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Ciclismo, Davide Cassani: “Non serve rispondere alle critiche, Pantani? Non l’abbiamo mai capito”

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Aggiornato 16/09/2021 alle 12:39 GMT+2

CICLISMO – Il commissario della nazionale terminerà il suo incarico dopo il Mondiale in Belgio e le otto medaglie vinte agli europei di Trento, ecco le sue parole al Corriere di Bologna.

Il ct della Nazionale italiana di ciclismo su strada Davide Cassani

Credit Foto Getty Images

Al termine dei Mondiali di ciclismo su strada in Belgio, Davide Cassani lascerà le redini della nazionale come commissario tecnico. L’Italia ha appena concluso gli Europei in Beglio con otto medaglie, il primo posto nel medagliere e il titolo continentale di Sonny Colbrelli. Nonostante i traguardi, non sono mancate le critiche a Cassani che, intervistato dal Corriere di Bologna, ha tirato le somme del suo mandato lungo 8 anni.
In che situazione lascia il ciclismo italiano?
“Il nostro ciclismo sta abbastanza bene, è ancora un movimento di riferimento. Se poi andiamo indietro di 30-40 anni, è naturale che la situazione non sia più la stessa. Il mondo è cambiato: una volta i riferimenti eravamo noi, i francesi, i belgi e gli spagnoli; oggi i campioni arrivano da tutto il mondo. Per questo sono contento di quanto abbiamo fatto a Trento; abbiamo ottenuto risultati con i giovani, ragazze e ragazzi: significa che stiamo seminando bene. Abbiamo dimostrato di esserci”
L'exploit di Sonny Colbrelli
“Come ha fatto domenica, può vincere corse importanti di un giorno. È maturato tardi, ha ora trovato l’equilibrio psicofisico, ci ha messo impegno e costanza. Domenica ha mostrato freddezza e senso tattico non indifferenti, nulla gli è precluso. È dal Giro del Delfinato che ha cambiato marcia. Trentin, invece, ha subito esultato. Matteo è stato un regista perfetto: quando in corsa ho lui, io mi sento tranquillo. Abbiamo vinto da squadra e ai mondiali in Belgio andremo con quello stesso spirito”.
Dopo il ruolo da ct un’Academy per i giovani?
“Fino al 26 settembre penso alla Nazionale, poi a cosa fare da grande. In questi otto anni ho sempre sostenuto che bisogna lavorare con i giovani, il nostro futuro e la base del nostro movimento”.
Di Pantani non abbiamo capito nulla?

"Non lo sappiamo e non lo sapremo mai. La sua foto sul traguardo di Montecampione è il ritratto del sollievo dopo la fatica e la sofferenza. Non a caso, diceva di andare forte in salita per abbreviare l’agonia. È stato un fenomeno, ma forse non siamo riusciti a capire fino in fondo chi fosse Marco Pantani".
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