Bettini, ancora noie

Non c"è pace per Paolo Bettini, letteralmente perseguitato da virus influenzali che ne stanno compromettendo pesantemente l"avvio di stagione. L'ennesima ricaduta lo ha convinto ad abbandonare la "Settimana Internazionale Coppi & Bartali" in accordo con lo staff sanitario, che sta pensando a una cura antibiotica che gli garantisca un pieno recupero nel giro di pochi giorni. La strada del livornese verso il primo grande appuntamento della stagione, quel Giro delle Fiandre che manca al suo palmarès, è stata fin qui una vera via crucis.

Tutto è cominciato verso metà gennaio, quando problemi di tosse e mal di gola si sono beffardamente candidati a diventare i fastidiosi compagni della sua preparazione per le classiche di primavera. L"allarmante presentimento è divenuto realtà tre settimane più tardi, poco dopo l"esordio stagionale alla Challenge di Maiorca, che il toscano ha dovuto abbandonare dopo la terza prova, rassegnandosi a un rallentamento del programma. Dopo una Tirreno-Adriatico di sofferenza ma conclusa in leggero crescendo, il vincitore dell"ultima edizione della Coppa del Mondo si è presentato alla Sanremo in veste di luogotenente di Boonen: pur in condizioni di forma precarie, alla Classicissima Bettini ha comunque saputo fornire alla squadra una prova più che convincente, forse più con la testa, che gli impone nelle grandi occasioni sempre e solo interpretazioni da protagonista, che con le gambe.

Ritrovato quindi il ritmo giusto, dopo un buon quarto posto nella prima semitappa della Coppi&Bartali terminata in volata, ecco l'ennesimo agguato del virus che ne sta intaccando le vie respiratorie: al Fiandre, la corsa che il campione baratterebbe volentieri con un reiterato successo alla Liegi, ci sarà in ogni caso e se anche le gambe, che lamentano pochi chilometri, non dovessero supportarlo a pieno, il Grillo nazionale proverà a sopperire con una condotta di gara che potrebbe rivelarsi vincente in una corsa da lui stesso definita di difficile interpretazione: ossia "limando" il più a lungo possibile in gruppo, per affidarsi all'istinto e a quel che resta nel serbatoio nel nervosissimo finale.