Richardson bannato a vita dall'Australia, ma non ci sarà squalifica. Può gareggiare con la Gran Bretagna dall'Europeo

CHAMPIONS LEAGUE - Si chiude il caso Matthew Richardson. Ce lo siamo ritrovati, da britannico, nella TCL, ma solo perché non è una competizione per Nazionali, non potendo invece gareggiare altrove visto il passaggio di nazionalità. L'Australia ha provato a farlo squalificare, per violazione della clausola di non competitività, ma niente da fare. Richardson può vestire i colori della Gran Bretagna.

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Video credit: Eurosport

È arrivata finalmente una comunicazione ufficiale e definitiva sul caso che ha coinvolto Matthew Richardson. L'ormai ex pistard australiano che, dopo due argenti e un bronzo conquistati alle Olimpiadi di Parigi 2024, ha deciso di mollare tutto, salutare l'Australia e diventare un pistard britannico. È possibile farlo? Intanto Richardson è nato in Gran Bretagna, alle porte di Leeds, si è trasferito all'età di 9 anni in Australia, diventando così un australiano al 100%. A 25 anni la svolta e, anche criticando le tattiche della Federciclismo rispetto ai risultati dell'ultima Olimpiade, ha deciso di "tornare a casa". La Federciclismo ha provato a fermare questa "fuga", il pistard è stato effettivamente bloccato dall'UCI che non gli ha permesso di fare il Mondiale di Ballerup, non avendo ancora la nazionalità britannica, ma questo percorso è inevitabile. Nonostante la richiesta dell'Australia di un ban di due anni come clausola di non competitività, la squalifica di Richardson non è possibile non essendoci i presupposti legali per farlo. Il classe '99, quindi, sarà arruolabile dalla Gran Bretagna per le prossime competizioni internazionali (la prima sarà a Febbraio con l'Europeo di Zolder).
L'UCI Track Champions League, in cui Richardson ha cominciato subito col botto, vincendo sia il Keirin che la Sprint nella tappa di Parigi, non è una competizioni per Nazionali e, quindi, l'argento olimpico di Parigi ha potuto gareggiare già con la maglia della Gran Bretagna. E potrà farlo per le restanti 4 tappe in programma (ecco il calendario).
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Il problema si poneva da gennaio in poi, considerando che non manca molto a Europeo e Coppa del Mondo. L'Australia l'ha scritto nel suo comunicato, hanno provato a squalificarlo, ma niente da fare. Gli unici provvedimenti presi sono il Ban totale dal gareggiare con la maglia australiana (nel caso Richardson ci avesse ripensato) e il mancato pagamento dei premi in denaro rispetto ai risultati dell'ultima Olimpiade. Questo perché Richardson ha violato la proprietà intellettuale dell'Australia portando in dote alla Federciclismo britannica la sua bici e la sua divisa, che rappresentano un progresso della tecnologia australiana, regalando informazioni di sviluppo tecnico alla stessa Gran Bretagna.

Il comunicato della Federciclismo australiana

AusCycling ha ultimato la revisione delle circostanze che hanno visto il pistard Matthew Richardson annunciare un cambio di nazionalità dall'Australia alla Gran Bretagna dopo le Olimpiadi di Parigi. Le principali conclusioni della revisione includono:
-Richardson ha chiesto all'organismo ciclistico mondiale, l'Union Cycliste Internationale, di ritardare la divulgazione ufficiale del suo cambio di nazionalità fino a dopo le Olimpiadi. Questa richiesta è stata supportata da British Cycling;
-Ha anche taciuto la notizia della sua decisione ad AusCycling, ai suoi compagni di squadra e alle principali parti interessate prima dei Giochi;
-Dopo i Giochi, ma prima di annunciare la sua decisione, Richardson ha chiesto di portare la proprietà di AusCycling, tra cui una bici personalizzata, un cockpit e una tuta da gara olimpica in Gran Bretagna. Ciò ha rappresentato un rischio inaccettabile per la proprietà intellettuale di AusCycling;
Come risultato della revisione, AusCycling ha imposto le seguenti sanzioni:
-Richardson non sarà idoneo a rientrare nell'Australian Cycling Team in nessun momento in futuro;
-Gli è inoltre vietato utilizzare risorse associate all'Australian Cycling Team o ai suoi partner;
-Richardson non sarà idoneo per alcun premio correlato ad AusCycling, con effetto immediato;
AusCycling ha indagato sull'imposizione di una clausola di non competitività di due anni come delineato nel contratto di adesione dell'atleta di Richardson, ma tale divieto è stato ritenuto legalmente inapplicabile.
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