Lo Zenit brinda

Lo Zenit vince e riporta la Russia al centro della scena del calcio europeo: con pieno merito, se si guarda solo alla finale, con meriti anche maggiori se si pensa che questa squadra è passata attraverso un cammino interminabile... lo Zenit era arrivata alla finale contro tutti i pronostici dopo avere eliminato lo Zlate Moravce e lo Standard Liegi nei turni di qualificazione, classificandosi terzo nel girone a cinque alle spalle di Everton e Norimberga e davanti a AZ67 e Larissa, eliminando poi Villareal, Olimpique Marsiglia, Bayer Leverkusen e Bayern Monaco: un cammino straordinario che i Rangers si sono in gran parte risparmiati arrivando di rimbalzo dalla Champions League.

Tra le due outsider che hanno messo fuorigioco Fiorentina e Bayern il primo tempo brutto, a tratti inguardabile: i Rangers stanno coperti senza cercare quasi mai l'affondo. E quando provano ad affacciarsi nell'altra metà del campo non impressionano né per gioco né per idee. Un cross di Papac tra i cartelloni pubblicitari e un cross di Darcheville per Ferguson, anticipato sono le uniche emozioni costruite dagli scozzesi che sprecano nel finale l'unico calcio di punizione conquistato in una posizione decente per tirare da Darcheville.

I russi ci provano con maggiore insistenza affidandosi soprattutto ad Arshavin: un suo affondo su lancio di Denisov si spegne sull'esterno della rete, mentre Alexander è costretto a intervenire un paio di volte su conclusioni dalla distanza sicuramente più pericolose di quelle capitate al collega dall'altra parte del campo. Unico episodio dubbio una deviazione di Broadfoot forse con un braccio proprio all'ultimo istante di gioco. Ma l'arbitro fa proseguire.

E' nel secondo tempo che la partita finalmente si sveglia, per altro dopo un lungo periodo di incubazione in avvio di ripresa: pressing un po' meno stretto, marcature non più così rigide potrebbero finalmente rompere l'equilibrio visto fin qui.

Si vede persino un'occasione da gol degli scozzesi. Pasticcia la difesa russa su un appoggio di Davis per Darcheville che costringe Malafeev al primo vero intervento del match e poi a un vero e proprio miracolo su Ferguson. La palla viene anche deviata in modo non molto chiaro da Denisov, forse con un braccio, forse con il fianco. Ma anche qui l'arbitro fa proseguire.

Alla fine, risolutivo, è il genio di Arshavin, un giocatore che si capisce perché gioca nello Zenit solo quando si scopre che lo stipendio che la Gazprom, la ricchissima società di estrazione russa proprietaria da tre anni del club, gli versa: quattro milioni e mezzo di euro all'anno.

Arshavin, splendido interprete sia da seconda punta che da mezza punta, trova l'acuto in una partita intensa (miglior giocatore alla fine del match) si inventa al 73' un appoggio in profondità che Denisov (nella foto la sua gioia dopo il gol), con grande freddezza mette alle spalle di Alexander.

Walter Smith inserisce Nacho Novo, McCulloch e Boyd passando in 10' da un 4-5-1 un po' ottuso a un 4-3-3 sbilanciato e comunque poco produttivo. Dalle parti di Malafeev non arrivano palloni pericolosi mentre i russi, nello spazio aperto, fanno male. Arshavin, e chi se no?, offre a Tekke un assist che il turco trasforma in un cross micidiale, che Zirianov appoggia in porta: 2-0 e tempo scaduto.

C'è altro da dire? Sì, che tre anni dopo la CSKA di Mosca ma in modo molto diverso, e sicuramente più convincente, lo Zenit vince una Coppa che vale molto per la Russia e moltissimo per i giocatori di San Pietroburgo. Tanti giocatori russi, bravi e giovani. E da oggi anche ricchi visto che a quanto si dice Gazprom verserà a squadra e tecnici 15 milioni di euro di premio per la conquista del trofeo più importante della sua storia calcistica.