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La precisazione su Taylor Phinney: le normative WADA sono sempre state rispettate

Luca Stamerra

Aggiornato 11/04/2022 alle 19:25 GMT+2

CICLISMO - Abbiamo sentito telefonicamente Taylor Phinney dopo le sue parole per il podcast Thereabouts. L'ex corridore ha chiarito alcuni punti della sua "denuncia" sulle pratiche poco chiare che venivano fatte ai suoi tempi in gruppo. In primis il discorso temporale, si parla di 10 anni fa, e non certo di oggi. E poi il classe '90 specifica: "Io? Ho sempre seguito le normative della Wada".

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Dobbiamo fare una precisione su Taylor Phinney, perché quando è giusto è giusto. C'è stato dibattito dopo l'intervista che l'ex corridore aveva rilasciato per il podcast Thereabouts. Avevano fatto un po' di scalpore, infatti, le sue frasi sull'assunzione di cortisone nella sua vita da corridore (con esenzione si intende) ma, in realtà, erano parole di denuncia contro alcune pratiche che venivano fatte da alcuni corridori dei suoi tempo (parliamo di 10 anni fa) e di come la cosa infastidisse lui e i suoi colleghi non trovandola giusta. Phinney non ha mai cercato scorciatoie durante la sua carriera, utilizzando dei trattamenti solo in accordo con lo staff medico della società in cui era tesserato e che fossero autorizzati dalla WADA (agenzia mondiale antidoping) e dalla USADA (agenzia antidoping degli Stati Uniti). Anzi, criticava ciò che facevano gli altri...
L'ex corridore statunitense, in quell'intervista, faceva un paragone molto pratico. Lui aveva l'esenzione per effettuare questo trattamento al cortisone e 'si sentiva volare', cosa accadeva invece a chi ne faceva uso senza aver nessun tipo di problematica fisica? E che, magari, usava queste sostanze solo in vista delle Classiche?
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Taylor Phinney mentre indossa la prima maglia rosa al Giro d'Italia 2012

Credit Foto Getty Images

Per chiarire meglio la sua posizione, abbiamo contattato direttamente Taylor Phinney. Oggi, uscito definitivamente dal ciclismo, è rimasto comunque molto legato a quel mondo.
Il titolo usato negli articoli dopo l'intervista era fuori contesto. Ho citato l'episodio delle cure a cui mi sono sottoposto tra la fine del 2014 e il 2015. Mi ero rotto la gamba nella mia ultima gara del 2014 e sono tornato solo un anno dopo. Avevo perso 8 cm di circonferenza muscolare alla gamba sinistra e mi era stato prescritto questo trattamento al cortisone a causa del mio infortunio. E ho raccontato questo episodio della mia riabilitazione. Trattamento eseguito su controllo dello staff medico e assolutamente autorizzato da WADA e USADA. [Taylor Phinney in esclusiva a Eurosport]
Phinney nel 2014, infatti, si infortuna ai Campionati nazionali statunitensi di Chattanooga. Cade in piena corsa, riportando una frattura composta della tibia e del perone della gamba sinistra. È il 26 maggio 2014, solo due giorni dopo aver conquistato il titolo di campione nazionale a cronometro. L'infortunio lo terrà a lungo senza allenamenti e per tornare alle corse dovrà aspettare fino al maggio dell'anno successivo, quando ripartì al Tour of Utah 2015. Una stagione un po' mozzata, appunto, per il rientro tardivo, ma comunque con qualche successo. Conquistò la prima tappa dello USA Pro Challenge e poi il titolo mondiale nella cronosquadre con la sua BMC a Richmond. Nel mezzo, però, tanti sacrifici per rientrare. Una riabilitazione difficile e tanto lavoro per ritrovare la forma fisica e anche la fiducia in se stesso.
Poi Phinney ci fa un'altra precisazione. La sua denuncia sull'utilizzo di certe pratiche si riferiva a cosa il gruppo facesse negli anni addietro. Non certo oggi.
Oggi non sono in gruppo. Io parlo per ciò che ho visto e quindi di ciò che è accaduto negli anni in cui c'ero nel gruppo. Ti parlo del 2010, 2011, di quegli anni lì...
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