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Pagellone dei Mondiali di Roubaix: Fidanza, Paternoster, Ganna, Lamon, Bertazzo, Consonni, Milan e Viviani stellari

Luca Stamerra

Aggiornato 25/10/2021 alle 21:49 GMT+2

CICLISMO SU PISTA - Si sono chiusi i Mondiali di Roubaix dove l'Italia ha conquistato 10 medaglie, tra cui 4 titoli iridati. Una rassegna molto positiva per i nostri colori, ma - in generale - abbiamo visto tante prestazioni di spessore nonostante fossimo a fine stagione. Proviamo a fare un'ultima analisima su quello che abbiamo visto negli ultimi giorni.

I campioni del mondo italiani a Roubaix (pagellone)

Credit Foto Eurosport

È andata in archivio l'edizione 2021 dei Mondiali di ciclismo su pista. Mondiali che ricorderemo a lungo visto i 4 titoli iridati vinti e le 10 medaglie complessivamente conquistate. Non eravamo campioni del mondo per 4 volte nello stesso Mondiale dal 1968 (5 ori in quell'occasione), mentre le 10 medaglie sono il record assoluto per l'Italia in una rassegna iridata. I ct Marco Villa e Edoardo Salvoldi possono essere soddisfatti delle prestazioni di ragazzi e ragazze. Da Ganna a Viviani, da Paternoster a Fidanza, tanti di loro ci hanno fatto alzare dal divano ed esultare ancora una volta in questa stagione. Ma andiamo a vedere nello specifico cosa è andata a Roubaix, tra conferme, sorprese positive e delusioni. Tra queste, sicuramente, il furto di biciclette che abbiamo subito.

Voto 10 e lode... Ai Campioni del mondo italiani

Voto scontato, per le prestazioni, per l'atteggiamento, per la voglia e per la qualità. Abbiamo aperto la rassegna iridata con un titolo mondiale e l'abbiamo chiuso con un titolo mondiale. Che dire di Martina Fidanza che dopo qualche delusione si prende l'oro nello Scratch, che dire di Letizia Paternoster che dopo due anni da dimenticare si prende la sua prima maglia iridata. Che dire di Elia Viviani che dopo aver rifondato il ciclismo su pista italiano - è doveroso dirlo - è diventato per la prima volta in carriera campione del mondo. Che dire del quartetto (con Ganna, Milan, Consonni, Lamon e anche Bertazzo) che dopo il titolo olimpico nell'inseguimento a squadre, ha conquistato anche il titolo iridato. Che vuoi dire? Solo grazie.
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Viviani Campione del mondo: Leitão ko, rivivi l'ultimo duello

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Letizia, sei in Paradiso! Rivivi l'oro nell'eliminazione

Menzione speciale per Filippo Ganna, trascinatore del quartetto, ma non brillantissimo in singolo. Purtroppo il verbanese non è riuscito a continuare la sua striscia vincente, era campione del mondo da tre anni consecutivi... È vero, il terzo posto non è stato esaltante per Pippo, uno abituato ad indossare la maglia di campione del mondo, ma è normale che un atleta non possa dare il 100% ogni santo giorno. È campione del mondo a cronometro, campione olimpico e del mondo nell'inseguimento a squadre, recordman di vittorie a cronometro al Giro, qualcosa qualcosa doveva pur perdere. La stanchezza e la lunghissima stagione hanno fatto il loro gioco. C'è da calcolare che Ganna arrivava a questi Mondiali dopo 66 giorni di corsa su strada più le Olimpiadi di pista.
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Ganna che reazione! Rivivi il sorpasso su Imhof dopo due km

Voto 10... Ai fenomeni Friedrich, Lavreysen e Morkov

A parte gli italiani, abbiamo visto delle grandissime prestazioni anche da parte di altri atleti. Anzi, sono gli stessi che ci hanno battuto in ottica medagliere. E che prestazioni se consideriamo quanto fatto da Lea Sophie Friedrich che ha vinto ben tre medaglie d'oro, per quattro medaglie complessive. Idem in campo maschile, con Lavreysen, un altro che ha portato a casa tre medaglie d'oro (con e contro un altro mostro come Hoogland che conquista quattro medaglie). Cosa dire poi del 36enne Michael Morkov che è un'autentica garanzia. Il danese ha trascinato Hansen, nella Madison, all'ennesima medaglia d'oro. Qualcosa di clamoroso.
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Dominio totale della Friedrich: terzo oro, vince anche il Keirin

