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Il Pagellone delle Classiche: da Sanremo a Liegi, Nibali e Sagan fenomeni tra i campioni Quick-Step

Fabio Disingrini

Pubblicato 24/04/2018 alle 10:10 GMT+2

Vincenzo manca la Liegi ma del ciclismo è arte in movimento e a Sanremo ci regala un'emozione infinita, mentre Sagan si consegna alla storia vincendo la Parigi-Roubaix: tutto il resto del Nord è sotto il dominio dell'impero Quick-Step diviso fra i triumviri: a Terpstra il Fiandre, ad Alaphilippe il Vallone, a Jungels le Ardenne. Il re deposto è Valverde, caduti illustri Kwiatkowski e Van Avermaet.

Vincenzo Nibali della Milano-Sanremo

Credit Foto LaPresse

10. Vincenzo Nibali

Vero che l’attualità dice di una «giornata no» alla Liegi, che era pure l’obiettivo stagionale, però Vincenzo nostro ha fatto l’impresa della vita sulla strada della Milano-Sanremo: un capolavoro che è solo dei più grandi, come Merckx e Gimondi, che hanno vinto la Classicissima e tutti i grandi giri. È stato un giorno che ci porteremo sempre dentro, con quell’idea di ritorno al classico nel potere dell’immaginazione. Per la lode, vogliamo il Mondiale.

9. Quick-Step Floors

Fosse una corazzata da battere sui varchi del Nord che nemmeno l’esercito di Carlo Magno, lo sapevano tutti: che però si prendessero anche le Ardenne dopo la travolgente avanzata delle Fiandre, beh, in pochi avrebbero osato. Lo squadrone belga vince 11 Classiche del Nord su quindici, ovvero 9 gare delle Fiandre poi la Freccia-Vallone e la Liegi-Bastogne-Liegi. La Doyenne di Bob Jungels è il 27esimo successo stagionale: solo le imprese dei due fenomeni del ciclismo mondiale, Nibali e Sagan, ci salvano da una dittatura.

8. Peter Sagan

Fallisce un’altra Sanremo “per colpa di Nibali” e si ritrova accerchiato dai Quick-Step nelle Fiandre, poi come Hinault, in maglia iridata e nel cuore della carriera, Peter Sagan si consegna alla storia vincendo la Parigi-Roubaix. Dalla Foresta di Arenberg all’iride che splende che splende sopra il Velodrome, sono 54 chilometri di pura passione che consacrano il fenomeno Sagan sulle strade in pavé più famose del ciclismo. P.S. vince anche la sua terza Gent-Wevelgem.

7. Terpstra, Alaphilippe e Bob Jungels

Sono i triumviri della Quick-Step: Niki Terprsta è un normal one di quelli che vincono una Parigi-Roubaix e il Giro delle Fiandre a fari spenti. Senza fare clic, esultando poco e parlando anche meno, dominando una Ronde dal pavé del vecchio Kwaremont, pedalando in testa fin dal mitico Grammont, coltivando l’idea del traguardo sulla cima del Paterberg.
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Niki Terpstra won the Tour of Flanders (Geert Vanden Wijngaert/AP)

Credit Foto PA Sport

Julian Alaphilippe è l’enfant prodige del ciclismo classico che, già tre volte sui podi delle Monumento, squarcia la strada del Mur de Huy per vincere la Freccia Vallone; poi alla Liegi stoppa tutti spianando il successo in fuga di Bob Jungels. Questo giovane lussemburghese coi muscoli volitivi e un sorriso bianco che abbiamo visto brillare al Giro… E ce lo ritroviamo già monumentale a vincere una Doyenne.

6. Tim Wellens e Michael Valgren

Loro sono gli dei minori delle “piccole” classiche, oltre ai fanti della Quick-Step (Viviani, Lampaert, Hodeg, Fabio Jakobsen e Rémi Cavagna) prefetti delle Fiandre. Tim Wellens è il belga rosso che sorprende Colbrelli alla Freccia del Brabante; Michael Valgren un giovane danese dell’Astana che sorprende tutti, noi compresi, sul traguardo dell’Amstel Gold Race. Valgren alza le braccia a Valkenburg dopo aver strappato alla Quick-Step l’unico angolo di Fiandre che manco a risiko, vincendo la Omloop Het Nieuwsblad.

5. Alejandro Valverde

Il re delle Ardenne è deposto. Cade sotto i colpi dell’armata Quick-Step: cede il garage di casa (il Mur de Huy) ad Alaphilippe e consegna le armi alla Liegi-Bastogne-Liegi. Ha vinto 4 volte la Doyenne ma non gli riesce di eguagliare Merckx e nemmeno la decima delle Ardenne: forse perché lo scatto di Valverde - a 38 anni domani, dopo il tremendo infortunio all’’ultimo Tour - non è più quello dell’Imbatido.
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Alejandro Valverde della Movistar alla Freccia Vallone 2018

Credit Foto Imago

4. Greg Van Avermaet

Con Kristoff è il grande “assente” delle Classiche del Nord, anzi di questa prima tornata stagionale. Spaesato sul Poggio di Sanremo, delude sia al Fiandre che specialmente alla Roubaix da campione in carica, dove pesa così tanto la perdita di Daniel Oss. Che poi sarebbero un quinto e un quarto posto in due Monumento che i corridori “umani” nemmeno si sognano: loro appunto, mica il campione olimpico dotato d’infinita grazia.

3. Team Sky

Poi forse ce li troveremo a dominare un altro Tour e forse (ma anche no!) a vincere il Giro con Froome, intanto il Nord è una campagna fallimentare con le sembianze di Michal Kwiatkowski, impalpabile dopo aver vinto la Tirreno-Adriatico. Non che i britannici abbiano tutta questa tradizione nelle Classiche, però il polacco vinse la Sanremo l’anno scorso e Wout Poels la Liegi nel 2016. Un passo indietro quindi: anche per Gianni Moscon sul pavé della Roubaix.

2. Demare e tutti gli squalificati

Succede alla Scheldeprijs mentre il vento soffia forte sulle Fiandre e 30 corridori perdono le ruote del gruppo, scavalcando un passaggio a livello prima del passaggio del treno. Tutti squalificati dalla giuria per lo stesso (giustissimo) pugno duro che aveva già colpito Luke Rowe, a spasso van Vlaanderen sulle piste ciclabili. Ben vi sta.

1. La sfortuna di Matteo Trentin

Sognava da una vita di fare il capitano delle Classiche, però con una squadra non proprio all’altezza della spedizione (la Mitchelton-Scott) e una costola rotta in allenamento a inizio anno, rimedia solo un settimo posto alla Gent-Wevelgem, prima di fratturarsi anche la gabbia toracica sui sassi dell’Enfer du Nord. Non per demerito ma d'indicibile sfortuna.

0. Le morti nel ciclismo

Il giorno di Pasqua, l’iride splende sulle Fiandre francesi finché non giunge la notizia della morte di Michael Goolaerts, che avvolge il ciclismo d’una tristezza lugubre. Aveva 23 anni ed è crollato dalla sua bici, durante la Parigi-Roubaix, per un arresto cardiocircolatorio. La scorsa settimana un altro belga, il 25enne Jeroen Goeleven, muore nel sonno a pochi giorni da un successo a cronometro nel Limburgo. Un anno dopo Scarponi e Demoitiè, le nostre preghiere s’alzano al cielo e una supplica per dire basta alle morti nel ciclismo.
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