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Il bilancio della stagione con Molmenti: "Ai Mondiali potevamo fare di più"

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Pubblicato 09/10/2017 alle 11:24 GMT+2

Nella nuova veste di direttore tecnico, Daniele Molmenti ripercorre i momenti più importanti della squadra azzurra in questa stagione

2017, Giovanni De Gennaro, Canoa Kayak,

Credit Foto Other Agency

Daniele Molmenti ed Ettore Ivaldi. Al loro fianco Guillermo Diez Canedo e un importante gruppo di tecnici societari e collaboratori che hanno iniziato un cammino importante per dare ulteriore solidità alla canoa slalom italiana. Al termine della prima stagione di questo nuovo corso li abbiamo intervistati. Due personalità forti, due tecnici con bagagli importanti , umanamente e sportivamente parlando, sui quali la Federazione e il Presidente Luciano Buonfiglio hanno puntato per essere sempre più leader.
Prima stagione conclusa ed è tempo di bilanci. Soddisfatti per le medaglie conquistate tra europei e coppe del mondo?
“Se guardiamo al numero di medaglie il bilancio è in crescita e una certa soddisfazione c’è. Ma è ovvio che il risultato del mondiale è stato deludente in una ottica di squadra azzurra - commenta Daniele Molmenti - l’obiettivo dichiarato ad inizio stagione di ripetere le due finali non c’è stato, ma in compenso è arrivata la finale nel C1 costruita da inizio stagione e una medaglia nel C2 misto che rivela, se vogliamo, il potenziale dei nostri atleti”. “Da queste gare abbiamo comunque visto che i nostri atleti, dati alla mano, sono potenzialmente sempre da finale - aggiunge Ettore Ivaldi - l’hanno dimostrato in più di un’occasione in Coppa del Mondo e lavoriamo affinchè questo possa diventare sempre più una costante”.
L'inizio della stagione aveva fatto ben sperare. E i risultati sono arrivati, mancando forse proprio sul finale. A cosa è dovuto secondo voi tutto ciò?
“Come primo anno la Direzione Tecnica non ha voluto stravolgere i programmi degli atleti; una cosa chiara fin da subito però è stata la mancanza di una programmazione nei protocolli fisici degli atleti. Tanto è stato fatto, ma tanto si può e si deve ancora fare. La sconfitta mondiale - prosegue Molmenti - è dovuta in buona parte ad un calo fisico che ha spostato gli equilibri di reattività e forza in acqua; gli atleti stavano tutti bene ma il colpo in acqua non era più così efficace come ad inizio stagione”.
Guardando agli aspetti positivi, oltre alla tradizionale qualità nel kayak, si consolida sempre di più anche la crescita del settore canadese che oltre ai tre costantemente al top nella monoposto senior, conta numerosi giovani in crescita; e anche il settore femminile sta lavorando bene. Quali sono gli step fatti in questa stagione e dove invece siamo mancati?
“Partendo a marzo non è stato facile inserirsi in un gruppo di atleti che già avevano programmi di allenamento definiti - spiega Ettore Ivaldi - entrare in un sistema completamente diverso non è scontato nè facile e dunque necessita di tempo. Da parte nostra non c’è stata ovviamente nessuna forzatura ma abbiamo cercato, laddove è stato possibile, di integrarci nei loro progetti e programmi andando a lavorare su eventuali carenze presenti”. “Parlando dei settori specifici, ci sono molte cose da dire - aggiunge Daniele Molmenti - nella categoria canadese abbiamo tre atleti molto diversi attualmente al top: Stefano Cipressi, veterano della squadra che sa bene i suoi limiti e cerca di superarli; Raffaello Ivaldi che con la medaglia in Coppa del Mondo ha dato valore e lustro al suo modo estroso di pagaiare ma che deve ancora rendere in disponibilità variabile e quindi precisa e costante; e Roberto Colazingari che ad ogni gara, affidandosi ad una analisi completa, ha lavorato su piccoli dettagli fino a concretizzare il suo potenziale nel momento importante.
Dietro di loro ci sono giovani promettenti ma che devono ancora investire molto su loro stessi per crescere a livello internazionali. Nella canadese femminile è partito il progetto con Erik Masoero che a piena disponibilità ha dato una svolta al modo di pagaiare forse improvvisato di molte atlete. C’è grande impegno in canoa ma essendo molto giovani, il salto di qualità lo farà la costanza e la dedizione a questo tipo di “vita” d’atleta! Nel kayak veniamo da più tradizione ma i risultati sono stati frutto di talenti e non di un metodo sempre costruito e condiviso. La casualità dei risultati è la dimostrazione che dobbiamo cambiare e migliorare ulteriormente. La sconfitta di Pau è la conferma che in Italia c'è la necessità di lavorare con la capacità di concretizzare nel momento decisivo; e questo non solo deve essere il nostro punto di partenza ma è anche il monito che come è stato fatto fino ora non rende risultati.
