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Dalla Polonia al Portogallo: gli esami non finscono mai, per fortuna

Roberto Beccantini

Aggiornato 10/09/2018 alle 07:09 GMT+2

Mancini è il primo a sapere che non era tutta colpa di Ventura. Sta cercando di saldare le esigenze alle emergenze, l’1-1 con la Polonia non è da buttare, anche se già stasera si torna in campo a Lisbona. Per fortuna o per sfortuna?

Federico Bernardeschi - Italia-Polonia 2018

Credit Foto LaPresse

Cambia il lessico, da pareggio a punticino, e cambia l’etichetta, da amichevole a Nations League. Non la sostanza. Traduzione: la caccia disperata del coro a un direttore d’orchestra che non sia il c.t. La ricerca di un assetto che consenta ai troppi sherpa e ai pochi capi-cordata di guardare alla vetta senza rischiare il precipizio. Mancini è il primo a sapere che non era tutta colpa di Ventura. Sta cercando di saldare le esigenze alle emergenze, l’1-1 con la Polonia non è da buttare, anche se già stasera si torna in campo a Lisbona. Per fortuna o per sfortuna? Per fortuna, dico io. Santos non ha chiamato Cristiano e altri "titolarissimi", il pareggio con la Croazia di Perisic (in amichevole, vade retro) conferma che sono molti ad aspettare i nuovi Godot. Non solo noi.
La sera di Bologna, perché è da qui che dobbiamo ripartire, non ha sabotato le tracce che la nuova Nazionale seminò tra Arabia, Francia e Olanda. Siamo ai piedi di una lunga e complessa arrampicata e, dunque, non è il caso di flirtare con gli eccessi. E comunque: potranno anche rimanere, i dubbi relativi alla gerarchia dei portieri, ma la parata di Donnarumma su Zielinski, in avvio, rappresenta un pugno sul tavolo. Più che la difesa, dove peraltro sia i centrali Bonucci-Chiellini sia i terzini Zappacosta-Biraghi sono andati a sprazzi - gli uni per logorio di coppia, gli altri per limiti congeniti - più che la difesa, dicevo, è stato e rimane il centrocampo a preoccupare.
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Roberto Gagliardini - Italia-Polonia 2018

Credit Foto Getty Images

Mancini ha provato Gagliardini, Jorginho, Pellegrini e, alla ripresa, Bonaventura. I polacchi - più temprati, più collaudati - facevano massa (e, alla distanza, persino catenaccio), la qual cosa ha moltiplicato i problemi. Insigne e Jorginho lontani da Napoli sono "altri" a se stessi, come se Sarri avesse dato loro le chiavi di un edificio che, visto da dentro, sembra una reggia e visto da fuori, con altri piedi e altri schemi, una prigione. Imperdonabile il pisolo con il quale il regista ha apparecchiato l’azione dello 0-1, firmato da un superbo Zielinski. C’è poi Balotelli. Ciondolava ai bordi dell’area. Per lunghi tratti la differenza l’ha scolpita proprio il modo in cui Mario e Lewandowski hanno interpretato il ruolo di centravanti. Il nostro: triste, solitario y sostituito; il loro: mobile, generoso y propositivo. Dicono che Balo fosse già acciaccato prima di scendere in campo: ma allora perché rischiarlo?
Al di là delle bollicine di Bernardeschi, e di un suo grave errore di mira, fra le note positive ci metto l’ingresso di Chiesa, decisivo come e più di Belotti, e non solo per il penalty procurato. Chiesa va per i 21, non vede ancora la porta come il papà, ma la sente e sa aprirla ai compagni. Sarà titolare in Portogallo. Con Immobile. Lasciamolo crescere: e anche sbagliare, se capiterà. Il busillis, ripeto, resta il centrocampo. Le sfide si decidono lì. Verratti ne ha sempre una, e di "mondiale" non ci rimaneva che De Rossi. Sarà per un’altra volta. Siete d’accordo? Quali correzioni suggerite?
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