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Giro d'Italia 2020 - Oldani: "Hansen mandante dello sciopero? Falso, voleva andare in fuga"

Luca Stamerra

Pubblicato 27/10/2020 alle 13:05 GMT+1

GIRO D'ITALIA - Non date la colpa ad Adam Hansen. Parola di Stefano Oldani, suo compagno di squadra alla Lotto Soudal e suo compagno di stanza durante il Giro d'Italia. L'australiano aveva altri piani per quel giorno e voleva provare la fuga per trovare un successo di prestigio.

Stefani Oldani, Adam Hansen - Giro d'Italia 2020, stage 2 - Getty Images

Credit Foto Getty Images

Si è piazzato 6° nella volata di Villafranca Tirrena e 8° nello sprint di Rimini e ha provato qualche fuga qua e là. Il primo Giro d'Italia in carriera può considerarsi comunque positivo per Stefano Oldani, sui cui punterà spesso e volentieri la Lotto Soudal nelle prossime stagioni.
Il corridore cresciuto nel team Colpack, a Giro concluso, ha spiegato un aneddoto su Adam Hansen e sulla famosa richiesta dei corridori di ridurre la tappa di Asti per un 'presunto' sciopero a causa del freddo e della lunghezza di quella tappa. Adam Hansen, in realtà, era solo andato a 'mediare' in nome e per conto del Sindacato internazionale dei corridori del quale era il rappresentante al Giro. Hansen, in realtà, avrebbe voluto tentare la fuga in quella frazione...

Come è andato a Morbegno?

Sapevo poco. Da diversi giorni, sulla chat del CPA i ragazzi dicevano di voler accorciare la tappa. Lo so bene perché ero in camera con Adam Hansen, che è il rappresentante dei corridori nel CPA. Lo chiamavano da giorni, non so se abbiano avvertito prima RCS, ma a quanto ho capito nessuno ha mosso un dito. E poi… Volete ridere? Hansen quel giorno voleva andare in fuga, ce lo diceva da una settimana, perché sarebbe piovuto e a lui piace la pioggia. Così siamo andati alla partenza ed eravamo allineati in venti, ma all’improvviso Adam è stato chiamato ed è dovuto andare a parlare con Vegni per il ruolo che riveste. Mi dispiace per lui, ha dovuto farlo, ma avrebbe preferito andare in fuga. [Stefano Olandani a bici.pro]
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Hansen: "Fermare la corsa? Io ho solo portato la voce del gruppo"

Poi sul suo Giro d'Italia

Sono contento perché sono riuscito a finirlo, ma ho un po’ di malinconia perché dopo così tanto tempo con i compagni e il personale della squadra, andare via e pensare di non vederli per qualche mese è un po’ triste. Mi aspettavo un Giro duro, ma in alcune fasi è stato oltre ogni immaginazione. Lo Stelvio è stato una dura prova fisicamente e mentalmente. Più di testa che di gambe, perché ho passato la giornata nel gruppetto e davvero non passava più. E quando siamo arrivati ai piedi della montagna, eravamo già tutti stanchi. In più, due giorni prima ero stato in fuga e avevo addosso ancora quella fatica. Come mi sono trovato in gruppo? Bene, ho parlato con tutti e intanto marcavo a uomo Guarnieri per non andare fuori tempo massimo. Dove c’era Jacopo, c’ero io e stavo tranquillo

Qual era il mio obiettivo?

Finirlo, che per un neo professionista non è scontato. Sapevamo di non avere un leader, quindi potevamo giocare le nostre carte. Io mi sono buttato in qualche sprint, ho centrato due piazzamenti nei dieci e alla fine sono soddisfatto. Qualche dubbio di arrivare in fondo l’avevo, ma ero preparato a fare fatica e non riuscivo a immaginare di ritirarmi

Che tipo di corridore sarò?

Sapevo di essere abbastanza veloce, ora ho capito che me la cavo anche in salita. Per cui, quando avrò la forza necessaria, potrò giocarmi le Classiche dure che magari si chiudono in volata
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