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Alberto Contador, il Giro e una leadership di incidenti e imprese

Fabio Disingrini

Aggiornato 27/05/2015 alle 13:09 GMT+2

Da Coppi a Pantani, dall'Abetone in maglia rosa alla scalata del Mortirolo, Alberto Contador ha corso con una spalla lussata, s'è ripreso la leadership con una crono monstre e l'ha ipotecata dando spettacolo sulla cima di Marco. E in assenza fin qui di successi di tappa, sono stati i capolavori del Campéon contro il tempo e ad Aprica a diventare i simboli della sua Corsa Rosa

Alberto Contador, líder del Giro

Credit Foto AFP

Nel bene e nel male, fa tutto Alberto Contador perché il Giro d’Italia è il suo One Man Show. E se la sua leadership poteva sembrarci palese fin dalla vigilia, di certo la Corsa Rosa non ha avuto risvolti così scontati. Un monologo però quello sì, visto che la logica del Giro non ha scelto un signore delle volate, 6 fughe sono giunte al traguardo eppure, sotto i riflettori, c’è rimasto sempre lui, il Campéon. Perfino all’arrivo di quelle tappe “di trasferimento”, e senza un metro di salita, in cui i capitani della generale appaiono neutralizzati nella sovrimpressione della classifica overall.
Così, negli sprint “mutilati” di Castiglion della Pescaia e Jesolo, Contador è caduto e prima s’è sub-lussato la spalla spaventando la “sua” Corsa Rosa, poi ha prestato per una notte la maglia rosa, che vestiva dal primo arrivo in salita sull’Abetone, a Fabio Aru. Pensare che in carriera, dopo 28 giorni da leader in Italia (7 nel 2008, 13 nel 2011, 8 prima di Jesolo), 17 in Jaune al Tour de France (4 nel 2007, 7 nel 2009, 6 nel 2010) e 26 in Roja alla Vuelta a España (9 nel 2008, 5 nel 2012, 12 nel 2014), non aveva mai perso la maglia del primato. Così, suo malgrado, cadendo “un’altra volta”, Contador ha reso l’onore delle armi a Fabio Aru, che l’aveva attaccato per tutta la prima settimana, prima che calasse il sipario sul Giro da pretendente del capitano Astana.
Strano a dirsi poi, sono stati due terzi posti a segnare fin qui le imprese più spettacolari di Alberto Contador: il primo a cronometro (Treviso-Valdobbiadene) per riprendersi la maglia rosa e deporre, anzi sgretolare contro il tempo le ambizioni di Aru. Il secondo ieri, in quattromila metri di storia del ciclismo, sul mitico Mortirolo: una specie di cronoscalata in solitaria, di rilancio sui pedali, per rimontare un minuto al “solito” Fabio e al “nuovo” Landa. Un ventaglio della Katusha è stato allora solo l’ultimo degli ostacoli sulla strada verso Milano, quando al posto dell’asfalto ci sarà per il capitano Tinkoff un dolcissimo red-carpet. E se il Mortirolo aveva svelato per la prima volta la grande bellezza di Marco Pantani, ieri gli stessi tornanti hanno consacrato l’atleta su due ruote più forte dell’ultimo decennio. Il re è ferito, il re è caduto, il re è attentato: il re del Giro d’Italia è Alberto Contador.
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