Ciclismo - La scelta di Daniel Oss: "Nel 2024 passo al gravel. Voglio divertirmi e conquistare l'azzurro"
DaEurosport
Pubblicato 15/11/2023 alle 09:49 GMT+1
CICLSIMO-GRAVEL - Il trentino classe 1987, dopo 15 anni di ciclismo ad altissimo livello tra Liquigas, BMC, Bora-Hansgrohe e TotalEnergies, ha deciso di abbandonare la strada per dedicarsi solo al Gravel, disciplina sempre più in crescita di cui nel 2022 è stato argento iridato.
Ci vuole coraggio per fare come Daniel Oss. Il trentino classe 1987, dopo 15 anni di ciclismo ad altissimo livello tra Liquigas, BMC, Bora-Hansgrohe e TotalEnergies, ha deciso di abbandonare la strada per dedicarsi solo al Gravel, disciplina sempre più in crescita di cui nel 2022 è stato argento iridato. “Attorno a me Specialized già per il 2024 costruirà la sua prima squadra per il Gravel – spiega il trentino alla Gazzetta dello Sport, che continuerà a essere seguito da un marchio importante come Sportful -. L’intenzione per me è quella di fare una attività di alto livello, guadagnarmi l’azzurro per Europei e Mondiali, divertirmi essendo fortemente competitivo”.
Come è nata l'idea?
“Non di punto in bianco, ma è stata una evoluzione nel tempo. Sono sempre stato un po’ ‘alternativo’. Adesso il ciclismo su strada cerca il ‘nuovo’, si guarda più ai giovani, e io ho pensato ‘ora o vado in una squadra di altissimo livello, o mi dedico ad altro’. Il Gravel è una opportunità perfetta, Specialized ci punta e io voglio ancora fare l’atleta al cento per cento delle mie potenzialità, ottenere risultati. Sono mega-carico, per me è un rilancio”.
Un pioniere?
“In un certo senso, sì. Parliamo di una novità, come lo è stato Just Ride, un pro’ che si prende del tempo per andare in bici per i cavoli suoi, filmarlo, offrire dei contenuti. In questo momento per me il Gravel è una evoluzione perfetta, e crescerà ancora tanto. Sembra di ripercorrere l’inizio della mtb, quando all’inizio era solo americana e invece ora ha un grande spazio”.
Le carte migliori del Gravel
“Per la gente comune: è un mondo dove ci si sente più liberi. Sia di essere se stessi, senza inseguire la performance a tutti i costi, sia di andare fuori dalle strade normali e dunque ciò significa più sicurezza. Ti fa stare meglio, fuori dal traffico, e fuori dai percorsi convenzionali. Poi, l’aspetto turistico, perché si adatta bene all’idea di viaggio e a scoprire dei territori”.
Per i pro’, invece?
“Ha un brivido in più, e devi comunque essere forte. È divertente, ti misuri su un altro piano soprattutto se la strada cominciava a stare un po’ stretta. Studieremo un calendario di competizioni di alto livello, dalle Uci Series a tutto il resto”.
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