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Doping meccanico: quando prevenire è meglio che curare

Fabio Disingrini

Aggiornato 31/05/2015 alle 00:16 GMT+2

All'arrivo della diciottesima tappa del Giro d'Italia (Verbania), sono state ispezionate dall'Uci 5 bici fra cui quelle di Contador, Gilbert e Ryder Hesjedal. "Nessuna violazione" e nessun caso fin qui appurato, nel ciclismo professionistico, di utilizzo del motorino elettrico, ma comunque un efficace prova di come spegnere sul nascere ogni più o meno razionale sospetto

Un particolare della bici di Alberto Contador dalla partenza della diciottesima tappa del Giro d'Italia

Credit Foto LaPresse

All’arrivo della diciottesima frazione del Giro d’Italia a Verbania sono state ispezionate dagli uomini dell’Uci 5 biciclette per controllare la presenza di eventuali dispositivi a motore elettrico o anomalie di peso, che non può essere inferiore ai 6,8 chili. Gli ispettori hanno controllato lontano da flash e telecamere i telai del vincitore di tappa (Philippe Gilbert), del leader della classifica generale (Alberto Contador) e di altre 3 bici sorteggiate fra cui quella di Ryder Hesjedal, che alla Vuelta 2014 infiammò le polemiche dopo una caduta con ruota girevole sull’asfalto. Niente scanner per gli ispettori (costa troppo, 60mila euro solo per l’affitto) che hanno invece estratto la sella, introdotto sonde nel tubo verticale e smontato l’asse dei pedali dal telaio delle bici di Gilbert, Contador, Hesjedal, Rinaldo Nocentini e Kenny Elissonde: "Nessuna violazione”, conferma l’Uci, ma ci saranno nuovi controlli a sorpresa da Cervinia a Sestriere per schivare ogni sospetto di motorino” sulla Corsa Rosa.
Se n’era parlato tanto negli ultimi mesi e non solo nel caso del vincitore del Giro 2012 Ryder Hesjedal, ma anche quando Daniel Martin, suo compagno di squadra in Cannondale-Garmin (ex- Garmin Sharp), perse completamente il controllo della sua bici in uscita dall’ultima curva della Liegi-Bastogne-Liegi (2014). Al Giro, è stato invece Mario Cipollini nella tappa dell’Abetone a gettare un’ombra sulla leadership di Alberto Contador, in maglia rosa sulla montagna di Coppi e attaccato dal velocista dei record per aver cambiato bici prima dell’ultima ascesa (-32 km.): “Contador sbaglia a cambiare bici prima della salita, lo fa spesso e così alimenta i sospetti sui motorini. Alla prossima occasione, Aru dovrebbe attaccarlo” (Rai, Processo alla tappa). In conferenza stampa, il castigliano rispose prima ironico (“Ma che due, ne ho cinque di motorini nascosti!”) e poi con giusta misura, visto che piccole differenze di peso nella componentistica possono diventare determinanti in salita: “Gli sviluppi dei materiali ci permettono di usare differenti tipi di tubolari o di cuscinetti. Per esempio, ci sono dei tipi che negli ultimi 30-40 chilometri di una tappa danno dei vantaggi. Per me è una cosa buona per il ciclismo e non cattiva che ci siano cambi nei materiali come succede per le moto e per le macchine”.
Le regole dell’Uci in materia di doping tecnologico sono durissime: 6 mesi di squalifica dalle corse e fino a un milione di multa. C’è una Commissione indipendente di riforma del ciclismo (Circ) che ha infatti chiesto di modificare il regolamento a stagione in corso: Disciplina e procedure, parte 12, paragrafo 12.1.013.bis, Frode tecnologica, esclusione dall'ordine d'arrivo e squalifica minima di 6 mesi per il corridore coinvolto (più una multa dai 19.265 ai 192.230 euro) e una severa sanzione pecuniaria per i team, da 96.135 a 963.160 euro e un milione di franchi svizzeri. I controlli sono iniziati alla Parigi-Nizza (due bici per squadra) e alla Milano-Sanremo, su 37 telai fra Trek, Etixx-QuickStep e Tinkoff-Saxo, con presunte accese polemiche fra team-manager, commissari e perfino il magistrato di Imperia con 6 carabinieri al seguito.
I motorini elettrici, brevettati dall'ingegnere ungherese Istvan Varjas nel 1998 e messi in commercio dieci anni più tardi, sono dei derivati del modellismo tedesco con un grande sviluppo tecnologico: sono silenziati e attivano dai 30 ai 500 watt. A uno scalatore pro di 60/65 chili ne basterebbero, per intenderci, 70 per garantire un incremento di potenza da 0,45 a oltre 1 watt/kg. I dispositivi si attivano tramite bluetooth o cardiofrequenzimetro: nel primo caso, il motorino elettrico è automatico e s’innesca mappando il “computer di bordo” con la frequenza cardiaca preferita. In alternativa, il motorino può essere acceso dall’ammiraglia tramite bluetooth, con una batteria kers da 4/5 ore di autonomia. La leggerezza di questi dispositivi è infine garantita dall’utilizzo di ingranaggi conici di plastica, nascosti nel tubo verticale, nell’obliquo con una camera interna, nel movimento centrale e perfino nei mozzi delle ruote.
In auge fra gli amatori e i granfondisti nonostante i costi molto elevati (esistono kit elettrici da 20mila euro), non sono stati invece riscontrati casi di motorini tra i professionisti. Cionostante, esistono le condizione perché già dall'anno prossimo venga inserita una nuova clausola nel passaporto biologico, incrociando i dati di watt (potenza) e frequenza cardiaca (soglia) che emergono dai test in salita. Per fugare ogni (ragionevole) sospetto e spegnere sul nascere un vizio di caccia ai fantasmi: perché è meglio credere che il vero motore di questi atleti sia nascosto nei loro cuori, nella testa e nelle gambe. Così sì che avremo ancora e sempre il piacere di scoprirlo.
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