interregionale".

Claudio Lotito, presidente Salernitana, Getty Images

Credit Foto Getty Images

Oggi pomeriggio andrà in onda la penultima giornata del campionato di Serie B e, dopo l'Empoli di Alessio Dionisi, un'altra forte candidata al salto nella massima categoria è la Salernitana di Fabrizio Castori. Battendo i toscani già promossi, e sperando che Lecce e Monza non vincano le rispettive partite, gli amaranto tornerebbero di fatto in Serie A. Cosa comporterebbe questo per il Presidente Claudio Lotito? Se i campani dovessero centrare la promozione nella massima serie, il patron biancoceleste, secondo le norme federali, dovrebbe vendere uno dei due club di cui è proprietario: la Lazio (ipotesi improbabile per ovvi motivi) o la Salernitana stessa.
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Il regolamento

L’attuale assetto proprietario vede il pacchetto azionario diviso fra due società, la Omnia Service che fa riferimento a Enrico Lotito, figlio del proprietario della Lazio, e la Morgenstern di cui è amministratore Marco Mezzaroma, cognato del presidente biancoceleste. Nel comma 1 dell’articolo 16 bis, si stabilisce che "non sono ammesse partecipazioni o gestioni che determinino in capo al medesimo soggetto controlli diretti o indiretti in società appartenenti alla sfera professionistica o al campionato organizzato dal Comitato Interregionale".
Non troverebbero conferma le voci di un intervento normativo che possa lasciare aperto uno spazio al mantenimento della proprietà. Inoltre, le Noif fissano un limite per "parenti o affini entro il quarto grado riconducibili, anche indirettamente, alla maggioranza dei voti di organi decisionali ovvero un’influenza dominante in ragione di partecipazioni particolarmente qualificate o di particolari vincoli contrattuali". La Figc assegna ai soggetti interessati "un termine perentorio non superiore a 30 giorni, entro il quale dovrà darsi luogo alla cessazione della situazione di controllo".
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