Mondiale di Pau, un bilancio?
Di poche parole Daniele Molmenti la cui considerazione guarda al risultato finale: “Se fosse stata qualifica olimpica, saremmo alla gara a cinque cerchi con un C1 solamente. Non serve che aggiunga altro”. Più dettagliata l’analisi di Ettore Ivaldi, con i due direttori tecnici che anche in questo caso confermano di completarsi in maniera ottimale: “Evidente il dispiacere per aver mancato l’appuntamento iridato tanto più che ci siamo presentati con atleti che avevano quasi tutti già preso quest’anno finali in Coppa - spiega Ivaldi - probabilmente i ragazzi si sono fatti influenzare dall’evento così importante e non sono riusciti a dare quanto in realtà era nelle loro possibilità. Stiamo elaborando una analisi individualizzata per ogni atleta per capire dove intervenire già a partire dai primi giorni di novembre. Capitolo a parte lo aprirei per Jakob Weger che dopo aver fatto un’ottima qualifica non è riuscito a concretizzare con una strategia di gara magari più attenta le sue performance precedenti. La sua giovane età lo ha portato a spingere oltre misura esaurendo a metà percorso tutte le sue energie.
Raffaello Ivaldi, anche lui protagonista di una eccellente qualifica, ha poi vanificato il tutto in semifinale con un errore di valutazione nella combinazione più assurda di tutto il circuito. Anche lui, vista la sua giovane età, avrà modo di fare una analisi di quanto successo e di conseguenza capire dove intervenire per migliorare. Ci si aspettava di più da Giovanni De Gennaro e Zeno Ivaldi, ma probabilmente la troppa sicurezza non ha permesso loro di esprimersi, forse timorosi del risultato. In un mondiale bisogna anche saper osare al momento giusto e forse sia Giovanni che Zeno non hanno sentito le giuste emozioni per esprimersi. Per il settore femminile Steffy Horn, dopo una stagione ai vertici, forse è arrivata troppo stanca e questo sarà tema di discussione con l’atleta per suggerirle di rinunciare magari a qualche gara internazionale per arrivare ai mondiali carica. Clara Gia Pron ha mancato il passaggio in semifinale anche se era nelle sue possibilità, ma il miglioramento tecnico e fisico visto quest’anno è in continua crescita e noi contiamo molto sulle sue possibilità. Il C2 ha confermato i valori di finale; ora c’è da capire l’impegno che la stessa ICF terrà con questa specialità. Bella sorpresa il C2 mix che sembra proprio il futuro prossimo per questa barca multipla”.
Capitolo Ivrea, sempre più solida e capace di ospitare gare spettacolari in un mix di slalom e discesa. Quali sono i prossimi step per il centro federale in riva alla Dora?
“Innanzitutto deve essere completato e reso disponibile all’alto livello con delle richieste minime ma fondamentali come gli uffici e la palestra - afferma Molmenti - successivamente solo la ferma costanza del lavoro quotidiano potrà dare frutti reali; ma soprattutto il metodo: chi si vuole allenare nell’alto livello deve capire che il metodo, seppur personalizzato, è l’unico modo di crescita. Gli atleti e alcuni allenatori, non solo in Italia, navigano a vista o su aspetti così astratti da togliere la concretezza della prestazione basandosi su aspetti troppo astratti. Ecco, questo a mio parere non va. Non solo è sbagliato insegnare in questo modo ai giovani pagaiatori, ma è anche controproducente perché si toglie l’aspetto analitico della prestazione, ossia si toglie ogni possibilità di valutarsi e crescere”.
Ed ora entriamo nelle dinamiche di questa direzione tecnica con Molmenti e Ivaldi, affiancati da Guillermo Diez Canedo. Come va l’intesa tra di voi?
“Con Guille ci consociamo da molto tempo e ovviamente l’intesa è totale considerando che ho spinto per averlo con noi a lavorare - spiega Ettore Ivaldi - con Daniele è stata una piacevolissima scoperta; e considerando il fatto che entrambi abbiamo gli stessi obiettivi, non è difficile “pagaiare” bene sulla stessa canoa”. “E’ stato anche un anno per conoscerci, per valutarci e per capirci - aggiunge Molmenti - dobbiamo ancora chiarire alcuni aspetti metodici ma avendo l’obiettivo comune, siamo tutti a tre pronti al confronto costruttivo e alla dialettica concreta per crescere noi ma soprattutto far crescere l’Italia della canoa”.
Daniele, un’ultima domanda e poi vi lasciamo alla preparazione dei prossimi allenamenti per gli azzurri. Quanto ti manca la canoa praticata?
“Non particolarmente quella agonistica - lo ammetto - ora pagaio perché è bello farlo e perché dà comunque emozioni uniche. Ho dato tanto all’agonismo e ho preso tutto quello che potevo. Ora godo di più quando i ragazzi e le ragazze che hanno il coraggio di ascoltare i consigli che diamo loro, migliorano le prestazioni e maturano come atleti”.
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