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Fabio Aru tricolore per risanare il Giro, per la cabala del Tour, per un bacio a Scarponi

Fabio Disingrini

Aggiornato 26/06/2017 alle 10:01 GMT+2

Benedetta Serra, il successo ai Campionati Italiani è una liberazione per Fabio Aru alla vigilia del Tour, dopo un Giro da spettatore e la triste mancanza di Michele Scarponi.

Fabio Aru con la maglia di Michele Scarponi (foto RCS)

Credit Foto From Official Website

IVREA (TORINO) - Non c'è temporale che sappia scalfire questa arsura estiva. L'asfalto è rovente e la Serra il totem del nuovo Tricolore, con la sua strada in salita e una lunga discesa da picchiare quattro volte nel circuito di Ivrea. Non c'era modo che Aru tornasse a gioire da quella triste caduta: niente Giro d'Italia che iniziava nella sua Sardegna, niente bis di tappa al Delfinato e niente leadership di squadra al Tour de France. Ci voleva uno scatto in salita, un attacco sui pedali, una fiammata fra i tornanti della Serra: Fabio Aru è campione d'Italia e succede a Nizzolo in maglia tricolore, con le braccia al cielo il sorriso largo e le lacrime sfogate sulla linea del traguardo.
Aru vince in solitaria come un anno fa al Dauphiné e stavolta la ragione è esistenziale. Perché doveva riscattare un Centenario da spettatore sul palco della partenza del Giro, dimenticare l'infortunio al ginocchio, ripartire da qui e da una maglia tricolore nel gruppo del Tour: Fabio non lo inizierà da capitano ma al servizio di Fuglsang per il grande exploit del danese al Delfinato, eppure l'Astana giocherà a due punte sulle alture di Francia.
Sì che la cabala dice di Nibali campione d'Italia in Val di Non: correva l'estate 2014 e Vincenzo incantò il mondo con un Tour esagerato. Prima anche lui, al Tricolore, si sciolse in un pianto liberatorio per un successo atteso dalle Tre Cime di Lavaredo (oltre un anno prima) e le polemiche per non aver “difeso il titolo” al Giro d'Italia. Motivi diversi, uguale destino: una campagna di Francia da alfieri del ciclismo italiano.
Questo successo ci voleva per Aru e ci voleva per Michele Scarponi che a Ivrea ci è mancato come il respiro. Fabio ha pianto la sua assenza e baciato la sua maglia sul podio prima di mettersi quella Tricolore: qui dove a Carnevale si tirano le arance e a giugno splende la Dora Baltea, la Via Francigena s'arrampica sulle Alpi. Hai davanti un lungo viaggio alla vigilia della Grande Boucle.
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Il grido di Fabio Aru: arrivo in solitaria per diventare campione d'Italia

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