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Spaziale Lavreysen! Terzo oro al Mondiale, vince anche la Sprint

Voto 9... Al 'Baffo' Lambie che batte Ganna e Milan

È stato nostro avversario e ha battuto Ganna e Jonathan Milan nell'inseguimento individuale. Al netto dell'arrabbiatura, dobbiamo solo fare i complimenti al baffuto americano che si è laureato campione del mondo nell'inseguimento individuale spezzando la striscia vincente di Ganna. Non ha battuto il suo stesso record, ma ha completato il suo percorso, migliorando di anno in anno. 7° nel 2018, 5° nel 2019, 2° nel 2020 e, infine, vincitore quest'anno. Il baffo ha colpito, nonostante l'aerodinamica non giocasse a suo favore.
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Milan, è un argento bellissimo: rivivi la finale contro Lambie

Voto 8... Alle ragazze del quartetto italiano

Se gli uomini hanno confermato il loro status, prendendosi anche l'oro ai Mondiali, le ragazze hanno fatto un vero exploit. Erano andate molto male a Tokyo, senza nemmeno competere per la medaglia, ma qui a Roubaix hanno fatto una corsa eccezionale. Sono state seconde solo alla Germania che nella stessa stagione ha vinto nell'inseguimento a squadre Olimpiadi, Europei e Mondiali. Tanta roba. Complimenti a Letizia Paternoster, Chiara Consonni, Martina Alzini, Martina Fidanza e Elisa Balsamo. E, da ricordare, Martina Alzini è stata anche la migliore nell'inseguimento individuale, proprio alle spalle di tre tedesche.
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Azzurre comunque fantastiche: è argento alle spalle della Germania

Voto 7... A Hayter, Archibald, Kopecky e Benjamin Thomas: delle certezze

Non sono paragonabili ai domini di Friedrich e Lavreysen, ma anche loro sono stati dei bei protagonisti di questi Mondiali. La Archibald si fa sempre vedere, in qualunque gara, e si è portata a casa la bellezza di quattro medaglie (un oro nell'Omnium). Hayter è stato il suo alter ego maschile per la Gran Bretagna: non è riuscito a confermarsi nella Madison, anche se era orfano di Matthew Walls, ma ha portato a casa un bronzo nell'inseguimento a squadre (non da poco) e un fantastico oro nell'Omnium, dove ha dominato. Di qualità anche le performance della Kopecky che che ha fatto argento nella Eliminazione e nell'Omnium, fino a conquistare l'oro nella Corsa a punti. E infine Benjamin Thomas che fu una delle delusioni a Tokyo per non essere nemmeno riuscito a fare medaglia nell'Omnium (da grande favorito). Neanche l'ha fatto a Roubaix, ma si è riscattato altrove. Ha fatto 'nascere' il quartetto a squadre francese, portando a casa un insperato argento - provando anche a sfidare l'Italia - e ha vinto il titolo mondiale nella Corsa a Punti. Bravi a tutti.
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La volata del Profeta! Rivivi il bronzo di Viviani nell'Omnium

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Kopecky incontenibile davanti alla Archibald: rivivi il finale della corsa a punti

Voto 6... A Miriam Vece, Rachele Barbieri e Manlio Moro

Non hanno conquistato una medaglia, ma è giusto dargli la sufficienza. Anzi, qualcosina di più. Cosa dire di Manlio Moro che, a 19 anni, al debutto ai Mondiali, ha girato in 4'10''509 nell'inseguimento individuale. Non un tempo da medaglia, ma è stato comunque il 7° miglior tempo del mondo. Tanta roba per un ragazzino che si candida ad essere parte del treno del quartetto in futuro. Grande ritorno di Rachele Barbieri che dopo due anni senza convocazioni, è stata comunque molto competitiva. A momenti non andava a medaglia nella Madison con Letizia Paternoster, anzi sono rimaste fuori dal podio per un punto. Che rammarico! E infine Miriam Vece. A ben vedere ha peggiorato la prestazione dello scorso anno nella 500 metri da fermo, dove aveva preso il bronzo, ma l'atleta cremasca è una vera icona per l'intera Nazionale italiana. Anche perché è l'unico punto di riferimento che l'Italia ha nella velocità. Ci ha provato anche nella sprint, raggiungendo a sorpresa i quarti di finale, sfidando la dominatrice assoluta Friedrich. Noi le facciamo comunque i complimenti.
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Italia fuori dal podio per un soffio nella Madison: rivivi l'arrivo al fotofinish

