Giro d'Italia 2022 - Giro Rewind: dove osano le aquile e Chris Froome, 80 km per riscrivere il mito della rosa
Pubblicato 25/05/2022 alle 08:15 GMT+2
GIRO D'ITALIA - La 19esima tappa del Giro 2018 è stata teatro dell'impresa più esaltante del ciclismo moderno. Racconto del volo di Chris Froome, spiccato sul Colle delle Finestre e adagiatosi a Bardonecchia dopo 80 km di fuga solitaria per rovesciare il Giro d'Italia.
La follia non sempre porta alla rovina ed Erasmo da Rotterdam le dedicò pure un Elogio. Non sappiamo se Chris Froome sia un assiduo lettore del filosofo olandese, ma di certo, quando il britannico accese il frullatore sul Colle delle Finestre quel 25 maggio 2018, mise da parte ogni razionalità residua dopo quasi tre settimane di difficoltà al Giro d’Italia. È la terza partecipazione del nativo di Nairobi alla corsa rosa e nelle prime due – in un’altra Era, va detto – i suoi highlights erano stati un’anonima fuga (2009) e una squalifica per traino sul Mortirolo (2010). Da allora, però, è cambiato tutto: qualche capello in meno e soprattutto quattro Tour de France in più. Froome vuole anche il Giro, quella Tripla Corona che solo in sei hanno indossato da che esiste il ciclismo. E con lui il Team Sky, germogliato e sbocciato del suo stesso passo ma incapace di far meglio di quel secondo posto di Rigoberto Uran al Giro 2013. Con queste aspettative e un giudizio pendente per doping risalente alla Vuelta vinta nel 2017, il buon Chris vola in Israele, dove decolla la corsa, come favorito numero uno. Con buona pace di Tom Dumoulin, Fabio Aru, Thibaut Pinot e Miguel Angel Lopez. Eppure l’inglese che banchetta al Giro per due settimane abbondanti è un altro. Simon Yates, da Bury con furore, che domina dall’Etna alle Dolomiti e nonostante qualche difficoltà tra la cronometro di Rovereto e l’arrivo a Prato Nevoso, sembra avere le mani ben salde sul manubrio della corsa.
Sapevo benissimo che avrei dovuto fare qualcosa di veramente straordinario per vincere il Giro d’Italia [Chris Froome, 25 maggio 2018]
Classifiche e risultati
L'azione decisiva
Froome fatica fin da subito, cade già a Gerusalemme, non sembra lui. Acciaccato, spaesato, disilluso. Il Gran Sasso lo respinge, ad Osimo non reagisce. Batte un colpo sullo Zoncolan – e scusate se è poco – ma sembra più che altro una firma estemporanea, per quanto prestigiosa. Fino al D-Day. La mattina del 25 maggio, il britannico si sveglia a Venaria Reale, sede di partenza della 19esima tappa, a 3 minuti e 22 da Yates. Non è più lo sceriffo dispotico che tutto controlla, come gli capita spesso al Tour. È un cacciatore di taglie che deve rischiare il tutto per tutto sui 5000 metri di dislivello da mettere sotto la bicicletta fino al traguardo di Bardonecchia. Il Col del Lys è un breve antipasto, prima che il Colle delle Finestre riporti l’orologio ai tempi del ciclismo mitico. Il Team Sky sbriciola il gruppo e fa saltare per aria Yates, che saluta i sogni di gloria nel calvario più nero della sua carriera. E nove chilometri più su, si consuma il Momento.
A 80,3 chilometri dal traguardo, Elissonde si sposta dopo aver impresso un ritmo disumano, Froome lo salta e va. Va, va, va. Una frullata al Giro e agli avversari, i pochi rimasti, che non possono nulla. E mentre vedono la sua sagoma farsi sempre più piccola all’orizzonte, lui entra nel mitico sterrato che corona la salita, tra due ali di neve. Sua la Cima Coppi, ma non è che l’inizio. Chris vola in discesa, nella cronometro improvvisata più dolce della sua vita. Dietro sono attoniti, smarriti, impotenti. E il suo vantaggio si dilata. Tra la discesa di Pragelato e la salita al Sestriere definisce la sua impresa e ai -25 km è già maglia rosa virtuale. Resta lo Jafferau, ultima tosta salita dove Froome scalpella i dettagli al suo capolavoro. L’arrivo è una redenzione, un brivido, un’estasi. Un uomo solo al comando, mai titolo fu più spontaneo.
L'ordine d'arrivo
1. Chris FROOME (GBR) | Team Sky | 5h12'26'' |
2. Richard CARAPAZ (ECU) | Movistar | +3'00'' |
3. Thibaut PINOT (FRA) | Groupama - FDJ | +3'07'' |
4. Miguel Angel LOPEZ (COL) | Astana | +3'12'' |
5. Tom DUMOULIN (NED) | Team Sunweb | +3'23'' |
"La vittoria al Giro d’Italia nel 2018 è stata la più bella della mia vita [Chris Froome]
L'epilogo del Giro
Prima della passerella romana, ci sarebbe ancora la Susa-Cervinia per rimescolare il Giro. Ma gli avversari sono stremati nel fisico e storditi mentalmente da quel numero. E di colpi di scena, nonostante i tentativi disperati di Dumoulin, non ce ne sono più. Froome brinda all’ombra del Colosseo, circondato dai suoi bianchi pretoriani. È il suo settimo Grande Giro, il terzo consecutivo come solo i signori Merckx e Hinault. Con la sua cavalcata fuori dal tempo, il britannico ha conquistato non solo un Giro d’Italia ma il cuore di migliaia di appassionati, mai davvero catturati da uno come lui prima di allora. E forse, alla fine dei conti, è stata questa la sua impresa più grande. Al Tour avevamo imparato a conoscerlo come un atleta freddo, essenziale e calcolatore, egregiamente scortato da una Sky senza pietà. Sulle strade del Giro si è trasformato nel suo contrario: imprudente, avventato e infine folle. Accantonando il ciclismo scientifico per abbracciare quello passionale, che ti può anche togliere tutto ma è l'unico che ti conduce all'immortalità di questo sport. Froome ha rovesciato una classifica generale persa e la sua immagine, vincendo nel modo più romantico possibile. Il bianco e nero del ciclismo mitico rivissuto colori.
La classifica finale
1. Chris FROOME (GBR) | Team Sky | 89h02'39'' |
2. Tom DUMOULIN (NED) | Team Sunweb | +46'' |
3. Miguel Angel LOPEZ (COL) | Astana | +4'57'' |
4. Richard CARAPAZ (ECU) | Movistar | +5'44'' |
5. Domenico POZZOVIVO (ITA) | Bahrain Merida | +8'03'' |
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