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Ciclismo su pista, Mondiali Roubaix 2021 - Prima di Ganna c'era Elia Viviani, colui che ha rifondato la pista italiana

Luca Stamerra

Pubblicato 25/10/2021 alle 22:52 GMT+2

CICLISMO SU PISTA - Sui 4 titoli iridati che ha conquistato l'Italia agli ultimi Mondiali, è dura scegliere quello più significativo. Dovessimo farlo, non possiamo non ricordare quello di Viviani. Non solo perché ha chiuso la rassegna di Roubaix, ma anche perché ha chiuso un cerchio. Viviani prima d'ora non aveva mai vinto un titolo iridato, proprio lui che ha fatto rinascere il movimento.

Copertina Viviani

Credit Foto Eurosport

In questi ultimi anni siamo stati abituati a vedere e a considerare Filippo Ganna come uomo copertina del ciclismo su pista. Ed è assolutamente così, considerando la valenza del pistard verbanese, capace di vincere il Mondiale di inseguimento individuale quattro volte su 6 partecipazioni (e tutte e sei le volte è finito almeno sul podio), oltre che trascinare il quartetto dell'inseguimento a squadre all'oro olimpico e mondiale. Detto questo, però, c'è qualcuno che non è stato uomo copertina, ma è stato un ottimo capitano. Un capitano che ha rifondato il ciclismo su pista italiano dopo che era diventato uno sport ormai snobbato da tutti, dagli stessi ciclisti. Insieme al ct Marco Villa, Elia Viviani ha fatto ripartire il movimento portando a casa piazzamenti e qualche vittoria di prestigio, fino al colpaccio di Rio del 2016. Quella vittoria ha dato lustro al movimento e tutto è ripartito. Oggi, dopo 10 anni di battaglie, Viviani può finalmente alzare le braccia al cielo. Aveva già vinto, è stato campione olimpico, ma il successo nella Corsa ad eliminazione che ha chiuso i Mondiali di Roubaix ha un sapore diverso. Dopo 10 anni, appunto, anche Viviani può dire di essere un Campione del mondo su pista.
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La rifondazione da Londra 2012: tutto merito di Viviani

Londra, agosto 2012. Forse uno dei momenti più bassi del ciclismo su pista italiano. Alle Olimpiadi in Gran Bretagna, l'Italia della pista porta a casa la bellezza di 0 medaglie. Ma mancano proprio i corridori. C'è solo un iscritto tra uomini e donne: è Elia Viviani che fa l'Omnium. Non ce ne sono altri, il quartetto era un qualcosa di molto lontano, che doveva ancora nascere. Il veronese porta a casa un onestissimo 6° posto nella prova dell'Omnium (sul podio salgono Lasse Norman Hansen, Bryan Coquard e Ed Clancy) e torna a casa con un senso - quasi - di solitudine. C'era qualche giovane interessante, ma ce n'era di lavoro da fare per arrivare ad oggi. Nel frattempo era arrivato Marco Villa come commissario tecnico e fu una manna dal cielo. Villa che conosce bene le difficoltà della pista e che era un vincente: bronzo olimpico nel 2000, nella Madison, in coppia con Silvio Martinello e due volte campione del mondo, sempre nell'Americana. Insieme a Viviani provano a ricostruire il movimento che ha portato i frutti di oggi. Viviani ne porterà a casa di risultati e farà proprio parte del quartetto di inseguimento a squadre che oggi domina la scena. Lui non c'è in questa formazione, quella di oggi, ma è stato proprio lui a lanciarla.
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L'oro di Rio 2016: l'inizio di una nuova era

I primi risultati cominciarono ad arrivare, portati dallo stesso Viviani. Prima c'era stato l'argento nello Scratch ai Mondiali del 2011, poi l'argento nell'Americana - con Bertazzo - ai Mondiali del 2015 e il bronzo nell'Omnium ai Mondiali del 2015. Conquisterà anche l'oro europeo due volte nella corsa a punti, una volta nell'Americana, una volta nell'Omnium, una volta nella Corsa ad eliminazione e anche nell'inseguimento a squadre. Era il 2018 a Glasgow, quando l'Italia composta da Ganna, Viviani, Scartezzini e Lamon vinse l'oro europeo. Ma tutto partì, per davvero, dalle Olimpiadi del 2016. L'Italia porterà a casa solo una medaglia, quella di Viviani nell'Omnium, ma la squadra comincia ad essere più nutrita. Esiste il quartetto maschile (che farà 6°) e il quartetto femminile (che farà 6°). Insomma, qualcosa si muove. Ma a muovere 'definitivamente' tutto è proprio l'oro che Viviani conquisterà in faccia a Cavendish quella sera nell'Omnium. Un messaggio a tutti i pistard italiani, 'Si può fare!'. Col duro lavoro, impegnandosi, dedicandosi alla pista, si possono portare a casa risultati del genere, come ha fatto Viviani. Ed ecco che a Tokyo sono arrivati altri due risultati mica male: l'oro olimpico del quartetto e il bronzo di Viviani, ancora nell'Omnium.
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Strada+Pista: si può fare! Parola di Elia Viviani

Dopo qualche anno, finalmente, è arrivato anche il titolo iridato, cosa che Viviani non era ancora riuscito a conquistare. Una festa per tutti e anche per gli altri ragazzi e ragazze che nel frattempo sono diventati campioni del mondo prima di lui. Ma tutti hanno riconosciuto il valore di Viviani che ha fatto sì che la pista diventasse qualcosa di serio anche in Italia. L'ha sottolineato proprio Filippo Ganna, prima di partire per i Mondiali, al Festival dello sport di Trento, ricordando l'importanza capitale del capitano.
Viviani ai Mondiali
Un altro successo di Viviani, che ha trascinato tutti gli altri, è stata la capacità di trasmettere a tutti la possibilità di esprimersi anche con la multidisciplinarità. Una cosa che aveva allontanato tanti dalla pista, per esempio, era la volontà di fare il ciclismo su strada e concentrarsi su quello (per avere + soldi, + visibilità e tanto altro). Ma il processo di rifondazione del movimento, fatta partire da Viviani e Villa, è stato anche questo. Assicurare che la doppia carriera parallela è possibile. Ci vuole sacrificio, lavoro, elasticità anche delle squadre, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Filippo Ganna è nello stesso tempo campione del mondo a cronometro (ciclismo su strada) e campione del mondo nell'inseguimento a squadre (ciclismo su pista). Elisa Balsamo è campionessa del mondo in linea (ciclismo su strada) e bronzo mondiale nell'Omnium (ciclismo su pista). Tutto, ancora una volta, grazie ad Elia Viviani che portava a casa medaglie in giro per il mondo, mentre riusciva a vincere anche al Tour de France e al Giro d'Italia.
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