Voto 5... Alle stanche Jennifer Valente e Kelsey Mitchell

Chi ha preso una medaglia può prendere l'insufficienza? Bel tema che vi sottopongo. Dipende però come ci arrivi a quel Mondiale e che tipo di prestazione hai completato. Parliamo comunque di Jennifer Valente che a Tokyo ha vinto il bronzo nell'inseguimento a squadre ma, soprattutto, l'oro nell'Omnium. O ancora della Mitchell che ha vinto senza storie l'oro a Tokyo nella sprint femminile. In questi Mondiali non hanno però fatto scintille: la Valente ha preso il bronzo nello Scratch e nella Corsa ad eliminazione (che fanno parte del programma dell'Omnium), ma nella gara secca è stata lontana, anzi, lontanissima dalla zona medaglia. La Mitchell ci ha riprovato nella Sprint dove ha colto il bronzo, ma non le ha neanche viste le sue rivali Hinze e Friedrich che hanno fatto una corsa a parte. Nella Team Sprint non ha lottato per le medaglie e nel Keirin non è mai stata in partita nella finale. Avranno pagato anche loro il finale di stagione.
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Altro oro per Emma Hinze: ko la Friedrich nel derby della sprint

Voto 4... Al gesto di Kirsten Wild

Siamo seri, si può dare un'insufficienza a Kirsten Wild? Forse anch'io... No, non discutiamo della prestazione dell'olandese che, a 39 anni, ha chiuso la sua infinita carriera con altre due medaglie iridate. Il bronzo finale nella Corsa a Punti e l'oro, in coppia con la Pieters, nella Madison, laureandosi campionessa del mondo per il terzo anno consecutivo. È una ciclista che non si può discutere, considerando anche i suoi successi su strada. Ma quello che ha fatto a Silvia Zanardi nell'ultima Corsa a Punti non l'abbiamo digerito. Lei si stava ancora giocando l'oro, ok, ma aveva perso il treno giusto con la Kopecky e la Archibald che avevano attaccato. Toccava a lei cercare di rimontare e non si doveva certo aspettare che la Zanardi facesse il lavoro per lei, nonostante fosse comunque in 5a posizione. Quindi che vuole la Wild? Considerando la differenza di età e di esperienza, non ci aspettavamo un atteggiamento del genere nei confronti di una ragazzina che debuttava ai Mondiali - e che potrebbe essere sua figlia. Certo, la Wild sperava di chiudere con un oro, e si respirava grande tensione, ma prendersela con la Zanardi è stato fuori luogo.
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Wild e Pieters: "Orgogliose di aver concluso così la nostra carriera in coppia"

Voto 3... Alla Danimarca non pervenuta

Se non ci fosse stato Morkov, sarebbe stata un'edizione da dimenticare questa per la Danimarca. Totalmente assente. Tobias Hansen non pervenuto nello Scratch e nella Corsa ad eliminazione, così come Matias Malmberg nell'Omnium. In alcune gare non hanno nemmeno partecipato, fino all'inseguimento a squadre. Lì abbiamo visto un disastro clamoroso. Il ct ha deciso, dopo il ko in finale contro l'Italia a Tokyo, di rifondare e pensare già a Parigi 2024. Ma che disfatta! La Danimarca non è riuscita ad arrivare in finale, battuta dalla Francia in semifinale (Francia che non esisteva neanche due mesi fa), per poi fare peggio nella finalina per il bronzo. Hanno perso anche contro la Gran Bretagna, con una squadra che si è disfatta - nel vero senso della parola - dopo il terzo km di gara. Pedersen, l'unico sopravvissuto della squadra precedente, che andava, dimenticandosi dei suoi compagni. Ognuno che si era staccato dall'altro, perdendo tutta l'essenza del concetto di inseguimento a squadre. Un disastro clamoroso per un nome, quello della Danimarca, che - prima di Tokyo - aveva dominato la scena per 5 anni.
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Danimarca, altro disastro: neanche la medaglia, bronzo alla Gran Bretagna

