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Ciclismo, Vincenzo Nibali: "Un mio erede non c’è. Curioso per Bagioli, a Tiberi serve tempo"

DaOAsport

Pubblicato 28/10/2022 alle 15:01 GMT+2

CICLISMO - Vincenzo Nibali ha appeso la bicicletta al chiodo dopo una carriera incredibile e da tempo ci si chiede chi possa essere il corridore in grado di raccogliere la sua pesante eredità. Di questo e di ciclismo in generale ha parlato lo Squalo in un'intervista al Messaggero.

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Vincenzo Nibali è pronto per la sua nuova vita. Lo Squalo dello Stretto ha corso a inizio ottobre la sua ultima gara in carriera da professionista su strada (il Lombardia) e dalla prossima stagione sarà il consulente tecnico della nuova squadra creata insieme a Douglas Ryder, la Q36.5. Il messinese mancherà sicuramente all’Italia per quanto riguarda le corse a tappe, le Classiche e non solo. Queste le sue parole al Messaggero.
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“Sono tante le volte in cui avrei voluto partire a farsi spenti per essere più libero mentalmente – ha affermato Nibali – Sapere di ricevere già una mezza critica se non riesci a raggiungere un certo risultato è destabilizzante. All’inizio mi arrabbiavo molto, poi ho capito che dovevo lasciarmi scivolare tutto addosso. Essere il ciclista italiano di riferimento mi ha fatto convivere con le critiche: le ho ricevute sempre, dai primi giorni dopo il mio passaggio da professionista fino alle ultime gare. A volte non è stato facile gestirle, soprattutto quelle un po’ ingiuste piovute tramite i social network, ma dopo un po’ impari a fare orecchie da mercante. Quando ti presenti al via di una gara sai bene dove puoi arrivare: alla fine, la cosa più bella, è vedere come gran parte dei tifosi mi abbia sempre offerto un supporto incondizionato”.
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Senza Nibali l’Italia non ha più un grande punto di riferimento per le corse a tappe e secondo il vincitore di quattro Grandi Giri ci vorrà ancora del tempo prima di trovare un suo erede: “Purtroppo ad oggi non c’è un mio successore, dobbiamo attendere ancora un po’ di tempo. Ci sono tanti giovani che stanno emergendo: sono molto curioso di capire come evolverà Andrea Bagioli, che è un ragazzo molto interessante. Negli ultimi anni ho corso anche al fianco di due giovani come Giulio Ciccone e Antonio Tiberi, che in questa stagione ha raccolto qualche buon risultato. Bisogna vedere come maturerà, se come cronoman o come uomo da corse a tappe: in fondo ha solo 21 anni e dobbiamo dargli tempo. Ciccone invece lo conosciamo, è uno scalatore molto forte e un corridore coraggioso, ma a volte è un po’ nervoso. Spero riesca a trovare quel sottile equilibrio che gli possa permettere di avere continuità”.
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Non è poi mancato un commento sulla partenza dal Bel Paese nel prossimo Tour de France: “Mi sarebbe piaciuto essere a una partenza del Tour de France in Italia, perché non capita tutti i giorni, è qualcosa di raro. Le tappe sembrano davvero molto interessanti, con la partenza che toccherà prima la Toscana nel ricordo di Bartali e poi la Romagna, terra di Pantani, passando sulle strade di Coppi prima di arrivare in Francia. Penso sia una bellissima operazione sotto ogni punto di vista e mi dispiacerà molto non essere in gruppo”. Nibali ha concluso con un bilancio generale sulla sua carriera: “Il ciclismo mi ha dato tanta notorietà e grandissime soddisfazioni personali nel raggiungere gli obiettivi che mi ero prefissato. Anche se non erano facili, anche se davanti a tutti ho sempre mantenuto un profilo basso, nel mio cuore avevo dei sogni importanti: averli realizzati è stata la soddisfazione più grande”.
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