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"Ci vediamo in volo". Il Giro transita nelle terre di Michele Scarponi, là dove osano le aquile

Giulia Cicchinè

Aggiornato 16/05/2018 alle 15:13 GMT+2

Dal quel tragico 22 aprile, è già passato più di un anno. E non vorremmo ricordare un giorno così triste se non fosse che il pensiero di Michele Scarponi, susciti subito un sorriso a tutti noi. Una smorfia divertente è il risultato di quei video d'allenamento insieme a Frankje, la pappagalla che aspetta ancora il campione dell'Astana tra le colline marchigiane.

Michele Scarponi

Credit Foto Getty Images

Caro Scarpa,
è passato oltre un anno e io ancora ci penso. E ti penso, e non potrebbe essere altrimenti.
Ogni tanto volo via, vengo a cercarti in qualche posto nostro, in qualche salita tra Filottrano e Camerino. Pensa che c’è anche un bel sole, e dicono che la prossima settimana nelle Marche, il meteo sarà decisamente più bello e l’estate sarà anticipata. Pensa quante belle pedalate avremmo potuto fare insieme. Una volta avresti tirato tu, una volta io.
Ti ricordi il nostro primo incontro?
Ti ho incontrato per caso, ho visto che i colori della tua maglia erano uguali ai miei e mi son detta “perché no?! Potremmo diventare buoni amici...”. Pensa che in quell’occasione, era ottobre, avevi appena corso la Milano-Torino e pedalavi verso il finale di stagione. E ho pensato: “Quasi quasi gli frego il casco, mi si addice” e tu promettesti di rimediarmene uno, chissà se lo avresti mai fatto davvero.
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Le borracce speciali dell'Astana per Michele Scarponi al Giro 100

Credit Foto LaPresse

Io provavo ad esserti amica perché, forse non lo sai, ti vedevo in tv. Eri un esempio. Sempre con un sorriso sulla faccia, sempre disponibile per una foto, un autografo o un caffè in compagnia. Questo non è scontato ma tu lo facevi sembrare naturale perché per te, lo era davvero. Io, tra un volo e l’altro, guardavo te in piedi sui pedali e osservavo i piccoli bimbi che cercavano di imitarti sulle nostre strade. Loro volevano essere te perché tu eri, e sei, il campione di tutti.
Cos’è cambiato in un anno? Eh, è cambiato tutto.
Questo non vuol dire che la stagione non stia andando avanti e che maglie e trofei non si stiano assegnando ma ti assicuro Michele, che quando il vento soffia, accompagnando i ciclisti in salita, si sente la malinconia nell’aria. Tanto.
Svegliarsi la mattina e inforcare la bici, da un anno a questa parte, non è più così semplice e automatico. È come nelle giornate estive, quando lo scricchiolio del rapporto agile in salita, crea una melodia con grilli e cicale. È un bel suono, ma la salita comunque non passa mai. E il solo sapere d’avere il mare all’orizzonte è uno stimolo in più, che dà un po’ di freschezza. Ecco, prendila come una metafora. Tu sei il mare.
Perché per quanto le salite possano essere dure, sapere di avere un mare da ammirare, aiuta a spingere di più.
È sapere che ci stai guardando, anche se noi non vediamo te, che ci fa alzare sui pedali. Come sapere che esiste il mare, al di là della collina.
Certe volte avrei voluto essere il tuo gregario, altre, soprattutto quelle in cui spingevi tantissimo, avrei voluto essere solo “quello che incontri gli ultimi km d’allenamento”, starti dietro non è mai stato semplice!
Oggi? Oggi vorrei ancora pedalare con te, non sai quanto lo vorrei.
Ma mi faccio forza e penso che c’è ancora qualcosa che possiamo fare insieme, qualcosa che non è concesso a tutti: Scarpa noi possiamo volare! Ed è lì nel vento che chi vorrà, ci troverà.
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Frankje il pappagallo sull'incrocio della tragedia

Credit Foto facebook

Per questo certe volte, me ne sto appollaiata su quell’incrocio. Perché mi piace pensare che in certe folate ci sia tu pronto ad offrimi un braccio, una spalla, un manubrio o un conta km da mangiucchiare.
È lì che ti aspetto, certa di un tuo ritorno, per la nostra prossima avventura in volo.
Frankje
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