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Daniele Molmenti: "Sono un tecnico che preferisce il bastone alla carota"

DaOAsport

Aggiornato 21/09/2017 alle 14:01 GMT+2

Dal nostro partner OAsport.it

Daniele Molmenti - Italy - London 2012 (AP/LaPresse)

Credit Foto LaPresse

ESCLUSIVA OA SPORT – Daniele Molmenti è uno dei due soli sportivi azzurri (l’altro è Pierpaolo Ferrazzi, ndr) capaci di conquistare una medaglia olimpica nella canoa slalom. Il pordenonese oro a Londra 2012 nel K1 è da circa sei mesi alla guida della Nazionale italiana in tandem con Ettore Ivaldi: un talentuosissimo Campione a Cinque Cerchi ed un saggio tecnico di lungo corso per rilanciare la canoa slalom del Bel Paese in vista di Tokyo 2020. Abbiamo raggiunto e intervistato l’istrionico 33enne friulano per farvi conoscere il suo modus operandi da allenatore nonché le sue prospettive per l’intero movimento canoistico nostrano. Buona lettura!
Ciao Daniele. Come giudichi questi tuoi primi mesi da Direttore Tecnico della canoa slalom azzurra? Non sarà stato facile passare, quasi da un giorno all’altro, dal ruolo di atleta a quello di allenatore…
Mi sono inserito velocemente nel ruolo di direzione dei tecnici per l’attività nazionale grazie alle competenze ed all’esperienza che ho maturato nei tanti anni da atleta e ‘dirigente di me stesso’… Facile non è stato, ma la motivazione rende tutto più facile.
E della convivenza con Ettore Ivaldi, cosa puoi dirci?
E’ una fortuna per me lavorare con Ettore, è stato anche mio DT anni fa e in questi anni siamo cambiati tanto… Siamo molto diversi come metodologie e ‘filosofia’ ma quasi sempre arriviamo alla stessa conclusione. Certo, con strade diverse, che possono però essere opportunità per i ragazzi che seguiamo.
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2017, Daniele Molmenti, Canoa Kayak

Credit Foto Eurosport

Da tecnico, usi più il “bastone” o la “carota” con i tuoi ragazzi?
Io sono uno da bastone, la carota va meritata. Lo sport è meritocrazia e le medaglie non sono carote…
Com’è cambiata la canoa slalom rispetto ai tuoi esordi in Nazionale?
E’ cambiato il regolamento sostanzialmente, i protocolli fisici sono molto simili ma l’aspetto tecnico e quello psicologico in acqua sono ancora abbastanza sommari. Con Ettore vorrei organizzare degli studi proprio su questi aspetti.
Perché, rispetto al kayak, in Italia si fatica di più a vincere nella canadese? Cosa si potrebbe fare per un suo proficuo sviluppo a tutto tondo?
Diciamo che, nel passato, in canadese ci andavano quelli che nel kayak non rendevano. Negli ultimi anni c’è stato un cambio importante e l’interesse per la canadese è salito molto; ora in Nazionale abbiamo atleti di notevole potenziale e alta motivazione. Siamo indietro con il settore femminile canadese ma ho creato subito un progetto ad hoc per la categoria…
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Daniele Molmenti - Italy - London 2012 (AP/LaPresse)

Credit Foto LaPresse

Secondo te, nelle più importanti competizioni internazionali dovrebbero essere proposti percorsi diversi per le/i Junior rispetto agli slalomisti Senior? Per una crescita più graduale, magari.
Questo succede già. Le gare Juniores si svolgono normalmente in canali o fiumi più facili rispetto alle gare Seniores e quando la competizione è sullo stesso fiume allora si tende ad ‘addolcire’ il percorso per le categorie giovanili. La domanda da porsi è se ha senso avere lo stesso percorso per maschi e femmine, ma la mia risposta non ve la dico…
De Gennaro e Horn sono pronti per un exploit a Cinque Cerchi? Il podio olimpico già ci manca tanto…
Penso che siano due atleti di alto livello. La Horn è molto professionale e sa bene cosa le serve e come prenderselo, lei è pronta di sicuro a crearsi un futuro da vera campionessa. De Gennaro, invece, è ancora in una fase di crescita con prestazioni da ‘migliore dei migliori’ a prestazioni incostanti; sta cercando il suo metodo con un percorso personalizzato, gli auguro di capire presto come auto-valutarsi e valutare le opportunità che come nazionali gli stiamo dando.
Cosa si muove alle spalle di questi due – ed altri – agonisti italiani maturi? Qual è il tuo personale giudizio sui nostri giovanissimi?
I giovani italiani sono una bella realtà. Le nuove generazioni non sono forse molto abituate al sacrificio ed alla dedizione per un qualcosa, ma chi prima degli altri capisce il potere dello sport e cosa può regalare, allora sarà facile avere dei campioni.
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