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Ufficiale, il Parlamento UE favorevole alla rimozione del geo-blocking: dal 2025 potrebbe essere un rivoluzione

Simone Eterno

Aggiornato 13/12/2023 alle 15:51 GMT+1

CALCIO E SPORT - Il Parlamento europeo dice sì alla volontà di rimuovere i blocchi geografici per i servizi di streaming incentrati su film, serie tv e la trasmissione di eventi sportivi in diretta. Entro il 2025 un nuovo regolamento. Potrebbe essere una rivoluzione e stravolgere un intero sistema: un utente italiano potrebbe abbonarsi a un servizio di un altro paese europeo con un costo minore.

Il logo e il pallone ufficiale della Lega Serie A

Credit Foto Getty Images

L'ufficialità arrivata oggi da Bruxelles potrebbe essere una rivoluzione per i consumatori del prodotto calcio e dello sport più in generale. Il Parlamento europeo infatti ha detto 'sì' alla volontà di rimuovere i blocchi geografici per i servizi di streaming incentrati su film, serie tv e la trasmissione di eventi sportivi in diretta. Si tratta di un vera e proprio cambio di scenario che potrebbe impattare in maniera devastante sull’ecosistema calcistico a tutti i livelli: dai campionati nazionali alle coppe europee. La risoluzione è stata approvata con 376 voti a favore, 111 contrari e 107 astenuti e servirà alla Commissione europea per stilare un nuovo regolamento entro il 2025.

Che cos'è il geo-blocking

Il geo-blocking è, in sostanza, quel blocco che vieta ad esempio di potersi abbonare in Italia a servizi streaming esteri. Un regolamento che limita i blocchi geografici all’interno dell’Unione europea esiste già, ed è datato 2018. Al suo interno si legge tuttavia che "i servizi audiovisivi, compresi quelli il cui principale obiettivo consiste nel fornire accesso alla trasmissione di eventi sportivi, e che sono forniti sulla base di licenze territoriali esclusive, sono esclusi dall’ambito di applicazione del presente regolamento".

Cosa cambia adesso e come funziona la cosa?

Il 'sì' alla votazione odierna invece dovrebbe andare a riformare proprio quest'ultimo punto, permettendo dunque legalmente - cosa a oggi non possibile - a un residente in territorio italiano di abbonarsi a un servizio streaming di un altro paese. Banalmente, facendo un esempio, se un utente italiano volesse abbonarsi, supponiamo, a un servizio streaming ungherese che offre le partite della Serie A a un prezzo minore rispetto alla piattaforma che detiene i diritti in Italia (in questo caso DAZN), dopo il 'sì' alla votazione odierna sarebbe libero di farlo.
Evidente come questa opportunità rischi di devastare completamente le dinamiche del mercato così come le abbiamo conosciute. Ed è per questa ragione che prima della votazione di oggi diverse grandi realtà italiane ed europee come Lega Serie A, Sky, DAZN, ma anche la stessa UEFA, avevano firmato una lettera aperta per lanciare un appello ai parlamentari europei e convincerli a votare no alla richiesta di includere anche i servizi audiovisivi nella regolamentazione sul geo-blocking.
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Credit Foto Eurosport

Quando verrà rimosso il geo-blocking?

Appello caduto nel vuoto, ma per i fornitori di servizi in streaming in fondo c'è ancora del tempo. Il passaggio a una sorta di 'liberi tutti' non è automatico. Anzi. Non solo la Commissione europea avrà tempo per stilare un nuovo regolamento fino al 2025, ma lo stesso Parlamento europeo oggi a margine della votazione favorevole alla revisione delle regole sul geo-blocking si è così espresso nella parte finale della sua nota:
"I membri del Parlamento sostengono tuttavia che estendere il campo di applicazione delle norme al settore audiovisivo comporterebbe una significativa perdita di entrate, minaccerebbe gli investimenti in nuovi contenuti, ridurrebbe la diversità culturale dei contenuti e diminuirebbe i canali di distribuzione, aumentando in ultima analisi i prezzi per i consumatori
I membri del Parlamento affermano che è necessaria una valutazione più approfondita dell’impatto potenziale dell’estensione delle norme sul settore audiovisivo. Sostengono anche un periodo realistico affinché il settore audiovisivo possa adattarsi e garantire la conservazione della diversità culturale e della qualità dei contenuti”.
Rivoluzione dunque sì, ma per ora solo a livello teorico di legge. Tempistiche ed eventuali nuove "protezioni", così come sono espresse o fatte intendere in questa parte finale della nota ufficiale, fanno capire che non sarà un processo immediato e con un 'liberi tutti' fin dall'inizio. Insomma, per ora restano abbonamenti nei propri paesi o escamotage come l'utilizzo di VPN. Dal 2025, poi, vedremo se effettivamente questo via libera alla riforma di una nuova regolamentazione votata oggi libererà davvero totalmente il mercato permettendo a chiunque di abbonarsi a qualsiasi servizio streaming.
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