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Olimpiadi Calcio femminile, chi è Quinn, prima transgender e non-binaria a medaglia col Canada

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DaEurosport

Aggiornato 08/08/2021 alle 10:32 GMT+2

TOKYO 2020 - Quinn, centrocampista della nazionale canadese femminile di calcio, è diventata la prima transgender di genere non binario a vincere una medaglia alle Olimpiadi. "Festeggerò quando saremo tutti qui", ha dichiarato dopo la finale vinta ai rigori contro la Svezia.

Quinn (Kanada)

Credit Foto Getty Images

Per indicarla basta solo il suo cognome, perché il suo nome di battesimo l’ha scartato da tempo. Preferisce usare i pronomi neutri they/them per identificarsi. Quinn, 25enne centrocampista canadese, è la prima atleta transgender e non-binary ad aver gareggiato ai Giochi avendo preso parte ai primi incontri di luglio.
Inoltre, quando la compagna di squadra Julia Grosso ha insaccato il rigore decisivo che ha permesso al Canada di mettersi al collo il metallo più prezioso del torneo di calcio femminile, Quinn è diventata la prima atleta transgender e non-binary a vincere una medaglia olimpica.
Quinn aveva già vinto un bronzo alle Olimpiadi di Rio, ma a quel punto non aveva ancora rivelato al mondo la sua vera identità. Solo nel settembre 2020, Quinn ha dichiarato di essere transgender e di genere non binario. Il CIO le ha concesso il lasciapassare per arruolarsi alla spedizione femminile siccome i suoi livelli di testosterone sono ricaduti entro i limiti consentiti.

Quinn, simbolo delle Olimpiadi più inclusive di sempre

Alla lotteria dei rigori contro la Svezia, Quinn ha vinto una battaglia sociale, non solo sportiva. E’ riuscita a cantare a squarciagola la sua libertà, e quella di milioni di persone transgender nel mondo che vorrebbero professare le loro passioni alleggerite da discriminazioni o limitazioni di sorta.
La sua voce si unisce a quelle di Laurel Hubbard, sollevatrice di pesi neozelandese, della skater statunitense Alana Smith, di Chelsea Wolfe (BMX) e di tutta la comunità LGBTQ+ dentro e fuori dalla bolla di Tokyo: questi Giochi sono stati l’edizione più inclusiva di sempre, con 180 atleti LGBTQ+, quattro transgender e non binari; a Rio 2016, il numero degli atleti LGBTQ+ si fermava solo a 56, e 0 transgender, sebbene la riforma del CIO che dava il via libera ai trans nelle competizioni olimpiche risalisse al 2004.
Proprio per questo motivo, a CBC Sports, Quinn ha ribadito il suo impegno per rendere lo sport più accessibile a tutti: “Questo mi ha dato grande responsabilità. Lo sport è la parte più eccitante della mia vita e quella che mi dà più gioia. Se posso permettere ai bambini di amare gli sport che amano, questa è la mia eredità ed è per questo che sono qui”.
Subito dopo la sua prima partita a Tokyo, Quinn aveva confessato tutta la sua emozione in un post su instagram: “Sono orgogliosa di vedere "Quinn" nella formazione ma mi sento triste nel sapere che ci sono stati degli olimpionici prima di me incapaci di vivere la loro identità a causa del mondo di oggi. Però mi sento ottimista per il cambiamento: nelle leggi, nelle regole, nelle strutture e nella mentalità. Soprattutto sono consapevole della realtà: le ragazze trans vengono bandite dallo sport. Le donne trans affrontano discriminazioni e pregiudizi mentre cercano di perseguire i loro sogni olimpici. La lotta non è vicina alla fine. Festeggerò quando saremo tutti qui”.
Quinn è stata una pedina fondamentale nello scacchiere canadese, centrocampista centrale dotato sia tecnicamente che fisicamente, ha lavorato da cuneo per aprire varchi nella metà campo offensiva della sua squadra. Quinn milita nei Seattle OL Reign della NWSL, e ha collezionato 68 presenze con la casacca della sua nazionale. Figlia di una famiglia di atleti - la madre Linda giocava a basket nell’università di Waterloo mentre il padre Bill aveva praticato rugby nell’università dell’Ontario Occidentale – Quinn non ha mai rinunciato alla sua passione più grande, il calcio. Ora, con una comunità ispirata dalle sue gesta, il vento del cambiamento soffia decisamente dalla sua parte.

Il bacio di Megan Rapinoe e Sue Bird

Il suo grido di libertà si somma all'immagine simbolica che Megan Rapinoe (centrocampista del Team USA, bronzo a questi Giochi) e Sue Bird ci hanno regalato subito dopo la finale di basket femminile che ha decretato il settimo oro consecutivo delle statunitensi: Rapinoe e Bird si sono scambiate un bacio dopo l'oro conquistato da quest'ultima (il suo quinto con la nazionale a stelle e strisce).
Nel pre-partita, Megan Rapinoe ha parlato ai microfoni NBC : "[Sono] onestamente ispirata, e le ho detto l'altro giorno, sembra banale da dire, ma è come se tutto ciò che vorresti per qualcuno che hai ammirato. Ovviamente, posso stare con lei e amarla, questa è la parte più speciale. Fa le cose nel modo giusto. Gioca con un senso di gioia, rende tutti gli altri intorno a lei migliori dentro e fuori dal campo. È una persona fantastica, inizierò a piangere. Mi farai piangere sulla TV nazionale".
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