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Andrea Pasqualon: "Ho rischiato la vita. Se continuiamo così sarà una carneficina. Rebellin? Sì, ci ho pensato"

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Aggiornato 24/03/2023 alle 14:02 GMT+1

CICLISMO - Ospite nel programma tv "Scratch" di Nicola Argesi, in onda tutti i giovedì su Bike Channel, Andrea Pasqualon ha parlato della Milano-Sanremo terminata pochi giorni fa e della sicurezza in strada. "Se continuiamo così, verrà fuori una carneficina. I politici devono veramente darsi una mossa. Io non riesco a mettere mia figlia in strada: questo è bruttissimo".

Andrea Pasqualon

Credit Foto Getty Images

Ospite nel programma tv "Scratch" di Nicola Argesi, ideato nel 1998 e in onda tutti i giovedì alle 21:00 su Bike Channel, Andrea Pasqualon della Bahrain Victorious ha parlato della Milano-Sanremo terminata pochi giorni fa e di un altro tema sempre attuale: la sicurezza in strada. Queste le sue parole: "Ho fatto una Sanremo da protagonista, come tutta la squadra. Ero incaricato di fare l'andatura nel finale della corsa e penso di aver svolto il mio mestiere nel migliore dei modi. Non è stato facile, perché deve esserci nel momento giusto e, soprattutto, avere le gambe dopo quasi 300km. La preparazione è stata perfetta, siamo arrivati al top della forma e abbiamo cercato di scremare il gruppo dopo la Cipressa. Volevamo lanciare Matej (Mohoric, ndr) con i migliori".

van der Poel?

"È stato un grandissimo. Si è nascosto alla Tirreno, però sapevamo che stava bene. Gli faccio i complimenti".
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van der Poel se ne va sul Poggio! Il momento decisivo della corsa

Il fattaccio nei pressi di Asiago

"Mi è capitato qualcosa di bruttissimo. Stavo percorrendo la strada che da Gallio va verso Foza, ad una velocità vicina ai 70km/h. Ad un certo punto ho sentito una macchina alle mia spalle, quindi ho accelerato per affrontare meglio la curva, ma la vettura mi ha chiuso e sono stato costretto a fare una scelta: o finire contro la macchina, o contro il guard rail. Fortunatamente sono stato scaltro a non frenare e non sono caduto: evidentemente non era ancora il mio turno. Dopo qualche minuto di inseguimento sono riuscito a fermare l'automobilista e gli ho detto: "ma cosa stai facendo?" Lui a quel punto mi ha aggredito verbalmente dicendomi: "siete sempre in mezzo alla strada, non si vive più con voi in mezzo alle scatole". Mi è passata la vita davanti in un soffio: è stato bruttissimo. Io capisco il nervosismo, però bisogna un attimo rimettere le cose nel giusto ordine. I ciclisti devono rispettare gli automobilisti, ma lo stesso devono fare i conducenti. Il codice della strada vale per tutti".

C'è odio verso la categoria?

"Se continuiamo così, verrà fuori una carneficina. I politici devono veramente darsi una mossa. Io non riesco a mettere mia figlia in strada: questo è bruttissimo. Vorrei trasmetterle un po' della mia passione, ma non mi fido. Il problema esiste, ma solo in Italia. Wout van Aert, il giorno prima della Sanremo, ha scritto che in Italia ha affrontato la peggior uscita dell'anno in termini di sicurezza. Questo è brutissimo, fa male al nostro sport e al nostro paese".

Ho pensato a Rebellin?

"Sì, certo. Davide è stato un grande amico, ci ha insegnato a lottare fino alla fine. Ha sempre cercato di trasmettere le sue esperienze. La sua morte ci ha toccato a tutti".
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