Sport popolari
Tutti gli sport
Mostra tutto

I giorni di gloria della maglia rosa: storia di Simon Yates padrone del Giro d'Italia

Fabio Disingrini

Pubblicato 21/05/2018 alle 23:07 GMT+2

È nato a Manchester nell'anno degli Oasis. Corre in squadra con il gemello Adam che è forte quanto lui. È cresciuto su pista come ogni corridore inglese, ma sta dominando un Giro d'Italia alla Hinault, con la grazia dei migliori scalatori, rovesciando ogni pronostico come Cunego, che della Rosa fu un altro Piccolo Principe. Alla vigilia dei tapponi alpini, ha già vinto 3 tappe: è Simon Yates.

Britain's rider of team Mitchelton-Scott Simon Yates celebrates the pink jersey of the overall leader on the podium of the 6th stage between Caltanissetta (Sicily) and the Mount Etna during the 101st Giro d'Italia, Tour of Italy cycling race, on May 10, 2

Credit Foto Getty Images

Adam e Simon Yates sono nati a Bury, cittadina del Greater Manchester, il 7 agosto 1992. Pochi giorni dopo, a diciassette anni, David Beckham debutta nel Manchester United che ha appena comprato Eric Cantona e - trascinato da Ince e Paul Scholes, l’astro nascente di Ryan Giggs e i gol del vecchio Mark Hughes - vincerà il primo degli otto campionati di una decade d’oro: è la Golden Age di Alex Ferguson nello scisma inglese da cui nasce la Premier League.
All’inizio dell’anno, il 15 gennaio 1992, Liam e Noel Gallagher si esibiscono per la prima volta insieme al Boardwalk di Manchester: fratelli come Adam e Simon. Gli Oasis dominano un decennio di britpop partendo dalla città dei Joy Division, degli Smiths, degli Stone Roses (e dei Take That); gli Yates hanno un destino che oggi più roseo non si può, visto che il gemello Simon sta dominando il Giro d’Italia e Adam, già miglior giovane del Tour de France, sarà un certo protagonista della Grande Boucle.
Fin qui nomi autorevoli che vengono d’Oltremanica, però dovremo scomodare una leggenda del ciclismo per capire cosa sta accadendo sulle strade della Corsa Rosa. Parliamo di Bernard Hinault che nel 1982 rivince il Giro (ce ne sarà un altro) con 4 successi di tappa: due a cronometro, uno sul classico traguardo appenninico di Campitello Matese e l'ultimo a Plan di Montecampione. Oggi, Simon Yates è invece un principe rosa che ha già vinto 3 frazioni - sul Gran Sasso, a Osimo e Sappada - e si riposa alla vigilia dei tapponi alpini con le stimmate del campione.
picture

Simon Yates vainqueur en solitaire de la 11e étape du Giro à Osimo

Credit Foto Getty Images

Dagli anni Ottanta - schivando ovvero il ciclismo dei pionieri, degli eroi e dei cannibali - solo Francesco Moser nel 1984, Tony Rominger nel 1995, Damiano Cunego nel 2004 e Ivan Basso nel 2006 hanno vinto il Giro con 4 successi di tappa, però lo Sceriffo e lo l'elvetico con 3 crono e pure Basso per la squalifica di Ulrich. Inoltre, tre volte a braccia alzate, ci sono solo le maglie rosa di Bugno nella mitica edizione del ’90, Chioccioli l’anno dopo e, nei Duemila, Menchov e Nibali: il russo in una corsa falcidiata dal doping e Vincenzo per la squalifica di Santambrogio a Bardonecchia.
La sintesi numerica di Simon Yates vale già quella dei migliori cronomen del Giro (a proposito, nel nostro 1992, la Rosa fu di Indurain) e di chi, come Cunego, ha ribaltato ogni pronostico con la grazia dei vent’anni dalle vette d’Italia. Di fatto, sia Damiano che era il Piccolo Principe che Simon principe del Giro non vincono contro il tempo ma in piedi sui pedali, scalatori puri o quasi se si pensa che i gemelli Yates, da inglesi, non potevano che essere nati in pista.
picture

Simon Yates (L) of Great Britain on his way to gold in the men's points race during day three of the UCI Track World Championships at Minsk Arena on February 22, 2013 in Minsk, Belarus

Credit Foto Getty Images

Sì che prima di vincere una tappa di montagna alla Vuelta e la maglia bianca del Tour de France, Yates è stato campione del mondo juniores nell’americana ed élite, appena ventenne, nella corsa a punti. Questa è la sacra aderenza della Gran Bretagna. È l'osservanza del parquet, dei profili alti, delle ruote lenticolari, delle protesi in carbonio, dei muscoli volitivi, degli esatti posturali, della resistenza aerodinamica e della fisica quantistica. É la formazione metrica della pista che fonda ogni recente successo del ciclismo inglese su strada.
picture

Simon Yates of Great Britain poses with his medal winning the Men's Points Race on day three of the 2013 UCI Track World Championships at the Minsk Arena on February 22, 2013 in Minsk, Belarus

Credit Foto Getty Images

Ciò che però distingue gli Yates “dai Wiggins” è questa stupenda pedalata in salita, così fluida, così ordinata. Senza mai piegare la testa sul manubrio, con il balance dei migliori grimpeur: quando le gambe ritmano l’assolo, se rilanciano in piedi sui pedali. Come Froome? Casomai agli antipodi se parliamo di stile, perché se il campione del Tour de France è famoso per i suoi exploit fuori giri, per quelle sue celebri frullate che di certo non sono una gioia per gli occhi, Simon Yates ha scritto un bellissimo recit d’ascension sulle prime vette del Giro.
Dialogando con Chaves in cima all’Etna, in assolo sulla Montagna Pantani di Campo Imperatore, di forza a Osimo, a caccia di Froome sullo Zoncolan, con una straordinaria azione d’altri tempi a Sappada. Quando mai ci era capitato di vedere la maglia rosa in fuga, per venti chilometri, fino alla flamme rouge? Cosa accadrà nell’ultima settimana del Giro d’Italia, sui duri traguardi di Prato Nevoso e Cervinia, dalla Cima Coppi del Colle delle Finestre? (What's the Story) Morning Glory.
Più di 3 milioni di utenti stanno già utilizzando l'app
Resta sempre aggiornato con le ultime notizie, risultati ed eventi live
Scaricala
Condividi questo articolo
Pubblicità
Pubblicità