Voto 2... Ai pochi record

AAA cercasi record. Purtroppo ne abbiamo visti solo tre in questa rassegna iridata, tutti fatti nella stessa disciplina, tutti dalla stessa squadra. Parliamo della Germania della Team Sprint femminile che ha migliorato tre volte il record del mondo in maniera consecutiva, fino al 46''064 della finale (con Lea Sophie Friedrich, Pauline Grabosch e Emma Hinze). E gli altri? Ganna e Lambie che volevano scendere sotto i 4' nell'inseguimento individuale? I quartetti degli inseguimenti a squadre? Le altre sprint? Il km e la 500 metri da fermo? Niente, nessuno record. Edizione più unica che rara che ci ha appassionato sì, ma che non ci ha dato nuovi record.
Ci sono tanti perché per aver visto pochi record in questa rassegna. Non per forza le 'cattive' prestazioni dei pistard. Ricordiamo che siamo a fine stagione per tutti e, di solito, un Mondiale si disputa ad inizio dell'annata, non alla fine, soprattutto nell'anno dell'Olimpiade, soprattutto per gli stradisti che magari hanno fatto anche oltre 50 giorni di corsa in strada. E poi la 'qualità' della pista e dell'impianto. Quello di Roubaix non è neanche lontanamente il velodromo più di qualità di Francia. Quello è il velodromo di Saint-Quentin-en-Yvelines, nei pressi di Parigi, che verrà usato per le Olimpiadi di Parigi 2024. Non si poteva sfruttare quest'anno perché usato come luogo per le inoculazioni del vaccino covid, tanto che è saltata anche la seconda tappa dell'UCI Track Champions League che si sarebbe dovuta affrontare proprio a Saint-Quentin-en-Yvelines. Tutti hanno riconosciuto che la pista di Roubaix era abbastanza lenta, rispetto a Tokyo, a Londra o alle altre piste più battute, con una pista che faceva anche fatica a 'scaldarsi' causa l'impianto molto dispersivo e il poco pubblico presente (che genera umidità e che scalda la pista rendendola più veloce). Fine stagione + pista lenta, unite le due cose e capirete perché non ci sono stati record.
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Oro e Record del mondo: la Germania festeggia nella Team Sprint donne

Voto 1... Alle squadre che non sono venute a Roubaix

AAA cercasi USA, Nuova Zelanda e Australia. Abbiamo visto qualche pistard di queste Nazionali, ma erano già presenti in Europa o sono partiti molto prima (vedi Lambie). In realtà questa edizione del Mondiale è stato un po' monca perché alcune squadre non si sono neanche presentate... Per il covid. Tutta colpa dei protocolli di rientro nel proprio Paese e piuttosto che 'spendere' qualche giorno di quarantena in più (anche con vaccini o green pass), hanno preferito starsene a casa. Da un lato li possiamo capire, non è che deve essere un'odissea, ma dall'altro, che brutto! È andata bene all'Italia dell'inseguimento a squadre che ha dovuto fare meno 'fatica', ma su 4 Nazionali forti due sono rimaste a casa. Rendono la gara meno competitiva e interessante.
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Balsamo col bronzo nell'omnium: rivivi lo sprint finale

Voto 0... Ai ladri di Roubaix

Ladri di biciclette sono stato un fantastico gruppo musicale degli anni '90, ma anche un fantastico film di Vittorio De Sica del 1948. Ma, quando ci troviamo dei veri Ladri di biciclette, non la prendiamo tanto bene. Figurarsi i ragazzi inseguitori italiani che nella notte tra venerdì e sabato si sono ritrovati senza le loro preziose bici. È stato infatti scassinato il furgone in dotazione della Nazionale italiane e rubate le 20 biciclette presenti, 15 delle quali adibite alla pista. Alcune dal valore di 50mila euro l'una. Erano le biciclette di Ganna, Lamon, Bertazzo, Consonni, Milan, le bici che hanno fatto vincere alla Nazionale il titolo olimpico e il titolo di campione del mondo. Spionaggio? Collezionismo? Non lo sappiamo, ma è stato un atto di una violenza terribile.
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Italia Campione del mondo: rivivi la finale che ci ha dato l'oro

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